
Non possiamo che apprezzare tutte le occasioni in cui si manifesta il Maneschi - pensiero che è bene conoscere per le conseguenze e le ricadute che potrebbe avere sul porto di Trieste.
Maneschi con il suo 10% è sicuramente uno dei protagonisti delle vicende che hanno portato il Terminale Container di Taranto a passare in una decina d'anni dalla movimentazione di più di 800.000 t.e.u. ai zero t.e.u. dei primi mesi del 2015. Peccato che per come sono organizzati questi incontri il presidente Maneschi non ha avuto modo di argomentare sul lieve calo dei traffici container sul Trieste Marine Terminal ( Molo VII ) nel primo trimestre del 2015 unico tra i porti dell'Alto Adriatico.
La pianificazione di Trieste? Maneschi: cambiare mentalità
Duro richiamo del presidente di Italia Marittima a visioni
unitarie con il territorio – La concorrenza di Koper e le analisi di D’Agostino
e Sommariva
27 maggio 2015
27 maggio 2015
TRIESTE – Basta un nuovo piano regolatore del porto – che
poi tanto nuovo sembra non essere – per cambiare metodologie, risultati e anche
le strategie per il futuro? Nel dibattito che si è svolto di recente al
Propeller triestino, la frustata è arrivata da Pierluigi Maneschi, presidente
di Italia Marittima e titolare del gruppo omonimo che gestisce il terminal
contenitori TMT.
“Il piano regolatore del porto – ha detto Maneschi – ha
accumulato ritardi indiscutibili, uscendo in sostanza dall’attualità delle
esigenze reali.
Ma siamo davvero sicuri di quello che vogliamo fare di
questo porto? Il problema vero è che bisogna cambiare mentalità, bisogna
affrontare un vero e proprio piano industriale in cui si riconoscano il porto e
la città. Che devono fare massa critica – ha continuato l’imprenditore –
affrontando i problemi della crescita prima di tutto da un punto di vista
intellettuale, prendendo atto che il mondo è cambiato e che occorre recepire i
cambiamenti in tempi veloci”.
Nella sostanza, Maneschi ha detto con chiarezza
che così com’è “il piano regolatore non va”. Il porto manca di spazi dietro le
banchine, e quelli che potrebbero essere ottenuti dall’abbattimento di vecchi
magazzini in gran parte inutilizzati e inutilizzabili rimangono invece fuori
portata. Il peggio è, per Trieste, che nel vicino porto di Koper (Capodistria)
l’unità d’intenti tra comunità, municipalità e porto è stata raggiunta, proprio
per uno sviluppo che tiene presente le esigenze del cluster marittimo e che
quindi rende Koper estremamente concorrenziale.
E’ stato un lungo e anche approfondito dibattito quello al
Propeller: dove si sono confrontate anche le linee di crescita elaborate della
Regione – intervento dell’ex assessore regionale ai trasporti Riccardo
Riccardi, che ha sparato ad alzo zero contro il progettato terminal offshore di
Venezia – dell’interporto di Bologna con il business development manager Angelo
Aulicino –“Siamo il primo interporto in Italia a investire in un’operazione portuale,
con 12 ettari per 480 metri di banchina – e con le conclusioni affidate a Mario
Sommariva, neo-segretario generale dell’Authority di cui è commissario Zeno
D’Agostino (che a sua volta aveva presentato il piano regolatore e i tempi
previsti per la definitiva Via-Vas).
Sommariva ha accolto la sollecitazione di
Maneschi per un piano regolatore incardinato alle scelte industriali, anche
perché i “rumors” raccolti sulla riforma della 84/94 – ha detto –
“indicherebbero segnali di accentramento della governance dei porti e quindi di
allontanamento dai territori”. D’accordo sulle sinergie politiche “trasversali”
anche Fabrizio Zerbini, presidente del Propeller, ovviamente in linea con il
duro richiamo di Maneschi.
Nessun commento:
Posta un commento