Sfida
a Trenitalia dalla società a capo di un pool di aziende. Ionico: col raddoppio
dei container oltre mille posti di lavoro
UDINE. Ferrovie Udine Cividale (Fuc) assieme ai tre
principali operatori del porto di Trieste – Guppo Maneschi, Gruppo Parisi e
Gruppo Samer - tenterà di acquisire il 51 per cento (quota minima) di una
società che per conto dell’Autorità portuale di Trieste fa manovra ferroviaria
in porto.
Vale a dire effettua le operazioni di scarico delle merci
dalle navi per essere caricate e trasferite nei luoghi di destinazione. Il
bando, che sarà indetto dalla stessa Autorità portuale, non è stato ancora
definito. Fuc e gli altri tre operatori dovrebbero vedersela con la Serfer
(impresa al 100 per cento di Trenitalia) e l’Inrail (società friulana
partecipata dalla genovese Fuorimuro).
«Perché è importante la manovra in porto? Perché - spiega
l’amministratore unico di Fu, Maurizio Ionico - non esiste un porto senza
ferrovia». La manovra ferroviaria in porto a Trieste diventa doppia: quella in
porto e quella di Rfi (Rete ferroviaria italiana). Una doppia manovra - insiste
Ionico - che a Trieste determina anche costi doppi rispetto ad altri porti
italiani.
La doppia manovra (da nave in porto e da porto e
ferroviaria) a Trieste costa 2 mila 300 euro/treno (di circa 22 carri), mentre
negli altri porti europei il costo è di 800/1.000 euro/treno con un’unica
manovra.
«Si tratta, dunque - insiste Ionico - di un elemento di non
competitività del sistema ferroviario. Se a questo aggiungiamo il fatto che
lungo la linea ci sono strozzature e punti critici, il porto complessivamente
non può essere un motore di sviluppo. E lo può diventare se il sistema
ferroviario è assolutamente efficiente dal punto di vista infrastrutturale e
dei costi».
Per il resto, a Trieste la situazione è complessivamente
positiva.
Lunedì arriverà la prima nave transoceanica. «Se c’è questa
attenzione del sistema marittimo a portare traffico a Trieste - dice ancora
Ionico -, il territorio deve essere in grado accogliere e trasferire le merci
verso i mercati in tempi e costi che competitivi. Bastano due arrivi di queste
due meganavi per determinare il raddoppio dei container portandoli dagli
attuali 500 mila a 1 milione con un indotto che significherebbe per il Fvg
mille 200 nuovi posti di lavoro».
È indispensabile, dunque, garantire assistenza al sistema,
«visto che anche su Monfalcone c’è un grande interesse internazionale. Quindi –
conclude - anche la manovra ferroviaria diventa essenziale in questo puzzle per
attirare capitali e imprese».
di Domenico Pecile Messaggero Veneto 13 febbraio 2015
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