Il direttore della Gazzetta Marittima sul numero di oggi affronta il tema dell'off-shore di Venezia mettendo a confronto il finanziamento previsto per il progetto Darsena Europa di Livorno con il VOOPS di Paolo Costa.
50 milioni per Livorno a fronte dei 950 milioni per il VOOPS, che il direttore Fulvi definisce ironicamente quel " miliardetto scarso " chiesto da Venezia.
Nell'articolo, che potete leggere in un post precedente, Fulvi cita un lungo documento riassuntivo sulla polemica riguardante i porti dell'Alto Adriatico a firma Tobia Costagliola sul sito di Ducio Lucano e poi cita un documentato saggio di Antonio Selvatici.
Noi di FAQ TRIESTE, incapaci di trovare i documenti citati in rete , abbiamo inviato immediatamente una mail di richiesta di aiuto a Antonio Fulvi e una caccia al tesoro tra i nostri lettori. ( non si vince assolutamente niente )
ECCO LE RISPOSTE :
Svelato il mistero dal concorrente che vince la caccia al tesoro. Non si trattava di trovare un sito web a cura di Ducio Lucano ma piuttosto una news letter e in particolare quella di aprile di quest'anno dove a pag. 11 trovate il documento sui Porti dell'alto Adriatico a firma Tobia Costagliola.
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IL VENETO TERRA DI CONQUISTA CINESE
Ci sono tutte le premesse
perché Rovigo diventi la nuova Prato, il distretto industriale cinese «illegale
e criminale» che spazza via l’imprenditoria locale attraverso un impianto fatto
di prestanomi, capannoni affittati, manodopera pagata per il 40% in nero, ditte
individuali che durano 16 mesi perché così eludono i controlli e non pagano un
centesimo di tasse. E la tappa successiva rischia di essere Venezia, con una
"via della Seta " al contrario che vedrà l’invasione delle merci
dalla Cina all’Europa attraverso il porto off shore lagunare.
A sostenere questa tesi è
uno studio elaborato dal Centro Sintesi su fonte Infocamere, da cui emerge che
il Veneto è già terra di conquista dei cinesi. Un dato su tutti: in Veneto,
negli anni della Grande Crisi, dal 2009 al 2014, mentre gli imprenditori veneti
sono calati del 7% e quelli stranieri sono aumentati del 14%, quelli cinesi
sono cresciuti del 40% (contro il dato nazionale del 36%).
Ma a sostenere
questo scenario è soprattutto l’analisi di uno studioso, Antonio Selvatici,
docente e scrittore, che dopo aver messo a fuoco il "sistema Prato"
ha messo in fila una serie di indicatori così da lanciare l’allarme veneto. Di
questo si è parlato ieri mattina a Palazzo Ferro Fini dove, invitato dal
presidente del consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti, Selvatici ha
presentato in anteprima il suo nuovo libro "Il Sistema Prato - Il
distretto industriale illegale dei cinesi e degli italiani" (Pendragon
edizioni) che uscirà a gennaio.
Ma la presentazione - peraltro di fronte ad una
illustre platea, dal prefetto di Venezia Domenico Cuttaia ai rappresentanti
delle forze dell’ordine - è stata l’occasione per anticipare i contenuti del
prossimo lavoro previsto per luglio in cui Selvatici affronterà il tema della "conquista
del Veneto".

E le condizioni perché il
"Sistema Prato" emigri in Veneto ci sarebbero già, come indica lo
studio illustrato dalla direttrice del Centro Sintesi, Catia Ventura. Peraltro
con una aggiunta: oltre ai soliti capannoni "fantasma" e ai bar/ristoranti,
adesso ai cinesi interessano anche le aziende agricole (+87% di incremento in
cinque anni), con tutti i rischi per la salute che ne derivano se è vero che
usano anticrittogamici vietati in Italia. Un "sistema" che, dice
Selvatici citando inchieste giudiziarie, non può non avere collegamenti con
organizzazioni criminali transnazionali e che arriva al riciclaggio del denaro.
Sabato 21 Novembre 2015 di
Alda Vanzan
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