Marina Monassi scade e a Trieste è guerriglia
22 ottobre 2014 |
Avanza l’ipotesi di un commissariamento in attesa della
riforma della 84/94 ma i risultati dei traffici e dei bilanci sono tutti per la
riconferma – Il “caso” Provinciali
TRIESTE – La guerriglia è cominciata e Marina Monassi,
presidente in scadenza dell’Autorità portuale (per il primo mandato e quindi
papabile per la riconferma) è al centro di un crescente incrocio di accuse e di
difese: come si è visto anche ieri nel comitato portuale per la nomina del
segretario generale, posto vacante da tempo.
Che la presidente Monassi non sia facile da gestire lo sanno
bene tutti coloro che la conoscono. E’ indipendente, è decisionista e –
specialmente – ha un alto senso dello Stato, che travalica gli spesso richiesti
contorsionismi con i poteri del territorio. I suoi scontri con le istituzioni
che vogliono “metter becco” sul porto sono noti.
Ed è noto che il potente
governatore della sua Regione, Debora Serracchiani, non abbia con lei un buon
feeling: tra due donne forti e determinate, è la norma.
Per di più la mancata riforma della 84/94 – riforma
rimandata, se tutto andrà bene, alla metà dell’anno prossimo come ha ammesso lo
stesso ministro Lupi nell’assise di Confitarma – fornisce al ministro l’alibi
per l’ennesimo compromesso: commissariare il porto alla scadenza della Monassi
per decidere solo a riforma varata (e come il ministro spera, con la nomina dei
presidenti fatta direttamente dal ministro, senza più i balletti della politica
locale).
Ed è circolato sulla stampa triestina anche il nome del segretario
generale dell’Authority di Livorno Massimo Provinciali, che ha tuttavia
smentito categoricamente dichiarandosi del tutto indisponibile: sia per scritto
sulla stampa locale, sia direttamente a noi in una breve intervista.
“Non seguo questo tipo di gossip – sottolinea a sua volta
Marina Monassi alla nostra domanda – e come servitore dello Stato mi preoccupa
solo far funzionare al meglio la macchina dell’Autorità portuale. Che consiste
anche nel dare la possibilità agli operatori di migliorare le proprie
performances e sviluppare i traffici.
Su questi temi a mio parere parlano i
fatti: i bilanci dell’Authority che da tre anni chiudono in attivo,
investimenti sulle strutture per milioni e specialmente in tre anni l’aumento
del 63% dei traffici sul porto, con gli operatori che investono perché hanno
fiducia”.
Sui tanti nomi che circolano, qualche volta “a capocchia”,
per una eventuale successione, il presidente dell’Authority non si esprime.
Solo sulla ventilata (e smentita) candidatura di Massimo Provinciali si
permette un sorriso. “Con Massimo ci conosciamo da una vita, da quando entrambi
lavoravamo in ambiti ministeriali. E’ un ottimo professionista oltre che un
amico: e mi ha confermato che non ha avuto nemmeno un contatto informale su
questa vicenda, totalmente inventata”.
Intorno alla vicenda della presidenza dell’Authority
triestina s’incrociano, ovviamente, interessi politici, partitici ed economici
di grande rilievo.
Qualcuno ci legge anche uno scontro ad alto livello, sia
pure sottopelle, tra il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi (Ncd) e il
governatore della Regione Debora Serracchiani (Pd) che tra l’altro è anche
potente rappresentante del Pd nazionale.
Non sfugge che la Serracchiani era
stata la più indicata come successore di Lupi quando sembrava che il ministro
dovesse optare per Bruxelles dove era stato eletto.
Molte delle scelte su
Trieste si potrebbero giocare anche sulla tenuta del governo Renzi: se dovesse
cadere, o dovesse esserci un rimpasto con fuori Lupi e dentro la Serracchiani,
gli attuali rapporti di potere cambierebbero totalmente.
Ma a Trieste c’è un
dato di fatto: agli imprenditori del cluster portuale interessa molto che non
sia la “piccola” politica a decidere: e che il trend di crescita del porto non
si arresti, anzi vada ad aumentare.
Se poi i giochi dovranno farsi con una
super-Authority come prevede la riforma Lupi (Trieste insieme a Venezia?) i
giochi si farebbero ancora più complicati. Ma è presto e i cavalli vincenti
ancora si tengono defilati.
Antonio Fulvi

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