mercoledì 25 novembre 2015

TRAFFICI INVESTIMENTI OCCUPAZIONE : IL CASO ROTTERDAM

Rotterdam taglia 700 lavoratori, arrivano gli scioperi

Martedì 24 Novembre 2015

Il sindacato olandese dei lavoratori portuali FNV Havens annuncia che gli aderenti hanno votato sei giorni di sciopero di 24 ore nei terminal container che si svolgeranno a dicembre 2015 e gennaio 2016. Vertenza contro 700 licenziamenti previsti nel terminal container ECT.

Dopo anni di pace sociale e di crescita ininterrotta, i portuali di Rotterdam entrano in agitazione e hanno già annunciato tre giorni di sciopero di 24 ore a dicembre e altrettanti a gennaio 2016, senza però precisare ancora le date. 

I LAVORATORI VOTANO LO SCIOPERO NOV. 2015
La proclamazione dello sciopero viene dopo il fallimento dell'incontro del 6 novembre scorso sugli esuberi al terminal ECT. Il sindacato chiede di annullare i licenziamenti fino al 2024, con l'alternativa di esodi volontari finanziati con 72 milioni di euro. Una cifra ritenuta eccessiva dai terminalisti e dall'Autorità Portuale di Rotterdam.

L'eccesso di manodopera nel terminal ECT, afferma il sindacato, è causato dall'apertura del nuovo bacino di Maasvlakte 2, dove due nuovi terminal container hanno aumentato l'offerta di terminal container nel porto e richiedono meno manodopera essendo molto automatizzati. 


I piani prevedono la cancellazione di 700 posti di lavoro entro il 2017, sui 4000 complessivi dei terminal container di Rotterdam.

I sindacati chiedono che 632 portuali nati tra il 1953 e il 1959 siano collocati in part-time sino alla pensione, con una paga pari al 95% dell'attuale, per assicurare loro il pagamento dei contributi. 

Inoltre, il sindacato afferma che altre strutture del porto – come il Rotterdam Short Sea Terminal e Uniport – che stanno usando precari possono assorbire parte del personale di ECT.


Gli scioperi di dicembre e gennaio dovrebbero coinvolgere diversi terminal: oltre quello ECT, direttamente coinvolto dai licenziamenti, anche l'APTM e RWG. Infatti, alla votazione per lo sciopero erano presenti anche lavoratori di queste strutture.

NOTA DI FAQ TRIESTE : Questa notizia merita alcune considerazioni per sfatare convinzioni radicate e affermazioni non più in sintonia con i tempi che corrono e con il mercato del lavoro.

Il porto di Rotterdam è tra i porti del Nord Europa che vengono costantemente citati in città nei vari discorsi  a carattere " portuale ". Ma non solo a Trieste: vedi riquadro a fine pagina.

L'ECT ha gestito per alcuni anni il MOLO VII a Trieste e quindi non è sconosciuta ai nostri operatori portuali e ai lavoratori dello scalo giuliano.

Alcuni decenni fa c'era un rapporto diretto e calcolabile tra gli investimenti e i " posti di lavoro prodotti ". In particolare i sindacati calcolavano la bontà o meno dell'investimento dividendo la somma investita per il numero dei lavoratori che venivano assunti. 
Con le ristrutturazioni, l'introduzione del precariato, l'informatica applicata alla produzione la tendenza si è invertita. L'investimento corrisponde nella larga maggioranza dei casi ad un taglio proporzionale dei posti di lavoro. 

Sono rimasti solo i politici e qualche imprenditore spudorato a illustrare un rapporto diretto tra la crescita dell'investimento e la crescita dell'occupazione. I realisti, coloro che non si spingono ad affermare che gli investimenti "distruggono" ormai i posti di lavoro, dichiarano che gli investimenti servono al massimo a mantenere i livelli occupazionali. 

Solitamente è sottinteso che il mantenimento dei posti di lavoro è un impegno fino al pensionamento dei lavoratori interessati e qui il riferimento allo sciopero di Rotterdam è evidente. In pratica si forma un interesse comune tra imprenditore e lavoratori in esubero che assieme premono sul Governo per arrivare con il maggior numero di garanzie possibili alla chiusura del rapporto lavorativo. Non è affar nostro in questo articolo elencare altre possibili soluzioni che pure esistono a iniziare dalla classica rivendicazione della riduzione dell'orario di lavoro.

L'automazione comporta quindi un calo dell'occupazione, gli investimenti non hanno le ricadute occupazionali di un tempo, i nuovi terminal hanno sempre meno bisogno di mano d'opera. Questi sono dati concreti che ci arrivano dai porti del Nord Europa e che vanno tenuti presenti quando sentiamo avanzare teorie superlative su esponenziali crescite dell'occupazione e sulle ricadute degli investimenti.

Questo non significa che per garantire l'occupazione  i container sulle navi vadano aperti e la merce portata in banchina a braccia. Significa solo diffidare da tutti quei progetti che non tengono conto di questa realtà che il caso Rotterdam illustra così plasticamente.

APPROFONDIMENTO:

PORTI : PENSARE CHE I TRENTA PORTI ITALIANI FANNO LA META' DI ROTTERDAM FA GIRARE LE SCATOLE A RENZI
Nel caso di questa relazione è quasi impressionante l'attualità dei temi e degli esempi citati. Il confronto con il porto di Rotterdam che sui giornali di questi giorni fa " indignare " il premier Renzi trova già una pacata considerazione nella relazione Boniciolli. 

Nessun commento:

Posta un commento