venerdì 5 aprile 2019

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO QUESTE PERPLESSITA' SULLA BELT AND ROAD INIZIATIVE

Come ben sapete le opinioni dei nostri commentatori ed esperti non coinvolgono il blog - che fa un'altro mestiere - ma Adriano Verani è da tempo un commentatore gentile, scrupoloso ed originale. Buona lettura !


Seguo all'articolo apparso su Face Book circa la questione della Belt&Road Initiative con spiegazioni di Chellino del Sole24Ore .

Giuseppe Chellino del Sole24Ore presenta delle perplessità sull'accordo con la Cina. 

Anch'io ho delle forti riserve, ma non sono quelle di Chellino. 


1)Questa,a mio parere,è una azione di cui valuteremo in seguito gli eventuali benefici ma che presentemente paga lo scotto di muoversi contro ad ogni senso di prudenza nella politica internazionale. Tutti sappiamo che le strutture della U.E. come sono costituite oggi, altro non sono che vestiti su misura per la Germania e per i suoi reggicoda(in primo luogo l'Olanda). Poi la Francia, Junior Partner della Germania, ma che senza la Germania conta come il due di briscola (anche se fanno sempre balenare il possesso di armi atomiche come status di potenza). Sappiamo anche che di amici in Europa non ne abbiamo e quindi la copertura delle spalle la dobbiamo cercare negli USA di Trump. Ora, in politica estera, restare isolati e concupiti come prede è la peggiore delle condizioni possibili che deve essere assolutamente evitata. E dunque, come mai ci si muove con questa leggerezza? Sono stati valutati i benefici e i costi in termini di isolamento sia nella UE che derivato dall’irritazione degli USA? Con i nemici nella U.E. e la mancata copertura USA quali garanzie abbiamo? Spero non salti fuori il solito furbone che dica che a noi non ce ne frega un ca@@o di nessuno e quindi possiamo fare quello che vogliamo! Ci sarebbe di che ridere! Intanto, subito dopo dell'Italia, la Francia di Macron ha sottoscritto una serie di accordi commerciali di gran lunga più corposi anche in tema di armamenti, senza che nessuno si permetta di dire mezza parola. Già qui dovrebbe essere valutato il vero peso del Paese. Ma siccome non tutti sono degli sprovveduti, spero che ci siano stati degli accordi preventivi di comportamento con lo 'sta bene' degli USA. 

2)Chellino osserva che la mancanza di una accordo generale che faccia parlare la UE come una voce sola di fronte alla Cina,sia un grave errore. In effetti non è una bella situazione ma non dobbiamo dimenticarci che se l'Italia avesse aderito a questo tipo di presentazione avremmo sempre e comunque avuto sia la Germania (p.e. North Stream 2)che la Francia sempre un po' più uguali degli altri e sempre pronti a comprimere gli interessi italiani se contrari ai loro. E allora? Prima di imbarcarsi per fare numero, è necessario sapere cosa si paga di pedaggio e di quali benefici è possibile usufruire. Per questo un rapporto di alleanza extra UE con gli USA, fosse anche di parziale dipendenza, è ineludibile.

3) L'uso del porto non solo di Genova ma tanto meno quello di Trieste per le note clausole non può essere inibito. Resta allora cogente il fatto degli investimenti e la conoscenza delle pretese della Cina sulle garanzie e libertà operative e direzionali a salvaguardia dei denari investiti. Ci dicono che nulla può essere imposto all'Autorità Portuale; ma per ora si tratta di un simpatico enunciato teorico che è solo una dichiarazione di buona volontà ma a parte di questa, esiste un trattato scritto, pubblico e consultabile da cui derivi il metodo operativo? Allo stato dei fatti, mi pare di no. 

4) Altro punto da valutare è-come sempre, quando si parla di Genova- l'ammontare degli investimenti (veri o presunti) destinati a Genova e Trieste. Non ho dubbi che quanto diretto a Trieste sarà di gran lunga inferiore a quanto destinato a Genova, mentre con i faraonici lavori già previsti a Genova (con finanziamenti messi a bilancio) , Trieste resta sempre con la strettoia a doppio binario e senza collegamento con la Transalpina che abbisognerebbe di un accordo con la Slovenia e magari la sostituzione della presenza ungherese ( già terminata) con accordi con l'Autorità Portuale di Trieste che possa disporre dei suoi propri finanziamenti come da Allegato VIII.

5) A questo punto, inevitabilmente, si torna a coppe, cioè sul punto cardine di tutta la baracca! L’iniziativa del Governo italiano come si configura con la sua funzione di Amministratore? Non risulta che essa sia mai cambiata né con il Trattato di Osimo né con la Convenzione di Vienna sul diritto internazionale consuetudinario (anche se qualcuno ci fa qualche pensierino). Come mai nessuno dei nostri rappresentanti non ha detto una parola né ha richiesto chiarimenti restando in un silenzio di tomba? Come mai, almeno per fare buon peso di una questione di non disprezzabile livello, nessuno ha chiesto ai due garanti del Memorandum di Intesa (USA e U.K.) di chiedere all’Italia spiegazioni politiche e CONTABILI sulla gestione della sua Amministrazione? Tutti sappiamo che in 65 anni di Amministrazione, se avessimo avuto i nostri denari (pur depurati dai costi di Amministrazione – quanti? Tanti vero? Magari tutti?) avremmo avuto da noi la possibilità di costruirci il nostro porto allo stato dell’arte, senza pitoccare con il cappello in mano. A Genova vengono concessi denari PUBBLICI  in quantità; a Trieste non abbiamo neppure la minima idea di quanti siano i cespiti del porto che dovrebbero essere tenuti – assieme a tutte le partite contabili riferentisi a tasse, imposte, accise – in una contabilità separata da parte del Governo nella sua funzione di Amministratore. 

Naturalmente, come tutti i triestini, non posso che sperare che le cose vadano per il meglio ma sperare non basta! Bisogna anche mettersi nella condizione di conoscere le cose e pretendere i propri diritti.

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