No al porto off-shore di Venezia. Debora Serracchiani lo
dice senza mezzi termini al presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Paolo
Costa al dibattito organizzato dal PD ieri
a Mestre sull’integrazione dei porti
dell’Alto Adriatico.
Ognuno faccia il suo mestiere: Venezia una parte di
crocieristica e quello che ha di container. Al porto off-shore sono contraria:
è una operazione con costi che non danno implementazione necessaria. Venezia
non può pretendere di essere l’unico porto per i container. Se è una idea
“fighissima”, dov’è la gente che mette i soldi ?
Più chiara di così la governatrice del Friuli e vice di
Renzi alla segreteria del PD non poteva essere: l’off-shore, da solo, il
governo non lo finanzia. Se ci sono i privati dietro e non è solo un’idea di
Paolo Costa, è u conto. Ma così è solo il progetto per fare di Venezia la porta
principale del sistema dei porti dell’alto Adriatico, con Trieste e Ravenna che
finirebbero in posizione ancillare. La governatrice non ci sta : la
cooperazione o è alla pari, o non è. “Ognuno deve fare il suo mestiere e non
c’è uno più uguale degli altri” scandisce la Serracchiani citando Orwell.
Costa prende lo schiaffo e ricambia:” Ha dato una lettura
totalmente sbagliata e disinformata – sbotta -. Molte volte le ho chiesto un
incontro per spiegarle, mai concesso. Anche stavolta mi ha detto che ci
vedremo. Quello off shore non è, come ha detto il presidente del porto di
Trieste Claudio Boniciolli, un progetto per una piattaforma che serve tutti e
tre i porti: Venezia, Trieste e Ravenna.
Serve, banalmente, perché a Venezia ci sarà il Mose. Già ora con la posa dei
cassoni c’è un limite al pescaggio ( 12 metri, ndr ) e con le paratoie alzate,
le navi non passeranno. Attendo che autorità competenti si esprimano.
L’off-shore ha seguito tutto l’iter previsto “
Ma neanche Ravenna si fa
convincere. Galliano Di Marco, presidente dell’Autorità Portuale, racconta:”
Non sono contrario al progetto, ma al fatto che in una notte è passato
l’emendamento di Brunetta e Baretta. Va bene. Ma i privati quanto ci mettono ?
Neanche un euro. “ I privati 700 milioni, l’Europa 200” – snocciola Costa.
Dallo stato ne servirebbero 600, il progetto è svanito dallo Sblocca Italia” ma
un emendamento del PD e del vice capo gruppo alla Camera Andrea Martella
rimette 94 milioni per il progetto e impegna a farlo rientrare dalla finestra
della legge di stabilità. Che, dice Costa, “ Se non c’è, non battesima il
progetto della sinergia dei porti dell’Alto Adriatico”. Trieste, Venezia,
Ravenna: Costa parla di Coopetition
(competizione collaborativa) . Serracchiani lo vuole e Ravenna anche.
La
geografia darebbe ragione: i tre sono all’incrocio delle rotte tra Baltico e
Mediterraneo, orientate alla Cina. Ma è l’attualità che non collabora. “
Collaboriamo meno dei porti del Tirreno”, nota Serracchiani spiegando che non è
questione di grandi opere (“né deve contare di più chi arriva prima ai
finanziamenti del Cipe”) ma di sistema: “Abbiamo porti senza interporti e
ferrovieche non arrivano da nessuna parte”.
Le merci non aspettano, le piccole
opere per facilitare il trasporto ferroviario possono aiutare:” Rammendando
quello che c’è – dice Serracchiani – senza che Trieste si metta in testa di
fare solo petrolio, Venezia solo container, Ravenna le crociere: Altrimenti
Capodistria e Fiume ci portano via tutto.”. Il doppio ruolo di governatrice del
friuli e componente della segreteria nazionale del PD non passa inosservato, il
contrasto con venezia neanche.
Monica Zicchiero
Corriere della Sera 5 ottobre 2014
Venice Offshore Port
RispondiEliminaL'iniziativa di paolo Costa sta in piedi soltanto perché da parte degli Amministratori Triestini ormai da parecchio tempo non vengono messe in campo apprezzabili e significative iniziative a livello Nazionale ed Internazionale volte a - stimolare - catalizzare - convogliare - gl'interessi di quanti siano essi "Investitori / Armatori / Operatori" di caratura Mondiale, che credendo nelle grandi potenzialità dell'Alto Adriatico sarebbero in grado di finanziare/realizzare quell'insieme di nuove opere infrastrutturali che siano realmente in grado di spostare un po' più a sud verso questo nostro mare il fulcro del sistema Logistico/Trasportistico Comunitario, opere chiaramente indispensabili per consentire un razionale sfruttamento dei profondi fondali del Golfo Triestino e poterli quindi mettere al sevizio dei notevoli flussi relativi alle merci containerizzate che il Corridoio Baltico Adriatico sarebbe certamente in grado di veicolare.
Quindi penso non sia proprio il caso che la Portualità Triestina si faccia troppe illusioni, poiché se i suoi Amministratori "non saranno in grado" di produrre una significativa inversione di tendenza rispetto al passato, per consentire che in futuro si possano finalmente pianificare la realizzazione di alcune soluzioni infrastrutturali tra le quali anche un moderno Terminal Contenitori che si caratterizzi per dimensioni e potenzialità, insieme di opere che sfruttando i nostri profondi fondali, siano alternative e certamente più razionali ed economiche del Terminal Offshore di Veneziano "sarà purtroppo inevitabilmente" che Paolo Costa tenti comunque di andare avanti con la sua iniziativa.
Brunello Zanitti Giuliano
http://sceltemancate.trieste.it