mercoledì 13 maggio 2015

OGNI MINISTRO LA "SUA" RIFORMA ! OGNI GIORNO LA "SUA" PENA !

Otto distretti logistici al posto delle Authority: ecco la riforma Delrio

Roma - Primo step della riforma dei porti la governance: decreto entro settembre.













Roma - Contrordine, compagni. Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio sta pensando ad un’altra riforma dei porti, diversa dalle impostazioni contenute nel piano della logistica scritto da Lupi e che porterà il prima possibile, almeno per la parte governance, il ribaltamento del lavoro fatto dai saggi del comitato nominato dall’ex ministro.

Gli uffici del Mit sono stati messi sotto pressione da Delrio e tra la fine di maggio e il mese prossimo («al più tardi a settembre»
confida una fonte romana), il lavoro potrebbe essere raccolto nel primo decreto di riforma della 84/94, andando ad incidere in particolar modo sulla governance dei porti. 

Nel dettaglio si sta pensando di dividere l’Italia in otto distretti logistici. 

Quello dell’Alto Tirreno con Savona, Genova, Spezia e Carrara.

Il secondo comprenderebbe Livorno, Piombino e Civitavecchia. Napoli e Salerno sarebbero i porti del terzo polo. 

Nel Sud prenderebbe corpo il distretto della Sicilia, quello a sé stante di Gioia Tauro , quello pugliese con Bari e Taranto e gli ultimi due sarebbero nel Medio e nell’Alto Adriatico, radunando Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. 

Le aree di competenza dei distretti sarebbero allargate anche a tutta la filiera logistica «per permettere una maggiore incisività dell’azione: dalla banchina al retroporto, sino all’ultimo miglio» confida una fonte. 

Agli otto distretti corrispondono altrettanti presidenti, nominati dal ministro e coadiuvati da un comitato che però dovrebbe assomigliare ad un consiglio di Amministrazione. 

È questo uno dei punti su cui si sta ancora lavorando: «Dobbiamo trovare la chiave per coinvolgere i privati». È lo scoglio su cui si sono arenati anche i predecessori perchè per coinvolgere fattivamente i privati, si dovrebbe cambiare la natura giuridica delle società che gestiscono i distretti e trasformarle sostanzialmente in Spa. 

Su questo versante non è esclusa ancora qualche sorpresa, ma nei dettagli bocche cucite dal Mit. E su questi dubbi si giocano i tempi: la complessità della rivoluzione di Delrio, sebbene in larga parte già scritta, è difficile possa arrivare a conclusione, anche solo per la parte governance, in breve tempo: «Più facile a giugno, più probabile ancora entro settembre» rivela un’altra fonte parlamentare.

A capo di ogni distretto ci sarebbe un presidente che gestirebbe le autorità portuali comprese nel proprio territorio di competenza. Cancellata l’ipotesi dell’Agenzia nazionale che risulterebbe inutile e costosa, 

Delrio pensa a potenziare la direzione dei porti del ministero. Al vertice delle Authority invece è previsto l’inserimento della figura dei “direttori”. 
articolo tratto da The MediTelegraph

«Il rischio però è che si potrebbe arrivare ad una sorta di direttori di carriera all’interno dei 24 porti italiani - spiega una fonte genovese - Rischiamo di avere dei prefetti nelle Autorità portuali». 

Ma c’è anche chi immagina che alla fine il ruolo possa essere affidato alla capitaneria di Porto. I dubbi sulle scelte di Delrio svaniranno presto, visto che il ministero pare intenzionate ad andare velocemente. 

Certo questa impostazione cambia radicalmente quella precedente di marca Pd, che prevedeva 15 porti principali - definiti core - e gli altri retrocessi a comprehensive. 

Scardinata quindi l’architrave di riforma che Debora Serracchiani aveva portato avanti nei diversi tavoli dell’era Lupi.


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