mercoledì 16 luglio 2014

ESISTE UN METODO ARVEDI ? ESISTE UN PERICOLO ARVEDI ?

Nell'aggiornamento di ieri sulla Ferriera di Servola avevamo posto alcune domande che non trovano risposta nelle dichiarazioni di Francesco Semino, segretario amministrazione straordinaria del Gruppo Lucchini, che oggi IL PICCOLO riporta in un articolo a pagina 18.

Le dichiarazioni del dott. Semino sono l'ennesimo rinvio, la data stabilita per la presentazione dell'offerta vincolante viene indicata nel 28 luglio 2014, viene poi illustrato un percorso burocratico che prevede un pronunciamento del Ministero per lo sviluppo economico che nelle previsioni ottimistiche del dott. Semino indica una possibile data per la vendita in ottobre 2014 ( il 30 settembre ottimisticamente indicato è già ottobre visti i tempi consueti di questa vicenda )

Nello stesso articolo troviamo degli accenni a voci secondo cui la cokeria lavora al 50% circa ma non ci sarebbero problemi per l'approvvigionamento del carbone, mentre l'incertezza sui lavori dell'altoforno permane. ( la nostra ricostruzione era un po' più precisa, basta chiedere a qualche operaio ). Ma queste voci raccolte valgono quello che valgono in quanto IL PICCOLO non è ( speriamo) l'organo ufficiale della Lucchini.


Diventa quindi importante ciò di cui il dott. Semino non parla e su cui non rilascia dichiarazioni: IL PIANO INDUSTRIALE di ARVEDI non viene menzionato, non ci sono date di presentazione, non ci sono impegni per ambiente e occupazione.

Il segretario provinciale della FIOM arriva ad affermare sulle colonne de IL PICCOLO che probabilmente le istituzioni sono già a conoscenza del piano industriale ma per motivi tattici non fanno filtrare informazioni. Ma quali possono essere le preoccupazioni del sindacato ? Esiste forse un metodo Arvedi di gestione delle crisi ? Qui sotto documentiamo ciò che l'intervento di Arvedi ha prodotto a Sestri ( Liguria ) e che potrebbe succedere anche a Trieste. 

Come a Sestri anche a Servola ci sono le premesse e i segnali di un ulteriore spezzettamento della forza lavoro tra in almeno 4 (quattro) imprese diverse : 1) impiantistica 2) area a caldo 3) area a freddo 4) operazioni portuali

Crediamo che da qui nascano le preoccupazioni del sindacato:

ESEMPIO DEL METODO ARVEDI APPLICATO A SESTRI ( LIGURIA )

Fra 1983 e 1985 passa attraverso una serie di ristrutturazioni, per poi essere acquisita con contributo dello Stato di circa 80 miliardi di vecchie lire nel 1987 dal Gruppo Arvedi (poi Finarvedi).

Il gruppo Arvedi realizzò 6 stabilimenti manifatturieri medio-piccoli di cui uno produttore di manicotti in plastica; nei 6 stabilimenti erano impiegati circa 750 lavoratori dipendenti. Dei 6 stabilimenti, 5 fallirono nel giro di 3/5 anni, l’unico che continuò la produzione fu l’Arinox che, realizzato al posto dell’acciaieria ex FIT di Riva Trigoso, produceva, e ancora produce, laminati in acciaio inossidabile con l’impiego di circa 250 lavoratori.

Dopo il fallimento della reindustrializzazione Arvedi, l’Amministrazione Comunale, nell’ottobre ’95, decise la riconversione e la riqualificazione urbana dell’area del Tubificio di Sestri 

segue scheda di approfondimento

Scheda di approfondimento -  STORIA DELLA FIT 

estratta dal Polo museale online del Comune di Sestri Levante


1905 Viene costituita la Società Fabbrica Nazionale Tubi, che si insedia a Sestri con un piccolo stabilimento di produzione di tubi in ferro, acciaio, rame e altri metalli. La produzione inizia nel 1906. Si tratta dei primi tubi senza saldatura costruiti in Italia.

