martedì 12 marzo 2019

IL PORTO DI TRIESTE NEL MIRINO (2°)

Equivoci, allusioni e preoccupazioni immotivate: tutto è utile per denigrare Trieste.


Ci riesce difficile immaginare che Trieste e il suo porto siano un problema per l'amministrazione statunitense. L'informazione e alcune indicazioni o strumentalizzazioni politiche hanno orientato le dichiarazioni U.S.A. a concentrarsi su Trieste creando il "caso". Non ricordiamo analoghe dichiarazioni ed allarmi quando, in una situazione molto più compromessa, gli investitori cinesi si sono comperati il porto del Pireo in Grecia. 

TRIESTE NON E' IL PIREO E NON PUO' DIVENTARLO

come spiega bene la precedente presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani in questo video di Tele 4 



Ma se i cinesi non possono comperarsi il porto di Trieste come hanno fatto nel Pireo chi alimenta queste voci ? Chi alimenta pericoli e sospetti ?


UN PRIMO ELENCO POSSIBILE ?

L'Unione Europea invita alla prudenza i paesi membri e invita a non firmare accordi al di fuori della sua supervisione.


Finora il traffico container dal Far East Asiatico seguiva principalmente la rotta Suez - Gibilterra - Mare del Nord. Dagli scali nordici di Amsterdam, Anversa , Rotterdam attraverso i fiumi e i canali e la ferrovia raggiungeva la Germania e l'Est europeo.
Trieste negli ultimi anni ha sorpreso un po' tutti gli operatori e senza investimenti eccezionali (niente a che vedere con le previsioni di spesa ad esempio per il progetto dell'off-shore veneziano ) ha conseguito buoni risultati specialmente nel corridoio Adriatico Baltico e verso l'Europa centrale e dell'est.
Contemporaneamente la siccità nel Nord Europa con l'abbassamento del livello dei fiumi e dei canali ha comportato alcune piccole difficoltà nel sistema distributivo di cui debbono tener conto.


Un altro avvertimento alla "massima prudenza" (il rafforzativo" è d'obbligo) è arrivato dai presidenti di Confcommercio Sangalli e Palenzona . Ma la segnalazione che più ci ha incuriosito dell'articolo che Ship2shore dedica all'argomento è il rilievo giuridico mosso dalla deputata del Partito Democratico Raffaela Paita moglie di Luigi Merlo, ex presidente del porto di Genova, poi manager MSC e attualmente presidente di Federlogistica, aderente a Conftrasporto-Confcommercio. Alla stessa Confcommercio deve essere sembrato più opportuno non coinvolgere il Gruppo svizzero MSC nell'invito alla prudenza "di firma" visto che la stessa MSC vanta interessi importanti nei porti di Genova, Trieste e Venezia che in diversi momenti sono stati indicati come i principali obiettivi degli investitori cinesi.

La concorrenza tra Genova e Trieste risale al secolo scorso e ha riguardato la cantieristica, la siderurgia e l'attività portuale. I genovesi sono riusciti a chiudere l'area a caldo siderurgica inserendo il protocollo di salvaguardia dell'occupazione all'interno della legge sull'ambiente. I triestini continuano a confrontarsi con il problema dell'area a caldo della Ferriera di Servola, uno stabilimento siderurgico che ha superato i 120 anni di attività. L'amministrazione genovese ha portato a casa l'accordo con i cinesi per Vado Ligure e impostato una partecipazione del colosso cinese delle costruzioni per la ricostruzione del Ponte Morandi dopo la tragedia del crollo. Poi argutamente hanno fatto un passo di lato lasciando la scena e le critiche e le polemiche al porto di Trieste. Se non puoi avere tutto e subito allora preferisci denigrare e sminuire il lavoro altrui.
Per questi motivi troviamo molto fastidiosa e in qualche passaggio offensiva l'intervista pubblicata da The Meditelegraph al presidente Luigi Merlo. 


Merlo: «Gli accordi con i cinesi? Serve maggiore cautela» / INTERVISTA
Genova - «Il convincimento che dalla Cina possa arrivare un flusso enorme di traffico nei nostri porti, è folle. Certo i volumi potranno crescere, ma non con i ritmi che alcuni sperano».



Genova - La resistenza ai cinesi comincia a farsi largo anche tra le imprese. È il mondo di Confcommercio a lanciare l’offensiva: «La presenza cinese e asiatica nei porti italiani ha precedenti non sempre confortanti» hanno scritto al ministro Danilo Toninelli, Fabrizio Palenzona (Conftrasporto) e Carlo Sangalli (Confcommercio). 

NOTA DI FAQTRIESTE: Come abbiamo spiegato prima si riferiscono ad un contrasto tra MSC e COSCO in quel di Napoli. Ma si sono limitati a scrivere di precedenti non sempre confortanti per evitare di dover citare a difesa degli interessi italiani quelli di un gruppo svizzero come MSC


Anche Luigi Merlo, presidente di Federlogistica ed ex numero uno del porto di Genova, ha molti dubbi: «Serve prudenza, c’è un rischio concreto dalla firma di questo accordo. Alla base comunque c’è un grande equivoco».

Quale sarebbe? 
«Il convincimento che dalla Cina possa arrivare un flusso enorme di traffico nei nostri porti, è folle. Certo i volumi potranno crescere, ma non con i ritmi che alcuni sperano».

Ma quanto vale oggi la Cina per la nostra logistica?
«Meno di quanto si pensi. Parliamo del 10% del traffico totale dei contenitori dei porti italiani. In import circa un milione di teu, 6-700 mila in export. Come da questi numeri possa crescere a livello di milioni, non riesco a capirlo. E poi c’è un altro rischio: quello del monopolio di Pechino».

NOTA DI FAQTRIESTE:  Ma è lo stesso Luigi Merlo che come presidente dell'Autorità portuale di Genova aveva presentato nel luglio 2012 il rendering per il porto genovese in grado di accogliere le mega portacontainer da 22.000 teu ? Quelle sarebbero arrivate dal Portogallo ?

Solo l’Italia è in pericolo? 
«No, per questo servirebbe un’azione europea. Mi spiego: se la Cina controlla due porti in Italia, uno in Grecia, tre in Spagna, uno in Olanda e uno in Germania, e inoltre investe nel sistema logistico ferroviario, in più presidia la rotta Artica e gestisce una serie di hub logistici in tutta Europa, oltre al controllo assoluto di Asia e parte di Africa, è chiaro che in un futuro non lontano sarà Pechino a decidere dove va la merce e a quali prezzi».

Trieste è nel mirino... 
«Certo, è quello il porto per sfondare sul mercato europeo. Il Pireo non ha le infrastrutture di Trieste».

NOTA DI FAQTRIESTE: dobbiamo scriverlo in aramaico antico che Trieste non è il Pireo ? 

E Genova? L’Authority vuole fare una società coi cinesi di Cccc... 
«Non voglio commentare le azioni dei miei successori. Non conosco i contenuti dell’accordo e se questo comporti procedure diverse dal passato...».


Cioè? 
«Questo tipo di società dovrebbe scegliere il partner con una procedura di evidenza pubblica. Comunque spesso ho visto fallire gli intenti dei memorandum: le nostre norme sono profondamente diverse dalle procedure cinesi».

NOTA DI FAQTRIESTE: Come TMT ha detto che sarà fatto a Trieste per l'allungamento del Molo VII ? Questo è un bene ?





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