
Non le sembra che i progetti sui porti e gli studi che li
supportano siano stati troppo ottimisti sull’aumento dei traffici ?
Un aumento
esponenziale dei traffici legato e confermato dal fenomeno del gigantismo
navale delle portacontainer è stato dato per scontato e senza osservazioni alla
realtà dei numeri. Già nel 2013 in un suo articolo lei citava lo studio del
prof. Bologna che buon
profeta avvertiva dei rischi legati alle mega navi
portacontainer nel suo saggio “Il crack che viene dal mare”. Lei scriveva che:
Oggi, di fronte a queste notizie, che ragionamenti si sente
di proporre sui porti italiani ?
La risposta :
Non mi convincono alcuni dei ragionamenti che ho sentito e
letto in alcuni autorevoli studi sul futuro dei traffici marittimi di carichi
containerizzati.
Mi riferisco ad esempio a quelli secondo cui il “raddoppio”
del Canale di Suez (in realtà sui tratta di pochi chilometri di seconda via
navigabile aperta) dovrebbero portare a un quasi scontato raddoppio dei volumi
trasportati. È un ragionamento che non regge perché la quantità di merci che
attraversano il canale di Suez dipende esclusivamente dai commerci fra Asia ed
Europa, con o senza Canale di Suez raddoppiato.
Lo dimostra il fatto che i
risultati del Canale dopo l’apertura del raddoppio sono andati peggiorando
perché un numero inferiore di navi lo ha attraversato.
Personalmente ritengo che la maggiore o minore quantità di
container che transiteranno attraverso i porti italiani dipenda da altre
variabili macroeconomiche.
In passato ho condiviso molti dei concetti espressi e delle
analisi condotte dal prof. Bologna anche se talvolta non mi trova d’accordo
soprattutto sul tema del gigantismo navale. Questo fenomeno è già oggi una
realtà che non viene messa in discussione dal disarmo di una nave da 18.000 Teus
per qualche settimana.
L’eccesso di stiva sul mercato del trasporto marittimo è
un problema diverso che non metterà in discussione il fatto che nei prossimi
anni le maggiori rotte di traffico saranno servite da queste navi enormi.
Per quanto riguarda le conseguenze sull’assetto dei porti
italiani si dovrà provvedere a garantire almeno due o tre scali in grado di
accogliere e “lavorare” nel modo migliore queste mega portacontainer.
Per fare
questo ci vogliono fondali adatti (con pescaggi da almeno 16/18 metri), gru di
banchina di ultima generazione e collegamenti ferroviari efficienti.
Meglio investire per adattare alcuni terminal (attenzione
dico terminal portuali, non porti interi) a queste grandi navi risparmiando i
miliardi di euro necessari a spostare dighe o realizzare da zero porti
offshore. In Liguria il VTE di Genova e la Piattaforma Maersk di vado Ligure
potranno lavorare le portacontainer di ultima generazione. Sarebbe necessario
che anche Trieste fosse in grado di offrire questa possibilità.
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