martedì 13 gennaio 2015

IL CORRIERE VENETO HA INTERVISTATO CLAUDIO BONICIOLLI SULL'OFFSHORE DI VENEZIA



Boniciolli: «Pensata per cargo vecchi ma basta colpi di mano di Venezia»
«La conca di navigazione va vista in un funzione di un piano strategico nazionale. Non può essere costruita su colpi di mano. 


Cosa facciamo? L’adeguamento milionario della conca, il porto off-shore e pure il canale Contorta per portare le navi passeggeri in Marittima? Tutti e tre? E con quali soldi?». 

Claudio Boniciolli era il presidente del Porto di Venezia quando si decise la conca ed è stato presidente del Porto di Trieste. Assiste attonito, dice, alla guerra tra i due scali mentre i porti del Nord Europa come Amburgo, Brema e Le Havre fanno affari. 

In tempi non sospetti, prima che la crisi facesse calare i traffici, Boniciolli diceva a Bruxelles, Roma, Venezia e Trieste che la portualità italiana poteva competere facendo sistema. Trieste ha fondali profondi ma ha la bora, Venezia è il crocevia verso Ovest ma lotta con la nebbia: si poteva fare sistema. Il sistema non è mai nato e la conca di navigazione che non permetterebbe la manovra alle navi troppo grandi, larghe o vecchie è solo un altro tassello di una battaglia persa. 

«Quando dicevo che avevo dubbi sul Mose, insieme a Cacciari, ragionavo anche sui fondali: una volta posate le cerniere, non si potevano più fare scavi e manutenzione - ricorda - E si sta verificando esattamente quanto temevamo. In linea di principio, tra salvare la città e salvare il porto, si salva la città. Perché di porti ce ne sono tanti, di Venezia una». 

Sulla conca di navigazione era d’accordo. «Bisognava poter arrivare e partire da Venezia in tutte condizioni meteo-marine – ricorda - rappresentava la tappa prima per poter entrare e uscire». Il problema è che fu progettata quando non si poteva avere idea delle dimensioni delle navi merci di ultima generazione, colossi tipo Maersk da 20mila container. 

L’errore logico, oggi, dice, è pensare che Venezia sia un’isola autosufficiente nell’Alto Adriatico che, di porti, ne ha addirittura cinque. «Ma quante opere si devono ancora fare perché Venezia abbia un livello di traffico efficiente? – chiede - Conca, Canale Contorta, poi mi faccio dare 100 milioni per la progettazione del porto off-shore, e visto che me li avete dati, me ne date anche altri anche se non ho un piano di investimenti», sbotta Boniciolli. 

«Lasciamo stare gli scandali e il Mose: Mazzacurati voleva un’opera per passare alla storia, megalomania pura. Ammettiamo di essere un paese di squinternati e di ladri. Ma anche i ladri approntano un piano e sarà diverso se voglio borseggiare degli anziani o dare l’assalto a Bankitalia. Ecco, quel piano manca».



Giovedì 8 Gennaio 2015

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