martedì 14 gennaio 2020

STORIE TRIESTINE : CHIUSURA DELL'AREA A CALDO DELLA FERRIERA

IL 59 % dei lavoratori della Ferriera ha votato a favore dell'accordo con Arvedi che contiene la chiusura dell'area a caldo a fronte di garanzie occupazionali. La votazione ha visto confrontarsi le Organizzazioni Sindacali presenti in Ferriera con la FIOM CGIL che si è opposta all'accordo.


Nei giorni scorsi con un comunicato il Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste ha illustrato la questione Ferriera dal loro punto di osservazione. Prima di raccogliere i pareri sindacali sulla votazione conclusa può essere utile affrontare l'argomento da un punto di vista originale rispetto al dibattito lavoro-ambiente-salute che ha accompagnato tutti questi anni.

Di seguito il comunicato CLPT:


Il COORDINAMENTO LAVORATORI PORTUALI TRIESTE esprime la sua più completa solidarietà ai lavoratori della Ferriera e alle rispettive famiglie ed è al loro fianco in questo delicato momento in cui le trattative per la trasformazione dell’impianto siderurgico in piattaforma logistica, vedono seduti al tavolo di trattativa il MES e le organizzazioni sindacali.




Il CLPT esprime seri dubbi per la la vaghezza degli impegni assunti da Arvedi e dalle istituzioni per assicurare la continuità del posto di lavoro dei dipendenti e per l’ennesimo ricorso a soldi pubblici a favore dell’azienda.

Il CLPT fa presente - per l’ennesima volta - che l’applicazione di quanto previsto dall’Allegato VIII° del Trattato di Pace di Parigi del 1947 rappresenta l’unica opportunità reale non solo per la tutela dei posti di lavoro attuali, ma anche per il loro ulteriore incremento.
Il Porto Franco Internazionale di Trieste, in cui ricade anche la Ferriera, è infatti territorio extradoganale, anche se il Governo italiano non ha finora voluto applicare tale prescrizione dell’Allegato VIII°, peraltro accolta nella stessa legislazione italiana.

Questa opportunità, prevista da ultimo dal D.lgs. del 13 luglio 2017 sull’Organizzazione amministrativa per la gestione dei punti franchi compresi nel porto franco di Trieste con l’affidamento della loro gestione all’Autorità di Sistema Portuale di Trieste e al suo Presidente, renderebbe possibile, grazie all’allargamento dei punti franchi stessi su tutta la zona industriale, la salvaguardia dei posti di lavoro e la possibilità di ricollocamento e riqualificazione di tutto il personale oggi considerato in esubero per la dismissione dell’area a caldo della Ferriera.

Non solo, ma l’allargamento dei Punti Franchi su tutta la zona industriale porterebbe sicuramente l’insediamento di nuovi investitori e di nuovi impianti industriali, con la creazione di nuovi posti di lavoro, che andrebbero a ricostituire il tessuto industriale e sociale triestino (grazie anche al sistema fiscale agevolato previsto dall’Allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947) che invece, con le politiche di governo odierne, si vede messo in ginocchio e vede ogni giorno la nuova chiusura di strutture industriali del nostro territorio.

Il CLPT esprime il proprio sconcerto per il fatto che tale opportunità sia stata finora apertamente sostenuta solo ed esclusivamente dai lavoratori portuali, mentre imprenditori, aziende e politici locali (con rarissime e perciò tanto più apprezzabili eccezioni) hanno fino ad oggi taciuto ignorandola e insabbiandola completamente.
Evidentemente, come sempre, sono i lavoratori gli unici ad avere a cuore veramente il destino della città, la cui grande maggioranza è composta da gente come noi, che vive del suo lavoro. Come i lavoratori della Ferriera, dei quali siamo a fianco nella lotta per garantirsi un futuro di lavoro e dignità.

Trieste, 9 gennaio 2020

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