Trieste, 25 novembre 2014
Nelle prossime settimane il futuro della portualità del
Friuli Venezia Giulia e più in generale del sistema logistico dell'Alto
Adriatico sarà oggetto di scelte strategiche decisive.
Gli effetti del decreto "sblocca Italia", della
prossima Legge di Stabilità, della ridefinizione della governance dell'Autorità
Portuale di Trieste, di importanti scelte relative ai finanziamenti del
cosiddetto "Piano Junker" rischiano, infatti, di definire in modo
decisivo per decenni i destini e le chance di competitività di questa nostra
area.
È il momento di agire e non è più possibile sbagliare.
Diventa necessario - mi permetto di richiamarlo - un gioco di squadra che eviti
la penalizzazione della nostra realtà regionale a discapito di territori
portatori di progettualità e potenzialità meno rilevanti delle nostre ma che
appaiono oggi decisamente più capaci ed intraprendenti nel difendere i propri
interessi.
Le analisi sono note, condivise e disponibili fin da troppo
tempo. La realtà geostrategica ed
economica ci offre oggi opportunità inedite.
Non solo la naturale collocazione a ridosso di mercati ricchi e di importanti
corridoi paneuropei e la conformazione dei fondali, ma anche i recenti sviluppi
della logistica (con il progressivo affermarsi, ad esempio, del gigantismo
navale) rendono possibile uno sviluppo dei traffici e dell'economia che sarebbe
delittuoso non intercettare in tempi di crisi tanto profonda.
La risposta che viene chiesta alla politica ed agli
operatori è sotto gli occhi di tutti. Il potenziamento della cooperazione dei
porti del Nord Adriatico da Ravenna a Fiume (magari rilanciando l'esperienza
colpevolmente lasciata languire del NAPA) e la realizzazione di una più
condivisa rete logistica rafforzerebbe il ruolo di quest'area del Mediterraneo
che pure negli ultimi anni difficili ha dimostrato maggiore vitalità ad esempio
dei porti tirrenici e che si sta attrezzando per portare l'attuale ricettività
da circa 1,8 milioni di teu a 5,6 milioni alla luce dei lavori già avviati o
dalle previsione dei piani regolatori.
In questo contesto, quindi, va detto chiaramente che appare
incomprensibile e immotivata l'insistenza con la quale l'Autorità Portuale di
Venezia continua promuovere, in un’ottica decisamente campanilistica, il
faraonico progetto di un Porto offshore esterno alle dighe del Mose. Come più
volte richiamato anche dalla Presidente Serracchiani, un terminal container
come quello ipotizzato non è, infatti, giustificato da nessuna realistica
previsione di traffico futuro, ma, soprattutto, viene considerato dagli stessi
addetti ai lavori antieconomico visti i costi previsti dalla rottura di carico
e dalla doppia movimentazione per singolo teu (di almeno 100 euro superiori
rispetto a quanto costerebbe, ad esempio, la stessa operazione nel Porto di
Trieste).
Alla luce di questa ed altre criticità (tra le altre
l'assenza - a quanto è dato sapere - di investitori privati disponibili ad
impegnarsi nel progetto e la poca certezza sui costi complessivi dell'opera)
operatori ed esperti hanno già espresso la loro contrarietà al progetto che
continua, però, ad essere promosso con una certa insistenza a livello nazionale
ed internazionale.
Nei prossimi giorni con altri colleghi chiederò al Governo
di pronunciarsi in maniera chiara su un progetto che non sembra avere in alcun
modo le caratteristiche per diventare una delle scelte strategiche su cui
l'Italia debba investire risorse ingenti.
Di fronte a questo possibile scenario spero davvero ci possa
essere anche il Tuo contributo ad un’iniziativa coordinata di sensibilizzazione
nei confronti dell'opinione pubblica e dei decisori politici.
Vogliamo ribadire che, nell’ottica di un’efficiente gestione
nazionale delle opere infrastrutturali portuali, gli almeno 600 milioni di
contributo pubblico previsti complessivamente per il porto offshore di Venezia
potrebbero essere investiti con risultati ben diversi per l’intero Sistema
Paese su progetti volti a potenziare e meglio collegare i siti portuali già
presenti nell’Alto Adriatico.
Credo sia evidente come, in questo caso, l'interesse
nazionale vada di pari passo con quello della nostra regione. Negli altri
territori davanti alle priorità e alle scelte decisive per il futuro la classe
dirigente sa unirsi. Vorrei fosse possibile fare lo stesso anche sul nostro
territorio. Rilanciando la prospettiva di una sempre più stretta sinergia fra
Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro, e candidandoci a diventare un perno di un
sistema logistico nazionale efficiente e d’avanguardia, restituendo al nostro
territorio, il Friuli Venezia Giulia, il ruolo internazionale che gli spetta.
Cordiali saluti.
Sen. Francesco Russo



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