venerdì 15 settembre 2017

ALCUNE RIFLESSIONI SULLA RIFORMA DELLA RIFORMA

Leggendo la gazzetta marittima di ieri, sembra che la riforma della riforma si sia “refrigerata”, all’ultimo momento,  sul punto relativo alla presenza dei delegati regionali e comunali nei comitati di gestione delle ADSP.

Se fosse vero c'è ancora il tempo di svolgere alcune riflessioni, di farsi alcune domande e di proporre ancora alcune soluzioni. 

E’ un occasione per riflettere ancora (e quindi decidere “meglio”) sul  significato e agli obiettivi profondi della partecipazione dei territori ai comitati di gestione.

Le AdSP certamente hanno alcuni tratti e funzioni tipici delle “autorità indipendenti”, per le quali è necessaria la prevalenza delle competenze tecniche e di un elevato grado di indipendenza dalla politica; ma dall’altro lato è vero che il legame coi territori (es. temi dello sviluppo economico e degli assetti urbanistici) obbliga a considerare necessario una forte connessione con i centri  delle decisioni del territorio. 
 
Sembra inutile trincerarsi dietro ad astrazioni costruite per gestire casi specifici: Livorno o non Livorno, Trieste o non Trieste, l’idea di una partecipazione diretta dei vertici delle autorità locali non è a priori assurda; anzi, è ragionevole, perché legittima una necessità reale di “legame” fra porto e territorio. 

Ed è inutile prefigurare,  solo per paravento (o per vana illusione), una  “finta” indipendenza e tecnicità dei membri tecnici indicati dagli enti locali. Peraltro, in questo modo si rischia di ricadere in un ulteriore dubbio di fondo, vale a dire: “chi giudicherà alla fine cos’è una adeguata competenza tecnica ” (i TAR? Su ricorso dei presidenti insoddisfatti? O di una impresa portuale?). O se un nominato fosse ad esempio stato precedentemente presidente dello stesso porto, potrebbe essere considerato un tecnico del tutto indipendente ed esterno?
Tornando al generale, non dovremmo ricordare che gli aspetti di “autonomia” e “tecnicità” delle AdSP sono in fatto già  garantiti dal fatto che i vertici – questo è fondamentale - e la struttura delle AdSP sono eminentemente tecniche. 

Piuttosto, quello che si potrebbe fare, lascando la libertà di “partecipazione” anche al politico, è affermare con chiarezza e maggior precisione il ruolo che i rappresentanti del territorio devono svolgere nell’ambito del comitato di gestione: decidere solo sulle materie e i documenti che hanno conseguenze evidenti e chiare sull’assetto e l’economia del territorio, non su aspetti che ineriscono ad esempio la gestione dell’AdSP o funzioni tipicamente “regolatorie” del mercato portuale.

Una soluzione alternativa, più tecnicistica, ma molto meno ambigua, rispetto a quella delle “nomine (tecniche) libere al di fuori della politica”, potrebbe essere quella di ammettere nel comitato di gestione rappresentanti tecnici selezionati all’interno della pianta organica della macchina amministrativa (es. direttori regionali delle aree trasporti o urbanistica; dirigenti comunali della aree urbanistiche). Si potrebbe immaginare addirittura che a seconda delle riunioni del comitato di gestione, possano essere delegati anche figure diverse, purché provenienti dalla macchina amministrativa. Sarebbe un modo per tenere fuori “il politico”, permettendo però, in modo legittimo, che attraverso il canale interno politico-amministrativo dell’ente locale, passino legittimamente le indicazioni del potere politico ma attraverso il sistema tecnico dell’ente locale.


Siamo ancora in tempo!?

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