Tra annunci e rinvii è slittato l'intero decreto legge SBLOCCA ITALIA a fine agosto e forse avrà al suo interno anche la cosiddetta "RIFORMA DEI PORTI "
Nel sito del porto di Livorno abbiamo trovato questo articolo della Gazzetta Marittima che riporta appunto la previsione di questa scadenza, ma la stessa fonte anticipa anche i tanti dubbi che frenano le aspettative
La riforma dei porti arriva a fine mese il testo nel decreto
omnibus “Salva Italia”
10/08/2014
I punti focali sono l’accorpamento delle Autorità portuali e
i nuovi criteri per le nomine dei
presidenti – Più poteri “manageriali” a
questi ultimi e rivisitazione del ruolo dei comitati portuali – Il criterio di
importanza secondo la pianificazione europea delle reti TEN-T
E’ al momento poco più di una indiscrezione: ma è bastato
per mettere in fibrillazione il mondo portuale nazionale, ed ovviamente i vari
livelli dalla politica, dal centro alle periferie. Si tratta della bozza di
documento che sta circolando sulla “riforma” Lupi della legge 84/94: documento
che si da per certo faccia parte del decreto omnibus “Salva Italia” che
dovrebbe essere approvato dal governo entro la fine di agosto.
Anche Assoporti, con una sua nota riservata (ma nemmeno
tanto) ha messo in guardia gli associati sulla piena attendibilità delle
indiscrezioni che girano. E che hanno tolto il sonno a parecchi porti, perché
la sostanza della proposta del ministro Lupi non è cambiata rispetto alle prime
anticipazioni di mesi fa, secondo le quali le Autorità portuali dovrebbero
essere ridotte a una dozzina soltanto, accorpando quelle considerate minori dal
piano europeo della mobilità secondo le reti TEN-T.
Altri punti focali della riforma, la rivisitazione del ruolo
dei comitati portuali e l’accentramento a Roma delle nomine dei presidenti
delle Autorità portuali; mettendo fine al balletto – diventato più volte
inverecondo – delle “terne” gestite dalle istituzioni locali secondo criteri
troppe volte puramente partitici. Rimarrebbe da parte del ministro l’obbligo di
“sentire” la Regione di riferimento, ma senza che il parere della Regione venga
considerato come oggi impegnativo. Insomma, finisce il “concerto”. Viene anche
risolto il nodo della “comprovata esperienza” dei presidenti, nodo che dopo gli
interventi della magistratura – ha fatto scuola il caso Cagliari con il
presidente Massidda detronizzato da una sentenza di tribunale – ha messo più
volte in difficoltà il ministro, portandolo a salvarsi provvisoriamente con una
serie di commissariamenti a presidenze scadute.
(Fonte: "La
Gazzetta Marittima")
La Riforma della 84/94 a fine mese ma tanti dubbi frenano le
aspettative
21/08/2014
Più Autorità di quanto aveva promesso Lupi, ruoli forse
depotenziati dei presidenti a favore dei segretari generali, il contrattacco
delle Capitanerie di porto e sui servizi tecnico nautici – Il problema dei
tempi di attuazione
ROMA – E alla fine, sembra proprio che “Habemus Papam”:
insomma che la sospirata riforma della riforma portuale sia davvero in
dirittura d’arrivo.
Con il decretone omnibus atteso a fine mese, il disegno di
legge 370 uscirà dal minestrone come aveva promesso il ministro Lupi già da
primavera. Ma uscirà, a quanto si sente dire, parecchio annacquato, almeno
secondo le prime bozze che lo stesso Lupi aveva fatto circolare. Uno dei
cambiamenti più significativi è il taglio nel numero delle Autorità portuali:
Lupi aveva parlato di 5° 6 macro-realtà di sistema, derivanti dall’aggregazione
secondo le linee TEN-T europee, il compromesso con Debora Serracchiani –
potentissima vice di Renzi – le ha fatte diventare 14 o 15, secondo il criterio
dei sistemi regionali. E che la tesi del Pd abbia prevalso su quella del
ministro lo sta confermando a destra e a manca anche il senatore Marco Filippi,
in interviste a sostegno dell’ultima stesura della tormentata riforma.
