giovedì 6 agosto 2015

PRATICHE DOGANALI : DAL DISCORSO GENERALE ALLA PRATICA DI OGNI GIORNO

Certe volte le coincidenze ci sorprendono. Ieri abbiamo trovato nella posta elettronica di FAQTrieste le NEWS della Gazzetta Marittima e una mail di Fabio Dominicini.

Tra le news della Gazzetta c'era un articolo in cui venivano quantificati i contributi europei per porti e infrastrutture. E' un argomento sul quale torneremo visto che lo stesso IL PICCOLO segnala che non ci sarebbe ad esempio il contributo per il raddoppio del MOLO VII. Ma su questo nei prossimi giorni.

La seconda parte dell'articolo, che vi proponiamo, riguarda invece la riforma del lavoro delle Dogane. E qui sta la coincidenza, perchè proprio di questo si occupa il commento che ci ha inviato Fabio Dominicini sulla esperienza diretta e quotidiana del rapporto con le Dogane.

Godetevi anche voi la coincidenza , notando che Dominicini ci ha inviato il pezzo in seconda battuta rispetto all'Avvisatore Marittimo e che quindi il
giornalista della Gazzetta e lui hanno scritto contemporaneamente i pezzi, a insaputa dell'altro.


Il libro italiano delle infrastrutture i punti forti 
(e anche quelli deboli)

5 agosto 2015 

Quasi 2 miliardi in sei anni con particolare “focus” sulle ferrovie del sud e sulla velocizzazione dei tempi di transito dei container nei porti – Gli elementi di criticità

BRUXELLES – La commissione europea alle politiche regionali guidata da Corina Cretu ha approvato la scorsa settimana – come tutta la stampa economica ha sottolineato – il programma operativo Infrastrutture e reti 2014-2020 del governo italiano. Non sono spiccioli, anche se occorrerà che alla quota proveniente dal Fondo Europeo di sviluppo regionale (FESR) pari a 1,38 miliardi di euro si aggiunga la quota italiana per raggiungere il totale di 1,84 miliardi. Con questi lumi di luna, e con la spending review in atto in Italia a livello di … ferocia mai visti (il premier Renzi s’è anche impegnato a tagliare le tasse entro l’anno prossimo) è davvero una bella scommessa trovare i non pochi spiccioli per la parte italiana.
I punti salienti del programma italiano riguardano ferrovie, porti e sistemi di trasporto “intelligenti”. La sfida che sembra più difficile riguarda le ferrovie: Delrio si è impegnato con l’Europa a raddoppiare il loro utilizzo per il trasporto delle merci, passando dalla media attuale di 11,8 tonnellate per ogni 100 italiani a 23,6 tonnellate.

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Teoricamente non dovrebbe essere difficile, perché la quota italiana di merci su ferro è tra le più basse d’Europa. Ma sul piano pratico, oltre alla conformazione geografica dell’Italia che non consente di concentrare grandi carichi su direttrici privilegiate (ed è per questo che da noi il Tir ha tanta quota parte, potendo arrivare porta a porta di chi produce anche in aree decentrate) esiste anche una realtà di migliaia di trasportatori “padronicini” che un vero ritorno delle merci sulle ferrovie spazzerebbe via, con riflessi sociali assai pesanti. Tanto più che il piano di Delrio punta a concentrare le risorse specialmente al sud, sulla Catania-Palermo e sulla Napoli-Bari. Degli 1,84 miliardi di euro previsti dal piano, ben 1,8 miliardi sono per il sud Italia. Dove il tessuto produttivo è più polverizzato e dove il trasporto su gomma è una realtà storica, che lo stesso percorso incentivato delle Autostrade del mare ha solo scalfito.

