8 dicembre 2014
Venezia/Porto Off Shore, Costa va al contrattacco
“Insisto con il senatore Russo che, se avesse la pazienza di
analizzare con onestà intellettuale il progetto nel modo in cui lo abbiamo
presentato nella sua forma definitiva 2 giorni fa a Londra, troverebbe tutte le
risposte alle sue domande”: lo dichiara, in risposta al senatore, capofila dei
parlamentari
critici al progetto Off Shore, il presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Paolo Costa.
critici al progetto Off Shore, il presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Paolo Costa.
“Si tratta di un investimento apprezzato dalla comunità
finanziaria internazionale perché capace di un tasso di rendimento interno non
inferiore al 13% e documentato dalle analisi condotte da
Pricewaterhousecoopers su progetto
redatto da Royal Haskoning e BMT Triton e su una analisi di mercato di MDS
Transmodal. Analisi che valgono sicuramente più delle opinioni di qualche
operatore controinteressato, ammesso che questi si siano espressi nei modi cui
Russo fa cenno; cosa improbabile conoscendo la professionalità degli
interlocutori e sicura per Canavese che me ne ha appena dato conferma e per
Aponte (Msc) per il quale vale la dichiarazione rilasciata nel 2012 che allego.
Sull’impatto ambientale vale la valutazione di impatto
ambientale positiva già espressa dal Ministero dell’Ambiente il 2 agosto 2013.
I 95 milioni che la legge di stabilità ha reintrodotto per
correggere l’errore della Sblocca Italia servono per finanziare lavori da
condurre nel 2015 per la parte onshore (a terra) del sistema e quindi
utilizzabile fin da subito.
Trovo sconcertante poi ogni tentativo di accostamento
dell’attività, cristallina e trasparente, dell’Autorità Portuale con le vicende
del Mose.
Trovo infine spiacevole che si tenda a sottovalutare il
fatto che l’offshore restituisce al porto di Venezia quella accessibilità nautica che con le
barriere del Mose é andato generosamente
sacrificando per la salvaguardia della città lagunare.
Questo ripristino è un impegno preso da Governo e Parlamento
sin dal 2003 ed è un atto dovuto anche ai fini di quel rilancio di porto
Marghera in cui Venezia, il Veneto e l’Italia sono impegnati.
Dispero ormai che Russo possa rendersi conto che lo sviluppo
del porto di Venezia é il miglior contributo che si possa dare anche allo
sviluppo di Trieste e Ravenna, così come di Capodistria e Fiume, perché è necessario che l’intero Alto Adriatico
raggiunga le dimensioni di scala minime per competere sul mercato europeo.
Obiettivo che la comunità finanziaria internazionale ritiene
perseguibile e l’UE necessario”,
conclude Costa.

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