* * *
Sugli accorpamenti, come già si è scritto, s’è scatenata la
solita bagarre di chi non vuole essere “declassato”: Genova non va bene a
Savona, Carrara mugugna per entrare nell’orbita di La Spezia, Piombino irride a
Livorno che tra poco avrà fondali peggiori dei suoi, Salerno minaccia la guerra
a Napoli, Venezia e Trieste si guardano in cagnesco e via così. Ma il tema
degli accorpamenti non è l’unico a suscitare scintille: c’è il depotenziamento
dei comitati portuali, c’è la nomina dei presidenti praticamente avocata a
Roma. E c’è, in particolare, il tentativo di disinnescare la “mina” della
qualificazione professionale dei presidenti, che ha provocato il noto
sconquasso a Cagliari (caso Massidda) ed ha spinto Lupi a commissariare
pressochè tutti i porti con i vertici in scadenza. La linea portata avanti dal
Pd è adesso che la qualificazione professionale specifica non è tanto
importante per i presidenti quanto per i segretari generali, che sono i veri tecnici
e i garanti della professionalità delle scelte: tant’è che è il segretario
generale e non il presidente il responsabile della pianificazione dei porti e
di altri importanti passaggi. Se prevarrà questa tesi – da codificare nel
decreto con estrema chiarezza – cambieranno ovviamente anche i rapporti di
potere all’interno delle Autorità portuali: con il ruolo dei presidenti simile
a quello nelle Spa, mentre i segretari generali diventeranno di fatto una
specie di amministratori delegati.
* * *
Altro punto di scontro è l’attribuzione del controllo dei
servizi tecnico-nautici. La legge 84/94 ha lasciato margini d’incertezza tra le
competenze delle Autorità portuali e quelle delle Autorità marittime
(Capitanerie) e c’è stato da parte di queste ultime un lungo lavoro di lobby
per recuperare gli spazi perduti, oggi tutti concentrati sulla sicurezza (che a
sua volta può essere tutto o quasi niente). Sembra che le Capitanerie riescano
a recuperare alcuni spazi importanti e Felicio Angrisano ci ha lavorato molto,
di spada ma specie di fioretto. Alle Capitanerie brucia molto la continua,
sottile – e non sempre sottile – erosione dei propri compiti istituzionali da
parte di altri corpi. Anche se Renzi aveva promesso una razionalizzazione dei
servizi di vigilanza e pattugliamento in mare – l’Italia ha il record dei corpi
militari e paramilitari che pattugliano le coste e l’altura, si veda anche in
questo numero l’arrivo di una nuova classe ammiraglia per la Finanza – il
risultato sembra lontano dalle aspirazioni di Angrisano e dei suoi. E del resto
non è un mistero che la stessa Marina Militare ogni tanto sbuffi per il
supposto “trattamento di favore” alle Capitanerie sul naviglio e sui
finanziamenti. Insomma, la riforma della riforma difficilmente riformerà anche i
tanti conflitti tra corpi dello Stato.
* * *
Non meno importante e dibattuta la questione dei tempi di
attuazione delle norme portuali che entreranno in vigore con il decreto
“Sblocca Italia”, in discussione il 29 agosto. I decreti hanno immediata attuazione
(salvo poi passare dal parlamento dopo 60 giorni: e nelle aule possono essere
letteralmente disinnescati) ma è difficile pensare ad accorpamenti delle
Authorities immediati e alle altre rivoluzioni operative in tempi brevi. E’
stato già scritto: avverrà come l’abolizione delle Province, che è come il coro
dell’Aida. Tutti cantano “Partiam, partiam…” ma nessuno si schioda per ore dal
palco.
(Fonte: "La Gazzetta Marittima" A.F.)
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