giovedì 21 agosto 2014

LA " RIFORMA DEI PORTI " SARA' CONTENUTA NEL DECRETO LEGGE " SBLOCCA ITALIA " ?

Avevamo riportato la notizia che dal decreto legge SBLOCCA ITALIA sarebbe stata stralciata la parte riguardante i porti e rimandata a data da destinarsi.

Tra annunci e rinvii è slittato l'intero decreto legge SBLOCCA ITALIA a fine agosto e forse avrà al suo interno anche la cosiddetta "RIFORMA DEI PORTI "

Nel sito del porto di Livorno  abbiamo trovato questo articolo della Gazzetta Marittima che riporta appunto la previsione di questa scadenza, ma la stessa fonte anticipa anche i tanti dubbi che frenano le aspettative


La riforma dei porti arriva a fine mese il testo nel decreto omnibus “Salva Italia”

10/08/2014

I punti focali sono l’accorpamento delle Autorità portuali e i nuovi criteri per le nomine dei
presidenti – Più poteri “manageriali” a questi ultimi e rivisitazione del ruolo dei comitati portuali – Il criterio di importanza secondo la pianificazione europea delle reti TEN-T

E’ al momento poco più di una indiscrezione: ma è bastato per mettere in fibrillazione il mondo portuale nazionale, ed ovviamente i vari livelli dalla politica, dal centro alle periferie. Si tratta della bozza di documento che sta circolando sulla “riforma” Lupi della legge 84/94: documento che si da per certo faccia parte del decreto omnibus “Salva Italia” che dovrebbe essere approvato dal governo entro la fine di agosto.

Anche Assoporti, con una sua nota riservata (ma nemmeno tanto) ha messo in guardia gli associati sulla piena attendibilità delle indiscrezioni che girano. E che hanno tolto il sonno a parecchi porti, perché la sostanza della proposta del ministro Lupi non è cambiata rispetto alle prime anticipazioni di mesi fa, secondo le quali le Autorità portuali dovrebbero essere ridotte a una dozzina soltanto, accorpando quelle considerate minori dal piano europeo della mobilità secondo le reti TEN-T.
Altri punti focali della riforma, la rivisitazione del ruolo dei comitati portuali e l’accentramento a Roma delle nomine dei presidenti delle Autorità portuali; mettendo fine al balletto – diventato più volte inverecondo – delle “terne” gestite dalle istituzioni locali secondo criteri troppe volte puramente partitici. Rimarrebbe da parte del ministro l’obbligo di “sentire” la Regione di riferimento, ma senza che il parere della Regione venga considerato come oggi impegnativo. Insomma, finisce il “concerto”. Viene anche risolto il nodo della “comprovata esperienza” dei presidenti, nodo che dopo gli interventi della magistratura – ha fatto scuola il caso Cagliari con il presidente Massidda detronizzato da una sentenza di tribunale – ha messo più volte in difficoltà il ministro, portandolo a salvarsi provvisoriamente con una serie di commissariamenti a presidenze scadute.

                                                                                             (Fonte: "La Gazzetta Marittima")


La Riforma della 84/94 a fine mese ma tanti dubbi frenano le aspettative

21/08/2014

Più Autorità di quanto aveva promesso Lupi, ruoli forse depotenziati dei presidenti a favore dei segretari generali, il contrattacco delle Capitanerie di porto e sui servizi tecnico nautici – Il problema dei tempi di attuazione

ROMA – E alla fine, sembra proprio che “Habemus Papam”: insomma che la sospirata riforma della riforma portuale sia davvero in dirittura d’arrivo.
Con il decretone omnibus atteso a fine mese, il disegno di legge 370 uscirà dal minestrone come aveva promesso il ministro Lupi già da primavera. Ma uscirà, a quanto si sente dire, parecchio annacquato, almeno secondo le prime bozze che lo stesso Lupi aveva fatto circolare. Uno dei cambiamenti più significativi è il taglio nel numero delle Autorità portuali: Lupi aveva parlato di 5° 6 macro-realtà di sistema, derivanti dall’aggregazione secondo le linee TEN-T europee, il compromesso con Debora Serracchiani – potentissima vice di Renzi – le ha fatte diventare 14 o 15, secondo il criterio dei sistemi regionali. E che la tesi del Pd abbia prevalso su quella del ministro lo sta confermando a destra e a manca anche il senatore Marco Filippi, in interviste a sostegno dell’ultima stesura della tormentata riforma.