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Per i porti, il piano Delrio (PON) punta in particolare a razionalizzare il transito delle merci, in primo piano dei containers, velocizzando i controlli per dimezzare gli attuali tempi medi di sdoganamento (16 ore oggi). Tutto questo, grazie a una dogana più moderna sulla quale saranno concentrate anche le funzioni di altri uffici statali, dovrebbe riflettersi anche su un incremento dei traffici containers, valutato per il periodo del PON almeno del 7,4%. Questa parte del piano sembra più realistica, perché l’Agenzia delle dogane da qualche tempo si è messa davvero a correre e a modernizzare i propri ritmi grazie all’informatica e alla semplificazione. Ma è l’accentramento delle tante altre funzioni di controllo sui suoi uffici che rappresenta la vera sfida. Come si vede sui porti anche più avanzati, dove il pre-clearing ha impiegato parecchio a partire e dove i cosiddetti “centri unici” sono in gran parte ancora in embrione. Ma almeno siamo sulla buona strada.






Egr Sigg, lo " sfogo " sotto riportato è stato da me inviato in data 10 luglio 2015 all' Avvisatore marittimo di Genova , ma, come immaginavo, non è stato pubblicato. Ci sono infatti cose giustamente più importanti che interessano la marineria e la portualità italiana. Era solamente per rimarcare che lo snellimento delle procedure e la riduzione della burocrazia sono ancora delle utopie.
Fatene l'uso che ritenete più opportuno.- Cordiali saluti. fd/

PROGRESSO INFORMATICO


          In nome del progresso e della informatizzazione, che in linea di principio condividiamo, siamo talvolta costretti ad accettare tutte le innovazioni che ci vengono propinate. Sono necessarie evoluzioni, dicono ! Per migliorare e semplificare le procedure !

          Spesso però non è così e ci si trova al cospetto di cambiamenti controproducenti e maggiormente onerosi economicamente.
Nei tempi passati per l'arrivo/partenza di una nave eravamo tenuti a riempire , anche " a mano " , una decina di stampati predisposti da Capitaneria, Dogana, Finanza, Polizia . Tale compilazione implicava una perdita di 30/40 minuti, più gli spostamenti logistici ufficio/nave/Capitaneria.

          Oggi, dopo l'introduzione del programma informatico PMIS, gli stampati da riempire non sono diminuiti ed il tempo complessivo fra cartaceo e la trasmissione via computer è aumentato in maniera esponenziale di 4/6 volte.

          Quindi non risparmio di modulistica, non di tempo, minore velocità e maggiori costi !  E quando il sistema si blocca ed il programma non funzione in quanto le capacità tecniche  degli strumenti in dotazione alle Capitanerie non sono sufficientemente potenti per elaborare tutti i dati !? Senza contare gli evidenti " bug " o errori  commessi in fase di progettazione del programma !

          In concomitanza a ciò abbiamo determinate operazioni sempre inerenti alle navi, che risalgono alla legislazione borbonica. Una tassa o soprattassa ancoraggio, un pagamento erariale  avvengono con le stesse procedure di 100 anni or sono :

          richiesta su stampato predisposto dalla Capitaneria allegando il certificato di stazza per staccare la bolletta, passaggio in Dogana per il rilascio di una nuova bolletta previo pagamento in contanti se importo inferiore a 516 euro, altrimenti fila in banca per richiedere un assegno circolare e quindi dalla Dogana nuovamente ritorno in Capitaneria per " spuntare " il pagamento . E sperare di trovare sempre dei funzionari reperibili e non occupati in altre mansioni ...!

          E poi come la mettiamo con le difformità delle procedure adottate nelle varie Capitanerie e Dogane le cui sedi si trovano a 20/70/150 km e che fanno però parte delle stesse Circoscrizioni doganali e Direzioni marittime ? A Trieste mi devo comportare in un modo, a Monfalcone in un altro, a Portonogaro in un terzo ed a Chioggia in un quarto ?!

          Non ci resta che confidare nel RIFORMATORE per eccellenza : Renzi ! Insuperabile......a parole !
Scusate lo sfogo, ma si potrebbe scrivere un volume , bello grosso !

Cordiali saluti


Fabio Dominicini
Trieste

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