mercoledì 1 agosto 2018

IL DECRETO DIGNITA' INCROCIA IL LAVORO PORTUALE

Nel post dell'altro giorno in risposta al commento di un lettore abbiamo ipotizzato uno studio sulle differenze e similitudini tra il lavoro precario, flessibile e a chiamata dentro e fuori le mura di cinta del porto.

Facciamo un riassunto delle posizioni utilizzando la cronaca del quotidiano IL PICCOLO, un articolo di The Meditelegraph e una nota di precisazione dell'ex presidente della Regione FVG Serracchiani.


PICCHI DI LAVORO GIORNALIERI STRETTA ROMANA DRIBBLATA PER I PORTUALI A “CHIAMATA”

La palla, fa sapere la giunta regionale, è passata da Mario Sommariva, segretario generale del Porto, ad Alessia Rosolen, assessore al Lavoro. 

E poi dal governatore Massimiliano Fedriga al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti. 

L'obiettivo è la deroga estesa alle Autorità portuali rispetto alla stretta sul lavoro intermittente prevista dal decreto dignità. 

«Un'importante dimostrazione di quanto il dialogo della Regione con il territorio e con il governo possa portare al superamento di specifiche criticità», sottolinea Fedriga in una nota della Regione in cui si parla di emendamento approvato in commissione Lavoro della Camera che inserirebbe tra gli esclusi dall'applicazione del provvedimento pure i lavoratori giornalieri forniti da un'agenzia di somministrazione, fondamentali per le attività di sbarco e imbarco delle merci durante i "picchi di traffico". 


In serata fonti regionali correggono però il tiro: l'emendamento, si spiega, è in via di approvazione. «La giunta tenta di accreditarsi un risultato ma la realtà è che a occuparsi del caso è stato il Pd - commenta Debora Serracchiani, capogruppo dem in commissione Lavoro -. 

L'emendamento che si occupa della questione è a firma nostra e di lavoro portuale ci occuperemo domani (oggi per chi legge, ndr)». 

Il tema, prima che dalla politica, è stato sollevato da Sommariva, preoccupato di un blocco praticamente certo con la formulazione del decreto che prevede lo "stop and go" tra un contratto e l'altro di 10 giorni, con conseguente impossibilità per Intempo, la società che svolge funzione di supporto delle attività di fornitura di lavoro portuale temporaneo, di utilizzo del proprio personale, formato in larga parte da lavoratori giornalieri. Preso atto che si trattava di assimilare la portualità ai comparti del turismo e dell'agricoltura, è dunque partito il pressing su Roma. «La salvaguardia del lavoro portuale con riferimento proprio a una istanza Fvg - commenta Rosolen - conferma l'attenzione al territorio del nuovo governo». 

«Un intervento necessario, altrimenti non avrebbe più lavorato nessuno», aggiunge Sommariva. Soddisfatto a metà, invece, Michele Piga, segretario della Cgil Trieste: «Il passaggio è positivo ma rimane transitorio nell'attesa di definire l'agenzia del lavoro portuale prevista dalla riforma dei porti». 

Marco Ballico    IL PICCOLO 26 luglio 2018



Serracchiani: «Fedriga non c’entra nulla con gli 

emendamenti al lavoro portuale»


Gli emendamenti al dl Dignità che garantiscono ai porti di poter assumere temporaneamente lavoratori per far fronte a picchi di lavoro sono stati presentati dai componenti del Pd alla Commissione Lavoro della Camera

TRIESTE - Gli emendamenti al dl Dignità che garantiscono ai porti di poter assumere temporaneamente lavoratori per far fronte a picchi di lavoro sono stati presentati dai componenti del Pd alla Commissione Lavoro della Camera. 

Lo ha reso noto la capogruppo in commissione, Debora Serracchìani, dopo che è stata diffusa la notizia che un intervento del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga avrebbe portato all’approvazione di un emendamento ad hoc per salvare il lavoro temporaneo in porto. 

In particolare l’emendamento all’art. 2.7 che permette che 'ai contratti sottoscritti in materia di fornitura di lavoro portuale, disciplinata dalla legge 28 gennaio n. 84» possano continuare «ad applicarsi le disposizioni vigenti anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto', è stato sottoscritto dagli onorevoli Pagani, Paita, Serracchiani, Cantone, Gribaudo, Lacarra Lepri, Mura, Viscomi, Zan. Analogo emendamento modifica l’art. 2.8 dello stesso decreto.

Gli emendamenti sono stati depositati entro la scadenza fissata per la presentazione degli emendamenti, il cui termine era il 19 luglio, e si trovano nel fascicolo degli emendamenti segnalati. Non risultano depositati emendamenti del Governo riguardanti il lavoro portuale al testo in discussione e, nella giornata odierna, non è stato approvato, in materia di lavoro portuale, alcun emendamento in commissione.

Per questi due emendamenti è stato formulato dal Governo, rappresentato dal sottosegretario al Mef Massimo Garavaglia e dal Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali Claudio Cominardi, l’invito al ritiro con ripresentazione in aula.

«In aula ogni gruppo e ognuno dei deputati deciderà liberamente – ha indicato Serracchiani – se i porti italiani potranno lavorare di più e meglio e competere con l’Europa o se la nostra logistica e l’occupazione subiranno un colpo d’arresto. Si tratta di un passaggio che spero troverà larga condivisione e che lasci aperto un canale di miglioramento ulteriore come richiesto anche dai sindacati. La specificità del lavoro nei porti non può essere appiattita in norme dalle maglie molto larghe».


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