COORDINAMENTO LAVORATORI
PORTUALI DI TRIESTE
- USB A QUATTRO ANNI DALLO SCIOPERO DEL 26
AGOSTO 2015
Dopo decenni in cui i
lavoratori portuali sono stati spinti l’uno contro l’altro ad esclusivo vantaggio
delle aziende, nell’agosto 2015 i lavoratori del Porto hanno scioperato, uniti
al di la delle appartenenze aziendali, per obiettivi basilari per la dignità,
la salute e la stabilità di tutti i lavoratori del porto.
Chiedevamo l’applicazione di
quanto previsto dall’Allegato 8°(tutti i lavoratori del porto assunti
dall’Autorità portuale con precedenza per i residenti), ma anche il blocco
della privatizzazione di Adriafer e la stabilizzazione dei lavoratori con
contratti a tempo determinato, soluzioni per le problematiche dei lavoratori di
Minerva, Delta Uno, TMT e Idealservice, la stabilizzazione dei lavoratori
precari di PTS, la trasformazione della attività di movimentazione del caffè in
operazione portuale con il rispetto delle normative a tutela della salute e
della sicurezza dei lavoratori e l’applicazione integrale del CCNL Porti, il
rispetto e rivisitazione del protocollo sicurezza del 2008.
Grazie a quello sciopero e
alla perseveranza dei lavoratori si sono ottenute diverse cose. Adriafer non è
stata privatizzate, ha stabilizzato i lavoratori precari ed è ulteriormente cresciuta.
I lavoratori di Minerva e Delta Uno hanno visto risolte le pendenze e sono passati
tutti nella nuova Agenzia per il Lavoro Portuale. Tmt ha restituito ai
lavoratori le ferie indebitamente tolte e un lavoratore licenziato ha trovato
una nuova collocazione stabile.
Porto Trieste Servizi ha stabilizzato i
lavoratori precari ed ha assunto altri lavoratori. Idealservice ha rispettato
il contratto e i suoi lavoratori sono poi entrati in Agenzia Lavoratori Portuali
Trieste e, in parte, in Seaway, con condizioni di lavoro sicuramente migliori e
più stabili.
I lavoratori delle cooperative del caffè – molti dei quali con
pesanti problematiche di salute per lo sfruttamento al quale sono stati
sottoposti - sono stati in gran parte ricollocati. Sulla scia dello sciopero molti
lavoratori si sono svegliati e si sono messi in moto, ottenendo alcuni contratti
di 2° livello migliorativi, stabilizzazioni. Un altro risultato importante è
stato l’approvazione, alla fine del 2018, del Piano degli Organici del Porto,
per tutelare i lavoratori con malattie e inabilità, favorirne la ricollocazione
e normare in maniera più seria le condizioni di lavoro per TUTTI i lavoratori
del porto. Tutto questo grazie anche alla dirigenza dell’Autorità portuale.
Quindi tutto a posto? Per
niente!
L’applicazione a TUTTI del
CCNL Porti o di condizioni uguali, con le assunzioni a tempo indeterminato, come
prescritto nel Piano organici del porto, resta per buona parte delle aziende
solo sulla carta. Come molte aziende art. 16 legge 84/94 lavorano ancora “a chiamata”,
con scambi di personale, non rispetto delle norme di sicurezza e a tutela della
salute.
Per queste aziende evidentemente un lavoratore che
non può più essere produttivo al 100% deve solo levarsi dai piedi e
arrangiarsi. Nel frattempo i giovani che entrano oggi in porto sono anche loro
costretti a turni di lavoro massacranti, con carichi di lavoro fuori da
qualsiasi norma, preparando così una nuova leva di invalidi e malati da
scaricare quando non saranno più in grado di lavorare come prima.
Chi è rimasto nelle
cooperative continua a lavorare più o meno come prima, con gli stessi carichi
di lavoro fuori legge. Con le aziende appaltatrici che fanno finta di nulla,
basta che la tariffa resti bassa. In alcune aziende i lavoratori vengono
trattati come pezze da piedi, insultati, costretti a lavorare a chiamata e
sottoposti a ricatti e minacciati se osano chiedere il rispetto dei loro
diritti e della loro dignità o se non si iscrivono al “sindacato” di cui i
padroni e i loro tirapiedi sono i rappresentanti in azienda! E si continua a
cercare di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri, con favoritismi per
chi si “adegua” e punizioni per chi pretende rispetto, con la concorrenza al
ribasso sulle tariffe degli appalti o attraverso l’imposizione di carichi e
modi di lavoro in violazione di tutte le norme sulla tutela della salute e
della sicurezza!!!!
A questo va aggiunto che la
petizione sottoscritta da gran parte dei lavoratori del Porto per la
detassazione dei salari non ha avuto alcuna risposta. E che quanto previsto dall’allegato
8° - pur citato nel decreto attuativo promulgato nel 2017 - per i lavoratori (ma
non solo) è in buona parte lettera morta.
C’è ancora molto da fare,
quindi.
E devono farlo i lavoratori.
Per cui è necessario che tutti partecipino
alla assemblea del 5 luglio per decidere assieme cosa e come fare per ottenere
quanto ancora non è stato ottenuto. Come ha dimostrato lo sciopero del 2015 con
l’unità e la determinazione si può ottenere anche cose prima impensabili.
Coordinamento Lavoratori
Portuali di Trieste
34137 Trieste via Ponziana 5
- tel 040 771446 - cell. 3896431638 - 3519490303 Email: clptrieste@libero.i t ;
s.puzzer@usb.it - PEC clpt@pec.it
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Lavoro Privato
00175 Roma Via
dell’Aeroporto, 129 tel. 06 59640004 Fax 06 54070448 - Email: usb@usb.it
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