di ieri 18 febbraio 2015
Qualche passaggio è forse troppo tecnico, ma lo scrivente è un avvocato e certe affermazioni e conseguenze possibili sono date per scontate. Ma le parole sono finalmente chiare su questa ipotesi di trasformazione delle Autorità Portuali in Società per Azioni.
Ancora le Autorità portuali SpA: un’insistenza non
persuasiva
Genova - Il punto di vista dell’avvocato marittimista
Francesco Munari.
In argomento il Secolo XIX aveva già ospitato mie riflessioni, che vanno aggiornate alla luce delle apparenti motivazioni che sorreggerebbero questa reiterata idea. vedi articoli precedenti
Il primo motivo consisterebbe nell’esigenza di concepire un nuovo modello dei porti a somiglianza degli aeroporti. Se così è, va detto subito che l’analogia non convince.
I gestori aeroportuali sono concessionari demaniali e contestualmente imprese, ma senza poteri di regolazione. Tutte le altre imprese erogatrici dei servizi aeroportuali sono normalmente prive di diritti esclusivi e di sedime ove operare, salvi spazi minimali (spesso in subconcessione) per la sosta tecnica dei mezzi e attrezzature, e uffici/servizi ai passeggeri. I gestori aeroportuali sono soggetti alle norme sulla concorrenza, e certamente non possono, come tali, esercitare alcuna “regolazione” sulle altre imprese operanti in aeroporto, potendo (anzi, dovendo), al massimo, concedere spazi e accesso al mercato agli erogatori dei servizi, nell’ottica, tuttavia, di promuovere la concorrenza dentro l’aeroporto.
Nel contesto portuale la situazione è radicalmente
differente, in quanto il demanio è già assegnato ai terminalisti, e l’Autorità
portuale non è un’impresa.
Non ha poi senso, oggi, immaginare che lo sviluppo
dei porti passi per una concorrenza “dentro” al porto, viste le dimensioni dei
mercati rilevanti. Sicché una trasformazione delle Autorità portuali in SpA o
si accompagna a un’integrale rivisitazione del modello che si è creato nei
porti, tra l’altro con risoluzione di tutte le concessioni in corso e
verosimili (e giustificate) reazioni dei terminalisti, oppure non si comprende
a cosa serva.
Certamente, non può coesistere nello stesso soggetto il
ruolo di impresa e di regolatore, né una Autorità portuale SpA può servire ad
“allungare” la propria attività (di impresa) al di fuori del porto. Non,
almeno, se nel contempo alla stessa vengano conservati poteri/diritti di
percepire proventi di natura pubblica, poiché si rischierebbero distorsioni
della concorrenza e violazione delle norme in tema di aiuti di Stato, che
finirebbero per rendere alquanto incerta la situazione giuridica, e
ostacolerebbero quindi sviluppi, investimenti e ricadute positive per l’intero
settore.
Comunque, la costituzione di Autorità portuali sotto forma
di SpA dovrebbe darsi carico di approfondire con quali dotazioni patrimoniali
queste società verrebbero alla luce, specie in funzione di una loro possibile
futura privatizzazione (senza questa ipotesi, pur futuribile, la trasformazione
in SpA davvero non ha senso): se venisse privatizzato il demanio, allora
sarebbe necessario un disegno di ben più ampio respiro, che presupporrebbe tra
l’altro
(a) l’adozione di poteri speciali dello Stato,
(b) la valutazione
preventiva dell’impatto di questa scelta sulle concessioni demaniali vigenti,
sui diritti acquisiti dai terminalisti, e sugli investimenti effettuati dai
medesimi,
(c) limiti e modalità di privatizzazione (simultanea, sequenziale,
con aste competitive, ecc…), in un contesto nel quale, notoriamente, le
privatizzazioni dei servizi a rete o dei servizi pubblici effettuate nel nostro
ordinamento assai spesso hanno sortito effetti molto più positivi per gli
aggiudicatari delle privatizzazioni rispetto alla collettività e all’interesse
generale.
Un’Autorità portuale SpA incontrerebbe infine maggiori difficoltà a
interloquire con le diverse amministrazioni con le quali necessariamente si
confronta nel quotidiano (Autorità marittima, dogana, forze di polizia, enti
locali, ecc.).
Difficilmente, poi, una SpA potrebbe coordinare queste
amministrazioni, tanto più qualora anche in parte privatizzata. Sicché, agli
immaginari benefici di governance “verticale” prodotti dalla SpA rispetto agli
attuali enti pubblici, certamente aumenterebbero i problemi di “governance”
orizzontale del porto con le altre amministrazioni e istituzioni dello Stato e
locali.
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