I protagonisti delle vicende del terminal tarantino dove non arriva un container dal 1 gennaio 2015 sono la stessa EVERGREEN e lo stesso Maneschi che operano al MOLO VII di Trieste. Non si tratta di un caso di omonimia , sono proprio loro.
12 MARZO 2015
TARANTO - Il risultato non è quello sperato alla vigilia:
tutt’altro. Al termine dell’incontro sul
porto di Taranto svoltosi ieri a Roma
a palazzo Chigi e presieduto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio,
a cui hanno preso parte il presidente dell’Autorità portuale, Sergio Prete,
rappresentanti della società Taranto Container Terminal (TCT), tra cui
esponenti dell’azionista di maggioranza Hutchison Port Holdings, gruppo con
sede ad Hong Kong, e della taiwanese Evergreen, Palazzo Chigi ha diramato una
nota di pochissime righe:
“Il Governo rileva che permangono punti di divergenza
sul cronoprogramma dei lavori. Governo, Autorità e società Taranto Container
Terminal (TCT) hanno convenuto di avviare un tavolo tecnico con il ministero
del Lavoro sugli ammortizzatori sociali”.
Al di là delle note ufficiali, che dicono tutto e niente, la
questione sta in questi termini. La società TCT (composta da Hutchinson Whampoa
(50%), Evergreen (40%) e Gsi (gruppo Maneschi, 10%), ha chiesto al Governo di
fare pressioni sul ministero dell’Ambiente per accelerare l’iter di alcune
autorizzazioni mancanti: in particolar modo per quanto concerne il progetto
della diga foranea. La società ha dato due, massimo tre settimane di tempo al
sottosegretario Delrio per ricevere risposte in tal senso: in caso di riscontri
positivi, farà partire gli investimenti a suo carico; altrimenti la presenza di
TCT ed Evergreen (che nel settembre del 2011 spostò nel porto del Pireo due
linee su quattro del traffico merci) a Taranto si rischierà di ricordarla
soltanto nei libri di storia.
Tra l’altro, legato a doppio filo alla presenza degli
azionisti a Taranto e agli investimenti futuri, è il destino dei 570 lavoratori
impiegati nel Taranto Container Terminal, la cui cassa integrazione straordinaria
scade il 28 maggio, senza dimenticare l’indotto su cui gravitano le attività
del porto pugliese. Come ad esempio quelle degli autotrasportatori, che negli
ultimi anni hanno visto crollare la propria attività sul terminal pugliese. Il
rinnovo della CIGS infatti sarà concesso soltanto se la società ottempererà
all’80% degli investimenti previsti, ammontanti ad un totale di 7 milioni di
euro. Intanto, il sottosegretario Delrio si è fatto carico della vertenza dei
lavoratori della TCT presso il ministero del Lavoro.
Per quanto concerne la realizzazione della diga foranea, il
cui intervento prevede la realizzazione di un tratto di diga foranea, prevista
nel Nuovo Piano regolatore del Porto di Taranto, a protezione del porto fuori
rada, il bando europeo non è stato ancora pubblicato e si proverà a capire i
tempi tecnici affinché ciò avvenga nel minor tempo possibile. Il tratto da
realizzare ha la funzione di migliorare la protezione dal moto ondoso della
darsena polisettoriale e dei relativi accosti. Per i lavori sono stati
stanziati 14 milioni di euro (Fondi Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti – PON Reti e Mobilità 2007/2013): secondo l’Accordo del 2012 lo
scorso autunno sarebbe dovuto essere pubblicato il bando di affido dei lavori.
Non è un caso se la TCT ha chiesto di accelerare l’iter
delle autorizzazioni proprio su questo progetto: stando ad alcune indiscrezioni
che abbiamo riportato più volte nelle ultime settimane, pare infatti che
l’intervento potrebbe essere realizzato dalla stessa TCT e poi “consegnato”
all’Autorità Portuale: il termine dei lavori, supererebbe di alcuni mesi il
termine ultimo previsto nell’ultimo crono programma sottoscritto mesi addietro,
ovvero giugno 2016.
Infine, il traffico internazionale e locale dei container rimane
al palo. All’Autorità Portuale infatti, era stato detto che le risposte di
Evergreen in merito alla ripresa di una minima attività del traffico merci
locale, sarebbero arrivate al termine del capodanno cinese, che pur continuando
per mesi, termina ufficialmente giorno 15. Dopo quanto dichiarato ieri dagli
azionisti, è chiaro che quella del carnevale altro non era che una banale scusa
per prendere tempo in vista del vertice romano. Intanto i container continuano
ad essere dirottati in quel di Bari. Dal 1 gennaio infatti, non è arrivato un
solo container. Tra poche settimane capiremo, si spera definitivamente, quale
sarà il destino del porto di Taranto.
Gianmario Leone
Dopo aver letto questo articolo sarebbe bene riguardare la ricostruzione che abbiamo pubblicato mesi fa dove Maneschi chiedeva 11 milioni di danni alla Autorità Portuale di Trieste e al Comune per la concessione dei cinque magazzini in Porto Vecchio
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