Martedì 06 Settembre 2016
Le analisi condotte da
Intermodal e da Clarksons
Research delineano un mercato dove le società
stanno
frenando sui nuovi investimenti per navi
cargo.

Nel primo
semestre dell'anno in corso si sta infatti assistendo a un ricorso sempre più
frequente alla dismissione di navi (soprattutto bulk carrier e portacontainer)
a fronte di nuovi ordini ridotti all'osso.
Il trend delle demolizioni
navali è spiegato dai numeri sui primi sei mesi del 2016 raccolti dalla società
di brokeraggio navale Intermodal secondo la quale, fra gennaio e giugno scorsi,
sono state mandate in demolizione in totale 585 unità, con una capacità di
stiva pari a 29,8 milioni di tonnellate di portata. Di queste circa l'80% sono
unità dry bulk, il 13% sono portacontainer e appena il 4% navi cisterna.
Analizzando il dry bulk,
sono state 373 le navi portarinfuse dismesse nei primi sei mesi di quest'anno,
per una capacità di stiva complessiva pari 23,8 milioni di tonnellate di
portata. L'età media di queste portarinfuse secche tolte dal mercato e
destinate allo smantellamento è scesa di tre anni, passando dai 26,5 anni del
2015 ai 23,5 dell'esercizio in corso, mentre nel 2014 era 29 anni.
Sempre Intermodal fa
notare che per quanto concerne invece le unità portacontainer, il ritmo delle
dismissioni è addirittura triplicato rispetto allo stesso semestre dell'anno
passato: fra gennaio e giugno appena trascorsi sono state 79 le navi cellulari
demolite, pari a una capacità di stiva di 265mila teu, mentre nell'arco di
tutto il 2015 erano state 61 per una stiva sottratta dal mercato di 136mila
teu. Tirando le somme, la società greca di brokeraggio navale si lancia a
prevedere che, se il contesto e le condizioni di mercato dovessero rimanere
stabili anche nella seconda parte dell'anno, il 2016 potrebbe chiudersi con un
numero di navi avviate a demolizione compreso fra 850 e 900 unità, mentre il
tonnellaggio dismesso sarà fra 42 e 47 milioni di tpl.
Contestualmente, crollano
gli investimenti in nuove costruzioni come spiegato dalla fotografia del
mercato scattata da Clarkson Research. Nel primo semestre del 2016 sono state
commissionate 224 nuove navi per una capacità complessiva aggregata pari a 17,7
milioni di tonnellate di portata lorda, con un calo del 68% rispetto allo
stesso periodo dello scorso anno.
Analizzando il fenomeno più nel dettaglio,
emerge che resta sostanzialmente stabile il numero di contratti per nuove bulk
carrier, 34 unità per 12,3 milioni di tonnellate, mentre le commesse per navi
cisterna crollano drasticamente: su 51 mezzi ordinati, 21 avevano capacità
inferiore ai 10mila tonnellate di portata (-12% su base annua) e 30 capacità
superiore ai 10mila tonnellate (-88% in termini di portata rispetto al primo
semestre 2015).
Scenario diametralmente
opposto invece per navi da crociera e traghetti: con 15 e 23 navi ordinate
rispettivamente, i due segmenti segnano un +64% e un ancor più consistente
+201% rispetto lalo stesso periodo dell'anno passato. Cala, e di molto (-55%),
il valore economico complessivo dei nuovi contratti, che secondo Clarkson nel
primo semestre dell'anno si attesta a quota 19,1 miliardi di dollari, di cui 10
miliardi destinati a navi da crociera, 2,17 miliardi a unità dry bulk, 1,8
miliardi a navi tanker, solo 800 milioni di dollari investiti per mezzi
offshore e 900 milioni per unità di altro genere (ro-ro, multipurpose e altro).
Nicola Capuzzo
NOTADIFAQTRIESTE:
Vi abbiamo proposto questo interessante articolo di Nicola Capuzzo, ben documentato, perchè strettamente legato con la crisi dei noli e il limite al gigantismo navale varie volte affrontato. C'è un eccesso di offerta di spazi in stiva e questo fa calare il prezzo dei noli creando problemi varie volte illustrati. Le compagnie ci rimettono soldi. A questo punto la cura proposta per la crisi è quella di ridurre gli ordini di nuove navi portacontainer e di rottamare le navi "più piccole e vecchie ". Come in quella vecchia pubblicità della grappa dove il produttore tagliava la testa e la coda del distillato e rimaneva il cuore da imbottigliare.
Non so se saremo capaci di fare questa operazione matematica ma si potrebbe togliere dal parco navi mondiale quelle che stanno andando in demolizione e aggiungere le poche o tante che vengono ordinate e costruite in modo di capire quale sarà la stazza reale della maggioranza delle navi e su quella calibrare le infrastrutture portuali.
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