martedì 21 agosto 2018

OTTIMA INTERVISTA DEL PICCOLO A PIERLUIGI MANESCHI - 12 AGOSTO 2018

Domenica 12 agosto, una decina di giorni fa, IL PICCOLO ha pubblicato un'ottima intervista a Pierluigi Maneschi realizzata da Massimo Greco. Abbiamo lasciato passare una decina di giorni aspettando qualche reazione o commento ed abbiamo anche chiesto qualche commento a chi sapevamo non essere in vacanza. Le risposte che abbiamo raccolto dicevano più o meno che l'intervista non era stata vista, i giornali e i siti dello shipping nazionale non l'hanno ripresa, tutta la classe politica locale non si è sentita in dovere di fare un commento.

Per questo motivo abbiamo pensato di fare una cosa utile proponendo all'attenzione dei nostri lettori alcuni passaggi dell'intervista. Si tratta di farla arrivare sulle scrivanie dei giornali e siti dello shipping nazionale.


ITALIA MARITTIMA FA I CONTI CON LA CRISI




«Le nuove dimensioni sono necessarie per consentire alla compagnia di affrontare la durissima crisi dello shipping internazionale, una crisi che da anni schiaccia i noli e si fa pesantemente sentire sui bilanci aziendali.

Anche la prima semestrale del 2018 conferma questo trend di grande fatica, nessun gruppo armatoriale guadagna».


Pierluigi Maneschi, da quarant'anni agente del colosso taiwanese Evergreen in Italia e da venti presidente dell'ex Lloyd Triestino ora Italia Marittima, spiega l'energica cura dimagrante che nel quinquennio 2014-18 ha portato alla ristrutturazione della compagnia, che ha sede nel Palazzo della marineria in passeggio Sant'Andrea, nella "cittadella direzionale" dove operano Allianz, Fincantieri, Friulia, Autovie Venete.



Le cifre, indicate da Maneschi, sono eloquenti: nell'arco temporale interessato il personale amministrativo è sceso da circa 180 a 130 dipendenti, avendo così perso circa un quarto dell'organico. 

Oggi la flotta, che dieci anni fa schierava una quarantina di full container lungo le rotte da/per l'Estremo Oriente, naviga con 27 navi: 9 unità oceaniche di proprietà battenti bandiera italiana; 7 oceaniche noleggiate; 11 di portata minore, noleggiate, battenti bandiera maltese e operanti nel contesto mediterraneo. La logica è quella seguita un po' in tutto il mondo dello shipping: «Meno navi nostre - argomenta - e accordi intensificati con altre compagnie».
Più Mediterraneo e meno Asia. 

Maneschi ci tiene a sottolineare che l'intervento sul personale è stato condotto, dal punto di vista sociale, in maniera indolore, con l'assenso dei sindacati, attraverso pensionamenti, buone uscite, trasferimenti nella società terminalistica Trieste Marine Terminal al Molo VII, di cui l'imprenditore è azionista.

Negli ultimi esercizi Italia Marittima, che fattura circa un miliardo di dollari, ha perso - ha detto ancora Maneschi una media di 50 milioni di dollari all'anno: la ristrutturazione si è rivelata indispensabile per salvaguardare l'esistenza della compagnia. Italia Marittima è una delle quattro società di navigazione su cui si impernia Evergreen, le altre sono Taiwan, United Kingdom, Singapore.

La ristrutturazione ha consentito alla compagnia di prendere un po' di ossigeno, ma Maneschi continua a non essere ottimista sul quadro generale del settore.

Perchè le difficoltà strutturali non sono cambiate, rimandano sempre alla sovracapacità produttiva e alla conseguente sovracapacità commerciale: troppe le navi costruite, troppo grandi le dimensioni, il "gigantismo" non ha giovato allo shipping.

La concorrenza è spietata e il dumping tariffario fa male ai noli.

A questo si aggiunge una certa insipienza nostrana: «Troppa burocrazia, non è conveniente tenere le navi sotto la bandiera italiana. Non abbiamo neanche un ministero dedicato al mare, con cui confrontarsi. E realtà come Malta, più agili, sono le nostre più temibili competitrici».


FAQTRIESTE

Abbiamo evidenziato alcuni passaggi dell'intervista che ci rimandano a giudizi e ragionamenti che abbiamo pubblicato in questi anni. Questa intervista per il nostro blog potrebbe essere la chiusura del dibattito sulla crisi dello shipping e sul gigantismo navale. Le super porta container. Chi voleva capire ha capito e chi non voleva farlo non merita ulteriori attenzioni.

Se non sono stati sufficienti finora i ragionamenti proposti su questo blog, se non sono bastati i documenti e perfino il libro di Sergio Bologna sulla crisi dello shipping, cos'altro possiamo pubblicare ?

Pierluigi Maneschi a capo di Italia Marittima e concessionario del Molo VII è pur sempre socio di MSC e di Aponte. Se neanche i suoi giudizi netti contenuti in questa intervista non riescono a chiudere il dibattito vuol dire che anche la "prova del 9" in matematica non è più affidabile.

 Considerazioni sulla comunicazione : Anche il Macchiavelli, che era il Macchiavelli e non un teorico qualunque, sosteneva che una dose di fortuna è necessaria. Questa intervista non ha avuto il rilievo che merita ed è nata sfortunata. L'imprenditore e il giornalista hanno costruito un prodotto chiaro e comprensibile, che però è stato sfortunato. 

Non è stato visto e letto dai siti di settore, non è stato ospitato sulle rassegne stampa che in questo periodo sono in ferie, non è stato messo in chiaro neanche da IL PICCOLO online, per sapere che esiste questa intervista serve che qualcuno te lo racconti e poi ... non riesci a trovarla. A voler essere maligni non è stata segnalata nemmeno sul sito Adriaport che è legato a società del gruppo Maneschi.

Noi abbiamo dato una piccola spinta con la pubblicazione su questo blog di alcuni passaggi che ci sembrano interessanti.... staremo a vedere.

1 commento:

  1. Non è stata pubblicizzata per mantenere, secondo me, una sorta di "alone" di successo attorno ad un imprenditore a cui negli anni è stata affidata la sorte di aziende cardine della nostra portualità e che, in fondo, ha disatteso le attese (anche se ha confermato i trend ottenuti in altri porti in cui è stato "protagonista", vedi Taranto).

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