sabato 20 marzo 2021

L'ATTUALITA' DI PAOLO A DIECI ANNI DI DISTANZA

Oltre ad essere un osservatore acuto ed attento della realtà, Paolo Hlacia era anche un ottimo giornalista, soprattutto sapeva raccontare la realtà di lavoratrici e lavoratori da un punto di osservazione esterno ed introspettivo allo stesso tempo. 

Non so quanti sappiano che per due anni, dal 2008 al 2010, è stato anche detentore di una rubrica fissa sul settimanale Left, per il quale curava la rubrica „Diario operaio“ firmando con lo pseudonimo di Gibbs. Oggi verrebbe probabilmenate definito „columnist graffiante“, ma a prescindere dalle definizioni va sottolineata l’incredibile attualità di quei pezzi scritti più di dieci anni or sono su temi di attualità politica e sociale, tutti rigorosamente riconducibili a questioni riguardanti il mondo del lavoro (e del non lavoro). E‘ per questo che riproporremo alcuni di questi articoli, che oltre ad avere il pregio di essere ben scritti e tremendamente attuali anche in tempi di crisi pandemica, faranno in modo di farci riavere Paolo un po‘ più vicino.

Da Left n. 11, del 19 marzo 2020 – Diario operaio

Tacchi a spillo e lavorare di meno

Il vero problema è la riduzione dell’orario. E poi, visto che la ricchezza prodotta non è stata divisa equamente, almeno lo si faccia con il tempo

Sei ore invece di otto e un salario garantito a chi non ce l’ha
di Gibbs

C’è questo manifesto sulla donna di „classe“ con i tacchi a spillo e una falce e martello scintillante che probabilmente pochi hanno visto. Delle scontate e banali polemiche che hanno accompagnato l’uscita del manifesto mi è rimasta questa frase: „Quando finiscono di lavorare indossano scarpe eleganti, escono e vanno a ballare.“ Finalmente se ne sono accorti/e che John Travolta nel film era un compagno della banlieu newyorchese; che laFebbre del sabato sera era il manifesto di una generazione e il nome ideale per un collettivo politico; che a Tony Manero non piaceva lavorare nel negozio come non piaceva a noi una vita con acquisti a rate e fabbrica. Lavorare di meno, quante volte è stato rispolverato senza convinzione questo obiettivo e in quanti contesti diversi, eppure ha sempre il fascino invariato della prima volta che l’ho sentito pronunciare. Lavorare di meno a parità di salario. Lavorare meno per ridurre i rischi di infortunio e la nocività del lavoro. Lavorare meno per una vita che valga la pena di essere vissuta. Lavorare meno per poter ballare! Perché non si discute di questo Nell’azienda dove lavoro, su 200 dipendenti hanno detto che 50 sono in più, sono esuberi (io sono certamente tra questi, per capirlo mi basta lo sguardo del mio capo). Non c’è crisi che tenga, qui con alcune variazioni nell’organizzazione del lavoro, un pizzico di flessibilità, due macchinari nuovi il risultato è scontato: si produrrà un po‘ di più con 50 lavoratori in meno. Altro che piena occupazione o ricerca e innovazione sul prodotto, tutto ciò è già stato fatto e questo è il risultato. La produzione supera leggermente quella degli anni scorsi e per la piena occupazione non ci resta altra soluzione che una riduzione d’orario. Sei ore invece di otto e si lavora tutti e duecento. Al padrone con tuta la crisi restano i profitti di prima, dovrebbe accontentarsi. Ma perchè tutti i vantaggi del „progresso“ devono sempre riempire le „loro“ tasche? Anche per questa astronave chiamata Terra che viaggia nello spazio con questo equipaggio di circa sette miliardi di persone sarebbe un bene evitare di continuare a spremere le risorse per garantire profitti e guadagni al solito giro di arricchiti. Mi fanno sempre ridere le precisazioni e le distinzioni tra ricchi veri, di famiglia e con pedigree e gli altri, quelli arricchiti, i nuovi ricchi senza blasoni e buone maniere. Non vedo alcuna differenza: si sono tutti arricchiti del nostro lavoro, delle nostre intuizioni e del nostro tempo. 

La riduzione dell’orario di lavoro è la rivendicazione che tutti quelli che sono saliti sui tetti dovrebbero fare, che tutti quelli impegnati nei presidi dovrebbero avanzare. Una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro e un salario garantito per chi un lavoro non ce l’ha. C’è una ricchezza sociale e generale che è stata prodotta dal nostro lavoro e che non è stata distribuita equamente, lo riconoscono tutti, e allora perché ripetere questo schema del passato che ha comportato tanta ingiustizia? Cominciamo da ora a dividere equamente vantaggi, risorse e tempi dedicati al lavoro. Ma perché quando i padroni rullano tutto sul loro cammino: contratto nazionale, diritti, garanzie. leggi sulla sicurezza sul lavoro, i grandi dirigenti della sinistra politica e sindacale si preoccupano solo di garantire che il sistema continui a funzionare e balbettano di un nuovo modello di sviluppo?

Questo diario lo dedico a tutti quei compagni che molto più seriamente di me hanno studiato e scritto su questi temi ma ogni tanto serve anche alimentare la polemica e i contrasti in tutto questo buonismo dovuto alla crisi.

5 commenti:

  1. Ciao, ma l'articolo su left era uscito nel 2010? Sopra è scritto 2020

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    1. Amici, I veri esseri umani sono coloro che sanno venire in aiuto ai loro simili quando soffrono. Quest'uomo mi ha fatto un prestito di 45.000eur senza il tutto complicarmi la macchia al livello dei documenti che chiedono le banche in occasione delle domande di prestito. Ho deciso oggi di testimoniare nel suo favore voi potete contattarlo per E-mail: virgolinoclaudio7@gmail.com

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