Prima
di iniziare a scrivere questo commento e relative domande devo riportare le
raccomandazioni che mi sono state fatte da colui che “scherzosamente” si
potrebbe definire il Direttore del blog.
“
Sono d’accordo che l’articolo di Paolo Rumiz a proposito del porto di Trieste
su Repubblica andrebbe commentato ma ti raccomando di farlo con molto tatto.
Rumiz è già un monumento con il suo giornalismo “in cammino” e quindi non devi
lasciare nessuno spazio o pretesto dove possa infilarsi per risponderci e affondarci.
Scrivi
l’essenziale, come fanno gli inglesi, non divagare e scrivi solo quello che
vuoi dire senza appesantire il testo.
Mi raccomando ! il “direttore” del blog
FAQTRIESTE.
OPPORTUNE AMNESIE
COMMENTO ALL’ARTICOLO DI PAOLO RUMIZ DAGLI ASBURGO AI
CINESI
La cronaca ragionata delle vicende attorno al porto di
Trieste degli ultimi anni porta la firma di Rumiz.
In quattro lunghi articoli
pubblicati su IL PICCOLO ha ricostruito la storia politica ed economica delle
vicende portuali fino a quello che lui definisce “ l’incredibile ritorno della
Monassi alla presidenza dell’Autorità Portuale di Trieste “.
L’articolo finale,
il quarto, porta la data del 20 febbraio 2011.
Si tratta di una ricostruzione
rigorosa che abbiamo raccolto e archiviato. Dopo questa fatica gli interventi
di Rumiz sullo scalo si diradano e arriviamo di slancio all’articolo di
Repubblica dell’altro giorno dove vengono elencati gli ultimi fatti rilevanti
secondo Rumiz.
Una descrizione della città e del suo porto operosa e
ricca di iniziative e potenzialità. Un testo simile a quello che Karl Marx
dedicò allo sviluppo del porto di Trieste.
Ma nel caso di Rumiz manca la
spiegazione, che invece Marx proponeva nel suo articolo, del perché Trieste sia
preferibile a Venezia. Forse qualcosa di paragonabile alla vicenda dell’Off
Shore veneziano promosso per anni dal presidente dell’Autorità di Venezia Paolo
Costa ?
Quali sono i protagonisti di questa nuova e positiva
atmosfera che si respira attorno alle attività portuali citati nell’articolo di
Rumiz ?
Il senatore Russo che con un blitz notturno al Senato
inserisce un emendamento per la sdemanializzazione della parte interna del
Porto Vecchio.
Il sindaco Dipiazza che raccoglie manifestazioni di interesse
per le aree sdemanializzate e cerca di districarsi tra tanti progetti che
arrivano sulla sua scrivania. Ma dove sta la novità, la sorpresa e il rilancio
se ai progetti non seguono i fatti e gli investimenti?
E’ dai tempi di Trieste
Futura e della candidatura all’Expo che gli armadi del Comune sono pieni di progetti
cartacei con relativi rendering elettronici che non hanno trovato sbocchi
concreti.
Troviamo di seguito il nome del presidente dell’Autorità di Sistema
Portuale del Mar Adriatico Orientale che a 70 anni dalla fine della guerra è
arrivato a spiegare ai triestini i vantaggi del Porto Franco Internazionale. ( D'Agostino non è un settantenne e non ha responsabilità in merito )
Se si vuole fare una cronaca ragionata che rispetti
l’ordine in cui i fatti si sono svolti e quindi cominciare a ragionare su causa
ed effetto, su cosa ha prodotto risultati e quali sono state le perdite di
tempo andrebbero inseriti due episodi che non solo Rumiz ma anche politici,
amministratori e opinionisti evitano di citare.
Nel settembre 2013 quel movimento carsico
dell’indipendentismo triestino è riapparso con una importante manifestazione.
Che la rivendicazione del TLT e del porto Franco Internazionale abbiano smosso
alcune sensibilità e preoccupazioni romane e di governo ?
Nell’agosto del 2015 i portuali di Trieste hanno
bloccato lo scalo con uno sciopero per ottenere l’applicazione dell’Allegato
VIII del Trattato di Pace di Parigi. A tutt’oggi manca una valutazione pubblica
di quello che è stato a tutti gli effetti uno “sciopero politico” che ha
prodotto il decreto attuativo mai emanato dal dopoguerra ai tempi recenti.
E’ possibile proporre una ricostruzione ragionata degli
ultimi anni senza citare il ruolo svolto da imprenditori e operatori marittimi
in questa città ?
Visto che la specialità del Porto Franco è all’inizio
di un percorso che si sta delineando ad esempio sul rapporto con le Dogane o
sulla detassazione delle paghe dei portuali, a nostro modesto avviso è bene
approfondire alcuni passaggi a patto di inserirli tutti nella cronaca senza
opportune dimenticanze.
Certi obiettivi non si raggiungono a caso o perché
dipendono dalle costellazioni dell’oroscopo, non sempre tutto ciò che si
persegue e si ottiene dipende dalla politica dei partiti, ci sono più
protagonisti e attori di quelli rappresentati dal voto elettorale.
REDAZIONE DI FAQTRIESTE |
Discutendo tra noi
1 - Come ho avuto già
modo di dirti mi è parso, l’articolo di Rumiz, più trionfalistico che omissivo.
Concordo con quanto hai scritto e secondo me facciamo bene a pubblicarlo. Forse andrebbe rimarcato
che la città ha oggi degli imprenditori coraggiosi ma non una classe politica e
dirigenti pubblici ( locali, non quelli arrivati da fuori ) per governare un
passaggio così importante per il suo futuro sviluppando le opportunità
presenti.
2 - Ho letto. E’ certamente pubblicabile. L’articolo di Rumiz
manca di respiro, europeo. L’ impero asburgico era la grande cornice politica,
non solo territoriale, dello sviluppo
della città. Scipio Slataper moriva a 27 anni sul carso, dopo avere scritto Il
mio Carso. Vivante si suicidava. L’uno ,cittadino austriaco, combattendo per
l’Italia che sognava, l’altro per la fine di una realtà imperiale che il
socialismo internazionalista non riusciva a ricostruire. Senza Europa Trieste
muore. Quanto accade nei paesi del patto
di Visegrad , i sovranismi di varia profondità ed estensione, dalla Catalogna
alla Brexit, alla Scozia , ai microindipendentismi sparsi qua e la, sono la
negazione del tessuto sul quale Trieste puo’ sperare per una duratura
rinascita. Papa Francesco costruisce una Europa cristiana, ma sa bene le
difficoltà che il mondo dell’ortossia gli pone
e conosce i pericoli del cattolicesimo integralistadi natura polacca.
Trieste e’ anche una realtà multireligiosa e multiconfessionale, essa ha in se’
i batteri di una felice integrazione ma anche e ancora i focolai del razzismo.
L’impero russo, l’impero cinese e l’impero nordamericano giocano in Europa la
partita di una supremazia mondiale. Ne dobbiamo tenere conto anche per il
futuro di questa città.
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