Authority e tasse da pagare,
il presidente di Assoporti D’Agostino: «Siamo d’accordo con il Governo, ci
opporremo alla Commissione Ue»
Assoporti sosterrà il Governo italiano nell’opporsi alla
decisione della Commissione Ue che considera aiuti di Stato gli attivi di
bilancio delle Autorità di sistema portuale italiane. Lo ha detto ieri al
Propeller Club di Trieste il presidente Zeno D’Agostino, partecipando alla conviviale
dedicata proprio alle ultime comunicazioni dell’organismo europeo.
D’Agostino, peraltro, non ha nascosto una certa insofferenza per
come vengono condotte queste procedure in sede comunitaria.
«Le Autorità di sistema portuale - ha detto D’Agostino, che è
anche alla guida di quella del Mare Adriatico orientale - sono la longa manus
del Governo e non fanno impresa. Se lo fanno, lo fanno attraverso società che
pagano le tasse. Chiedo quindi a Bruxelles di fare le cose per bene».
Della questione si è discusso ieri sera ascoltando il punto di
vista degli operatori portuali e dopo un’efficace introduzione dell’avvocato
Alberto Pasino, partner di Zunarelli Studio associato. A lui è spettato il
compito di illustrare la normativa di riferimento nell’intera vicenda,
spiegando come la Commissione europea abbia già valutato in passato la tesi secondo
la quale lo Stato non può pagare tasse allo Stato. E gli esiti non sono stati propriamente
favorevoli a chi la sosteneva. Sono altre quindi le strade che l’Italia dovrà percorrere
per far valere le proprie ragioni perché, ha ricordato l’avvocato Pasino, «...
per lo Stato italiano le Autorità di sistema portuale sono enti pubblici non
economici e non sono soggetti a tassazione».
In chiusura di serata si sono susseguiti gli interventi di
Francesco Parisi, presidente dell'omonimo
Gruppo e di Stefano Visintin, presidente dell'Associazione spedizionieri del Friuli
Venezia Giulia. Il primo ha sottolineato di essere un imprenditore che arriva
al tavolo
solo con domande e senza risposte, chiedendo lumi a D'Agostino
sui metodi di redazione del bilancio delle Authority e su possibili previsioni
nel caso in cui venissero trasformate in spa.
Secondo Visintin, invece, lo Stato si è dimostrato carente nella
prima fase di risposta alla Commissione Ue, per una vicenda che nasce più di un
anno fa. Nel concludere il proprio intervento, però, ha fatto riferimento al
“modello Koper”, alludendo con una certa ironia al fatto che il vicino porto
della Slovenia è un porto gestito dallo Stato, in contrasto con la normativa
europea in materia.
A conclusione degli interventi, il presidente del Propeller Club
di Trieste, Fabrizio Zerbini, ha fatto notare come “questa ulteriore incertezza
del diritto” non renda tranquilli gli investitori nazionali ed esteri,
soprattutto per investimenti di lungo periodo, e sia di rilevante danno per l’Italia.
Ha ribadito, inoltre, che in un contesto di concorrenza tra i Porti, tutti
devono uniformarsi alle leggi europee in merito mentre, allo stato attuale, non
è così. Per questo motivo, secondo Zerbini, è auspicabile un intervento
dirimente della
Commissione europea. A proposito della concorrenza, il
presidente ha aggiunto che deve essere fatta sulla specializzazione dei diversi
Porti e non sul “tutti fanno tutto”, obbligando ad investimenti pubblici
plurimi, costosi e senza vantaggi per il sistema Italia.
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