Nell'agosto 1911 la Società Anonima Trafilerie e Laminatoi di Metalli acquistò lo stabilimento, che condusse fino al 1928; una parte delle azioni fu acquistata da due società francesi specializzate nel settore: la Societè d'Escaut et Meuse e la Societè Louvroil et Recquignies. Nel 1928 la TLM ha 250 dipendenti, di cui 230 operai, e produce 236 tonnellate di tubi al mese.
Nell'ambito dei tubi di ferro e acciaio lo stabilimento fu dotato di un laminatoio continuo e di impianti per la trafilatura a freddo.
Nel maggio 1928 la T.L.M. separa la produzione in ferro e acciaio da quella in metalli non ferrosi: nasce quindi la Fabbrica Italiana Tubi.
Nel 1930 viene installato un laminatoio a passo di pellegrino, per arrivare  a produrre tubi fino a 6''; dal 1933 si avvia all'autonomia dei semiprodotti, con l'installazione di un primo forno elettrico di fusione da 6 tonnellate, seguito da un secondo nel 1935. Dal 1938 è attivo anche un impianto di zincatura, per rispondere alla richiesta del mercato di tubi gas.
Nel 1940 la produzione della FIT sale a 1200 tonnellate mensili ; si basa su rottame di ferro che viene trasformato nella propria acciaieria.
Durante la Seconda Guerra Mondiale lo stabilimento venne bombardato 7 volte, a partire dal 1° dicembre 1943; la produzione di fatto si fermò; un secondo bombardamento  giunse nel giugno 1944.
Nell'immediato dopoguerra la situazione si presentava drammatica per i 550 dipendenti, che si impegnarono in un primo momento nella costruzione del raccordo ferroviario con la stazione. Il primo lotto di prodotto post bellico venne fatturato nell'agosto 1945; nel 1948 la produzione raggiunse i livelli pre bellici.
Dal 1952, attraverso la consorella Ferrotubi, iniziò l'attività nei tubi saldati, con la creazione delle strutture necessarie. Entro il 1958 la superficie dello stabilimento passò da circa 50,000 a oltre 120,000 mq. Alla fine degli anni ’60 la FIT iniziò la produzione di tubi senza saldatura a caldo e fu la prima fabbrica in Italia ad avviare questo tipo di produzione.
Nel 1982 entra in amministrazione straordinaria, quando aveva 1600 operai a Sestri Levante e 646 nell’acciaieria di Riva Trigoso; si prevede in quel momento una riduzione di personale di 750 unità fra le due sedi. 

Fra 1983 e 1985 passa attraverso una serie di ristrutturazioni, per poi essere acquisita con contributo dello Stato di circa 80 miliardi di vecchie lire nel 1987 dal Gruppo Arvedi (poi Finarvedi).
Il gruppo Arvedi realizzò 6 stabilimenti manifatturieri medio-piccoli di cui uno produttore di manicotti in plastica; nei 6 stabilimenti erano impiegati circa 750 lavoratori dipendenti. Dei 6 stabilimenti, 5 fallirono nel giro di 3/5 anni, l’unico che continuò la produzione fu l’Arinox che, realizzato al posto dell’acciaieria ex FIT di Riva Trigoso, produceva, e ancora produce, laminati in acciaio inossidabile con l’impiego di circa 250 lavoratori.
Dopo il fallimento della reindustrializzazione Arvedi, l’Amministrazione Comunale, nell’ottobre ’95, decise la riconversione e la riqualificazione urbana dell’area del Tubificio di Sestri 

La FIT aveva un proprio Dopolavoro, una Cassa Mutua e malattie cui si affiancava la Fondazione Marco Cappelli per erogazioni straordinarie; e di cooperative interne ai lavoratori, che durante la ricostruzione fecero costruire 11 case per complessivi 131 appartamenti,

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