sabato 25 aprile 2020

IN MEMORIA DI LUIS SEPÙLVEDA





Il Coronavirus si è portato via uno degli scrittori più popolari e più amati del nostro tempo.
Ci sembrava giusto ricordare il suo rapporto con le città di mare.

Valparaiso, Amburgo, Gijon sono state alcune delle principali tappe della vita di Luis "Lucho" Sepùlveda. Tre città portuali che hanno disegnato solo in parte lo spazio geografico della sua straboccante biografia itinerante di scrittore dalla parte degli oppressi e degli sfruttati. A essa appartengono anche gli innumerevoli luoghi sulle coste del Pacifico, dell’Atlantico e del Mediterraneo di cui narra, testimoni del suo legame con il mare e con l’universo. Il mare "alla fine del mondo" che aveva solcato per la prima volta da ragazzo a caccia di balene nello Stretto di Magellano, per ritrovarsi anni più tardi con Greenpeace all'assalto delle baleniere giapponesi. Il Mare Adriatico dove, fuggito dalla dittatura cilena, sull'"isola perduta" di Lussino, aveva buttato giù la prima stesura del romanzo di esordio "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore".
A Amburgo dove abitò negli anni 80 nel quartiere "indomito" di Sankt Pauli, e dove ambientò il suo capolavoro per ragazzi "Storia della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare". Sono i gatti del porto i protagonisti della buona azione che salva e libera la gabbianella vittima della crudeltà degli uomini che hanno inquinato il mare uccidendone la madre. C'è una frase del libro che rivela meglio di altre il valore della solidarietà con cui i protagonisti vincono la sfida paradossale che dà il titolo alla storia: "I problemi di un gatto del porto sono i problemi di tutti i gatti del porto". E' una frase che ricalca il motto degli IWW (Industrial Workers of the World) di inizio 900: "An injury to one is an injury to all", adottato e perpetuato anche dai lavoratori portuali organizzati di tutto il mondo.
Non sappiamo se Sepùlveda abbia davvero pensato agli IWW quando ha scritto quella frase e se gli sia venuto in mente che i Wobblies avevano proprio un gatto per simbolo delle loro lotte, quel Black Cat arrabbiato con gli artigli scoperti e la schiena inarcata, nero come Zorba, il gatto che con i suoi compagni del porto di Amburgo riesce nell'impresa di restituire libertà alla gabbianella. Non lo sappiamo ma ci piace comunque pensarlo. Quel che è certo è che Enzo D'Alò, quando ha realizzato il fortunatissimo cartone animato del racconto, ha disegnato gatti che "arieggiano i camalli di Genova", i quali come quelli di tanti altri porti hanno fatto della solidarietà la forza della loro autonomia.
RdI

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