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Sugli accorpamenti, come già si è scritto, s’è scatenata la solita bagarre di chi non vuole essere “declassato”: Genova non va bene a Savona, Carrara mugugna per entrare nell’orbita di La Spezia, Piombino irride a Livorno che tra poco avrà fondali peggiori dei suoi, Salerno minaccia la guerra a Napoli, Venezia e Trieste si guardano in cagnesco e via così. Ma il tema degli accorpamenti non è l’unico a suscitare scintille: c’è il depotenziamento dei comitati portuali, c’è la nomina dei presidenti praticamente avocata a Roma. E c’è, in particolare, il tentativo di disinnescare la “mina” della qualificazione professionale dei presidenti, che ha provocato il noto sconquasso a Cagliari (caso Massidda) ed ha spinto Lupi a commissariare pressochè tutti i porti con i vertici in scadenza. La linea portata avanti dal Pd è adesso che la qualificazione professionale specifica non è tanto importante per i presidenti quanto per i segretari generali, che sono i veri tecnici e i garanti della professionalità delle scelte: tant’è che è il segretario generale e non il presidente il responsabile della pianificazione dei porti e di altri importanti passaggi. Se prevarrà questa tesi – da codificare nel decreto con estrema chiarezza – cambieranno ovviamente anche i rapporti di potere all’interno delle Autorità portuali: con il ruolo dei presidenti simile a quello nelle Spa, mentre i segretari generali diventeranno di fatto una specie di amministratori delegati.

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Altro punto di scontro è l’attribuzione del controllo dei servizi tecnico-nautici. La legge 84/94 ha lasciato margini d’incertezza tra le competenze delle Autorità portuali e quelle delle Autorità marittime (Capitanerie) e c’è stato da parte di queste ultime un lungo lavoro di lobby per recuperare gli spazi perduti, oggi tutti concentrati sulla sicurezza (che a sua volta può essere tutto o quasi niente). Sembra che le Capitanerie riescano a recuperare alcuni spazi importanti e Felicio Angrisano ci ha lavorato molto, di spada ma specie di fioretto. Alle Capitanerie brucia molto la continua, sottile – e non sempre sottile – erosione dei propri compiti istituzionali da parte di altri corpi. Anche se Renzi aveva promesso una razionalizzazione dei servizi di vigilanza e pattugliamento in mare – l’Italia ha il record dei corpi militari e paramilitari che pattugliano le coste e l’altura, si veda anche in questo numero l’arrivo di una nuova classe ammiraglia per la Finanza – il risultato sembra lontano dalle aspirazioni di Angrisano e dei suoi. E del resto non è un mistero che la stessa Marina Militare ogni tanto sbuffi per il supposto “trattamento di favore” alle Capitanerie sul naviglio e sui finanziamenti. Insomma, la riforma della riforma difficilmente riformerà anche i tanti conflitti tra corpi dello Stato.

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Non meno importante e dibattuta la questione dei tempi di attuazione delle norme portuali che entreranno in vigore con il decreto “Sblocca Italia”, in discussione il 29 agosto. I decreti hanno immediata attuazione (salvo poi passare dal parlamento dopo 60 giorni: e nelle aule possono essere letteralmente disinnescati) ma è difficile pensare ad accorpamenti delle Authorities immediati e alle altre rivoluzioni operative in tempi brevi. E’ stato già scritto: avverrà come l’abolizione delle Province, che è come il coro dell’Aida. Tutti cantano “Partiam, partiam…” ma nessuno si schioda per ore dal palco.

                                                                                    (Fonte: "La Gazzetta Marittima" A.F.)


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