PILOTINA BLOG
17 October 2015
Ci vuole un tecnico bestiale contro i ricettatori di speranza
We are Genoa, Genova siamo noi! I ricettatori di speranze
emettono la sentenza prima di affidarsi alle cure dello skipper e del
maggiordomo di bordo. Veleggiano già lontani dalla
costa: per loro solo Vodka
Martini mescolato, thanks! Sanno bene che a rendere esecutivo il verdetto che
inchioda le ennesime velleità di modernizzazione, ci pensano da oggi i
camerieri distribuiti nei posti che contano: i salotti della borghesia
mercantile, le banche, la Curia, la Camera di Commercio, le redazioni dei
giornali, il Comune e la Regione, le associazioni di categoria, il sindacato.
C’era una volta Genova.
Una gloriosa nave da guerra trainata ingloriosamente alla
demolizione dai pasciuti benestanti che continuano allegramente a farsi gli
affari propri. L’egoismo becero della conservazione e del corporativismo, un
arcobaleno che da tempo azzera divisioni sociali e cementa il Ponente con il
Levante.
Naturalmente sono necessarie una forte propensione al ridicolo e una
spiccata convinzione di immunità se – in una situazione in cui le uniche
certezze risultano disoccupazione e degrado – l’arrogante club dei barcaioli
(Yci, Elpis, Lega Navale e Unione dilettanti Pesca) ricorre alla magistratura
per non traslocare e quindi impedire la realizzazione del BluePrint di Renzo
Piano e la trasformazione delle riparazioni navali, non riconoscendo la
scadenza naturale delle loro concessioni al prossimo 31 dicembre.
E’ l’epilogo
indecente dell’annoso conflitto a tutto campo tra le lobby dei benpensanti che
a loro uso e consumo boicottano ogni tentativo di sviluppo del porto e della
città e i pochi visionari che ancora puntano su Genova come capitale dello
shipping. E’ vero. Ci vuole un tecnico speciale per restituire centralità internazionale
al porto di Genova, ostaggio in mano ai poteri della conservazione sociale e
del consociativismo imprenditoriale.
Ci vuole un tecnico bestiale per sottrarlo
alle spartizioni della politica, ai tentativi di restaurazione e ai quotidiani
deliri. Savona si gioca la partita della vita e ovviamente si ribella
all’annessione a Genova e a chi vorrebbe ficcare il naso negli affari suoi. E
mentre l’assessore leghista Rixi propone un’impossibile Authority regionale
come regola d’ingaggio, il governatore Toticontesta l’accorpamento dei due
porti. Intanto il ministro Delrio sfoglia la margherita di una riforma che
sembra destinata a raddoppiare strutture pubbliche e stipendi ai vertici. Merlo
si dimette ma resta, in attesa di un commissario che sancirà la disfatta del
territorio (Regione e Comune), incapace di esprimere una proposta credibile di
sviluppo e una nuova classe dirigente. In questo gioco al massacro, in Regione
lasciano intendere che Forcieri (La Spezia) non disdegnerebbe i super poteri
attribuiti al distretto previsto dalla nuova legge: in caso di un accordo con
il Pd, il centro destra piazzerebbe uomini fidati (tra cui Davide Santini,
segretario dell’Ap spezzina) alla direzione dei tre porti liguri. Ma anche
Miazza (Savona), oltre a qualche ammiraglio e burocrate, sarebbe in pole
position per conquistare il timone. E per depistare, il centro destra fa
trapelare la candidatura di Signorini, appena nominato direttore della Regione,
cui il ministro Delrio non aveva rinnovato l’incarico perché era tra i più
stretti collaboratori di Incalza.
Trame avvilenti.
