Il Coronavirus
si è portato via uno degli scrittori più popolari e più amati del
nostro tempo.
Ci
sembrava giusto ricordare il suo rapporto con le città di mare.
Valparaiso, Amburgo, Gijon sono state alcune delle principali tappe della vita di Luis "Lucho" Sepùlveda. Tre città portuali che hanno disegnato solo in parte lo spazio geografico della sua straboccante biografia itinerante di scrittore dalla parte degli oppressi e degli sfruttati. A essa appartengono anche gli innumerevoli luoghi sulle coste del Pacifico, dell’Atlantico e del Mediterraneo di cui narra, testimoni del suo legame con il mare e conl’universo.
Il mare "alla fine del mondo" che aveva solcato per la
prima volta da ragazzo a caccia di balene nello Stretto di Magellano,
per ritrovarsi anni più tardi con Greenpeace all'assalto delle
baleniere giapponesi. Il Mare Adriatico dove, fuggito dalla dittatura
cilena, sull'"isola perduta" di Lussino, aveva buttato giù
la prima stesura del romanzo di esordio "Il vecchio che leggeva
romanzi d'amore".
Valparaiso, Amburgo, Gijon sono state alcune delle principali tappe della vita di Luis "Lucho" Sepùlveda. Tre città portuali che hanno disegnato solo in parte lo spazio geografico della sua straboccante biografia itinerante di scrittore dalla parte degli oppressi e degli sfruttati. A essa appartengono anche gli innumerevoli luoghi sulle coste del Pacifico, dell’Atlantico e del Mediterraneo di cui narra, testimoni del suo legame con il mare e con
A Amburgo dove
abitò negli anni 80 nel quartiere "indomito" di Sankt
Pauli, e dove ambientò il suo capolavoro per ragazzi "Storia
della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare". Sono i
gatti del porto i protagonisti della buona azione che salva e libera
la gabbianella vittima della crudeltà degli uomini che hanno
inquinato il mare uccidendone la madre. C'è una frase del libro che
rivela meglio di altre il valore della solidarietà con cui i
protagonisti vincono la sfida paradossale che dà il titolo alla
storia: "I problemi di un gatto del porto sono i problemi di
tutti i gatti del porto". E' una frase che ricalca il motto
degli IWW (Industrial Workers of the World) di inizio 900: "An
injury to one is an injury to all", adottato e perpetuato anche
dai lavoratori portuali organizzati di tutto il mondo.
Non sappiamo se
Sepùlveda abbia davvero pensato agli IWW quando ha scritto quella
frase e se gli sia venuto in mente che i Wobblies avevano proprio un
gatto per simbolo delle loro lotte, quel Black Cat arrabbiato con gli
artigli scoperti e la schiena inarcata, nero come Zorba, il gatto che
con i suoi compagni del porto di Amburgo riesce nell'impresa di
restituire libertà alla gabbianella. Non lo sappiamo ma ci piace
comunque pensarlo. Quel che è certo è che Enzo D'Alò, quando ha
realizzato il fortunatissimo cartone animato del racconto, ha
disegnato gatti che "arieggiano i camalli di Genova", i
quali come quelli di tanti altri porti hanno fatto della solidarietà
la forza della loro autonomia.
RdI
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