Otto distretti logistici al posto delle Authority: ecco la riforma Delrio
Roma - Primo step della riforma dei porti la governance: decreto entro settembre.

Gli uffici del Mit sono stati messi sotto pressione da
Delrio e tra la fine di maggio e il mese prossimo («al più tardi a settembre»
confida una fonte romana), il lavoro potrebbe essere raccolto nel primo decreto
di riforma della 84/94, andando ad incidere in particolar modo sulla governance
dei porti.
Nel dettaglio si sta pensando di dividere l’Italia in otto distretti
logistici.
Quello dell’Alto Tirreno con Savona, Genova, Spezia e Carrara.
Il
secondo comprenderebbe Livorno, Piombino e Civitavecchia. Napoli e Salerno
sarebbero i porti del terzo polo.
Nel Sud prenderebbe corpo il distretto della
Sicilia, quello a sé stante di Gioia Tauro , quello pugliese con Bari e Taranto
e gli ultimi due sarebbero nel Medio e nell’Alto Adriatico, radunando Ancona,
Ravenna, Venezia e Trieste.
Le aree di competenza dei distretti sarebbero
allargate anche a tutta la filiera logistica «per permettere una maggiore
incisività dell’azione: dalla banchina al retroporto, sino all’ultimo miglio»
confida una fonte.
Agli otto distretti corrispondono altrettanti presidenti,
nominati dal ministro e coadiuvati da un comitato che però dovrebbe
assomigliare ad un consiglio di Amministrazione.
È questo uno dei punti su cui
si sta ancora lavorando: «Dobbiamo trovare la chiave per coinvolgere i
privati». È lo scoglio su cui si sono arenati anche i predecessori perchè per
coinvolgere fattivamente i privati, si dovrebbe cambiare la natura giuridica
delle società che gestiscono i distretti e trasformarle sostanzialmente in Spa.
Su questo versante non è esclusa ancora qualche sorpresa, ma nei dettagli
bocche cucite dal Mit. E su questi dubbi si giocano i tempi: la complessità
della rivoluzione di Delrio, sebbene in larga parte già scritta, è difficile
possa arrivare a conclusione, anche solo per la parte governance, in breve
tempo: «Più facile a giugno, più probabile ancora entro settembre» rivela
un’altra fonte parlamentare.
A capo di ogni distretto ci sarebbe un presidente che
gestirebbe le autorità portuali comprese nel proprio territorio di competenza.
Cancellata l’ipotesi dell’Agenzia nazionale che risulterebbe inutile e costosa,
Delrio pensa a potenziare la direzione dei porti del ministero. Al vertice delle
Authority invece è previsto l’inserimento della figura dei “direttori”.
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articolo tratto da The MediTelegraph |
«Il
rischio però è che si potrebbe arrivare ad una sorta di direttori di carriera
all’interno dei 24 porti italiani - spiega una fonte genovese - Rischiamo di
avere dei prefetti nelle Autorità portuali».
Ma c’è anche chi immagina che alla
fine il ruolo possa essere affidato alla capitaneria di Porto. I dubbi sulle
scelte di Delrio svaniranno presto, visto che il ministero pare intenzionate ad
andare velocemente.
Certo questa impostazione cambia radicalmente quella
precedente di marca Pd, che prevedeva 15 porti principali - definiti core - e
gli altri retrocessi a comprehensive.
Scardinata quindi l’architrave di riforma
che Debora Serracchiani aveva portato avanti nei diversi tavoli dell’era Lupi.
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