lunedì 27 aprile 2015

LE DOMANDE DI RUMIZ SU MEDIOCREDITO

                    Potevamo noi di FAQTrieste che non facciamo altro che elaborare domande per capire i problemi evitare di citare le DODICI domande che ieri Paolo Rumiz ha fatto dalle pagine del Messaggero Veneto alla Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ? 

Ovviamente NO eccovi quindi l'articolo.



Banche e potere, ecco la lettera di Rumiz: dodici domande alla Regione sulla “bomba” Mediocredito


Il giornalista scrive a Serracchiani: fate capire ai cittadini qual è la vera situazione. «Da
stabilire l’entità del passivo, che potrebbe essere vicino al miliardo di euro»

di Paolo Rumiz

Gentile presidente della Regione Debora Serracchiani qualche giorno fa mi sono trovato a una cena in Veneto e al tavolo vicino al mio c’erano degli industriali, per l’appunto veneti, i quali ridevano del Mediocredito del Friuli Venezia Giulia, il nostro gioiello. Ho allungato l’orecchio e tra un ghigno e l’altro ho carpito un’informazione.

A fronte di un miliardo e mezzo di impieghi, avremmo non cinquecento milioni, come è emerso dalla stampa, ma un miliardo di "incagli", come dire soldi che assai difficilmente tornano indietro. «Una bomba a orologeria», così la definivano i commensali, parlando grossolanamente - e qui mi sono infastidito assai - di Lei come “Frangetta nera”, del direttore Narciso Gaspardo come “Cavallo pazzo” e del presidente Crt Paniccia come del “puparo”, e la loro ilarità trasudava - mi è parso di capire - la soddisfazione di aver messo nel sacco la Regione, intrappolata in Veneto da una «politica di grandezza».


Poiché non era corretto scriverne limitandomi a un discorso orecchiato, ho cercato di capirci prima qualcosa e sono andato a rovistare nella cassaforte. Ebbene, pur non essendo uno specialista di conti aziendali, di impieghi e di crediti, ho trovato una sgradevole conferma della “ciacola” e mi sono fatto pure un’idea abbastanza precisa del perché questa banca “non gira”. 

Ora, siccome mi secca, come afferma un personaggio di “Jurassic Park”, avere sempre ragione, e siccome effettivamente ho avuto ragione per il crack delle Cooperative Operaie di Trieste, di cui ho denunciato con largo anticipo sui politici la scelleratezza di gestione, davvero non vorrei che la situazione si ripetesse nel momento di porre, come faccio ora, il problema al massimo livello. Dunque sarò felice di essere smentito.

Ricapitolando, non è stato difficile arrivare al miliardo nel conteggio dei crediti di ardua restituzione. Sono 400 di sofferenze, 400 di incagli e ristrutturazioni, 100 tra crediti scaduti e deteriorati più minutaglie varie. Ancora più facile è stato appurare che l’ufficio incaricato di salvare il salvabile è un’impenetrabile Alcatraz dove si sono alternati cinque responsabili in cinque anni, dove - su un totale di novanta dipendenti - sette gestori si fanno carico di quasi la metà degli impieghi.

Quanto al clima, basta annusare l’aria: pesantemente deteriorato dall’assenza di direttive autorevoli, privo di una precisa strategia gestionale, di snellezza negli iter deliberativi e di un adeguato supporto di quello che nel campo è chiamato il “Back Office”.

 Il tutto in un clima terremotato da una miriade di comunicazioni ansiogene della direzione generale, spesso di utilizzo impossibile, e dalla presenza di costosissime consulenze esterne in teoria inutili perché riguardanti pratiche già espletate all’interno, e il cui unico effetto è stato di approfondire il buco di una quindicina di milioni.


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