Il trimestre bianco trasformato in paravento dietro il quale
la politica nasconderà inadeguatezza e disinteresse per il bene comune. Nel
frattempo si agitano molto portuali e terminalisti: lavoro e business appesi al
filo degli umori di Palazzo. Ma se il porto di Genova non è meno importante di
Anas o Rfi, è evidente che merita il massimo, non mediocri compromessi. Il
successore di Merlo dovrà battersi per poter gestire l’Authority come un’azienda,
che è esattamente il contrario di quel che vuole il Ministero. Dovrà integrare
le infrastrutture di corridoio, risolvere i problemi del personale e delle
Compagnie, intervenire sulle concessioni, sancire alleanze con i traffici
internazionali. Un tecnico? E’ la foglia di fico dietro cui si nasconde la
politica quando non sa cavarsi dai pasticci, salvo poi puntare su mestieranti
amici. Del resto gli alibi sono dietro l’angolo: l’Università di Genova non è
più un polo di eccellenza da cui attingere. Una considerazione amara per una
Università che resta fra le prime al mondo nel settore dell’ingegneria navale,
ma che sembra aver perso smalto e slancio nella cultura dell’economia e dei
trasporti. E così la riserva di competenza e di intelligenza è rimasta ai margini,
chiusa nel suo mondo.
Ma non è impossibile scavalcare la cortina fumogena dei
gossip per individuare possibili candidature che potrebbero finire appuntate
sull’agenda del potere.
Nomi forti? Ad esempioAlessandro Profumo (ex Unicredit)
o Giovanni Gorno Tempini (ex Cdp). Presidenti di Autorità portuali? Il
veneziano Paolo Costa o il genovese Franco Mariani.
O ancora un altro tecnico
genovese: Mario Sommariva, segretario dell’Ap di Trieste.
Protagonisti dello
shipping? Un nome su tutti, quello di Alfonso Lavarello, fornito di una
competenza globale che dalle navi lambisce porti, commercio e finanza. Puntare
sui professionisti più o meno giovani avrebbe certamente il sapore della
svolta. Ma esistono? Chi sono? In fondo basta cercare, come ha fatto Il Secolo
XIX. Qualche esempio tra centinaia? L’avvocato Davide Maresca o Silvia di Lillo
dell’Università di Trieste.
Paolo Alemanni, genovese impegnato con successo nei
settori dei trasporti, della logistica e delle spedizioni in Germania,
Svizzera, Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi e Stati Uniti. Rosangela Radaelli,
cinquantenne manager genovese che ha fatto la gavetta nel trasporto
contenitori, lavorando poi in Italia e all’estero in tutti i segmenti della
logistica, delle spedizioni internazionali e dei terminal portuali, con
incarichi dirigenziali di vertice. Pietro Spirito, napoletano, attuale
presidente dell’Interporto di Bologna, con competenze che vanno dall’analisi
economica dei processi industriali alla gestione operativa di progetti e
attività complesse di trasporto di merci e di persone. Insomma, candidati
plausibili. L’ultima speranza è che Delrio bandisca un concorso.
NOTA DI FAQTRIESTE : Ci divertiamo a suggerire alcune domande alla fine della lettura di questo articolo. Neanche noi siamo riusciti a capire tutti i riferimenti e le allusioni di questo pezzo che vanta una conoscenza profonda del "gossip" e delle manovre legate alla nomina del nuovo presidente dell'Autorità Portuale di Genova.
- Perchè i genovesi continuano a indicare D'Agostino e Sommariva per Genova ? Invidia ? E i triestini riconoscono questa occasione ?
- Se Genova piange Trieste non ride. Leggendo la cronaca riconosciamo pessime abitudini e comportamenti comuni anche a Trieste che non ci fa piacere condividere con Genova ?
- Nel testo viene citato l'avvocato Davide Maresca, si tratta di un errore di stampa ed è Maurizio Maresca il consulente di Renzi per la portualità ? Si tratta di un parente cresciuto a pane e diritto marittimo ?
- Se Paolo Costa venisse nominato a Genova che fine farebbe il progetto offshore di Venezia ? Trasferito a Genova anche il progetto off-shore ?
purtroppo non è un errore di stampa, ma un errore di genetica: è il figlio
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