venerdì 29 marzo 2019

ANCHE LE MONDE HA DEDICATO UN ARTICOLO AL PORTO DI TRIESTE ...

... che è stato ripreso dalla rivista italiana Internazionale nella rubrica " Visti dagli altri " nel numero 1300.

L'articolo di Jerome Gautheret è stato pubblicato il 20 marzo da Le Monde, prima degli incontri del presidente cinese Xi Jiping con il presidente italiano Conte e il francese Macron.

Pechino punta su un grande terminal nel capoluogo del Friuli venezia Giulia per far entrare in Europa le sue merci.

I lavori non sono ancora finiti ma il progetto comincia a prendere forma. Sulla piattaforma artificiale di 12 ettari, di cui 8 strappati al mare, i lavori di base sono quasi finiti. Entro la fine dell'anno, o al più tardi all'inizio del 2020, nascerà un nuovo terminal a Sud del porto di Trieste, a poca distanza dal confine con la Slovenia.



Tra quqlche mese un'azienda cinese dovrebbe poter utilizzare il terminal, almeno parzialmente. Questa prospettiva, accompagnata alla volontà di fare di Trieste uno degli sbocchi della Nuova Via della Seta voluta dal presidente cinese Xi Jinping, ha provocato in Italia, e non solo li, preoccupazioni all'altezza degli interessi in gioco.

I lavori del terminal, cominciati nel 2016 sono stati colossali: n mare sono stati piantati centinaia di piloni, collegati tra loro per sostenere delle lastre di cemento. Al cantiere affermano che i costi e i tempi ( 140 milioni di euro, compresa la bonifica dei terreni) sono stati rispettati, cosa che non sempre succede in Italia. E gli ingegneri mostrano i progetti mirabolanti delle estensioni future.

Il 18 marzo Trieste ha celebrato i trecento anni della concessione dello statuto di porto franco fatta alla città da Carlo VI di Asburgo. Uno statuto che gli ha assicurato uno sviluppo immediato e due secoli di ricchezza, fino alla prima guerra mondiale. Il novecento è stato meno favorevole al porto adriatico, ma da qualche anno Trieste è rinata e il nuovo terminal in costruzione è i simbolo più evidente di questo cambiamento.

Negli ultimi anni l'Italia ha accolto molti investimenti cinesi, da quelli fatti alla Pirelli a quelli nel Milan. Ma con il progetto della nuova via della seta la situazione è cambiata in modo radicale, perchè in questo caso non entrano in gioco solo gli interessi economici ma anche quelli geopolitici. Nonostante gli avvertimenti degli Stati Uniti e dei partner europei, dopo diversi giorni di tensione all'interno della maggioranza, la camera dei deputati ha votato sull'accordo tra Roma e Pechino con 282 voti a favore e 227 contrari.

" Il porto non sarà controllato da Pechino", assicura Zeno D'Agostino, presidente dell'Autorità portuale di Trieste. Qui ci sono società turche, danesi o ungheresi e per gli investitori cinesi le norme da osservare saranno le stesse. Il porto continuerà ad essere pubblico, si tratta solo di concessioni che possono essere sempre revocate.

In altre parole l'Italia non vuole lasciare alla Cina il controllo del porto, come invece aveva fatto Atene con il Pireo nel momento più grave della crisi greca. Per ora si tratta solo di una partecipazione in un terminal e di un altro progetto che riguarda l'allungamento del molo numero 7 del porto. Inoltre conclude il presidente dell'Autorità portuale, 2 saremmo in difficoltà se il porto dovesse avere un solo cliente, ma in questo momento tutti vogliono venire a Trieste. Pochi giorni fa abbiamo avuto la visita di una delegazione del Qatar!".

In effetti da qualche anno Trieste vive in una situazione molto favorevole. ma la prospettiva di un arrivo molto consistente di capitali cinesi le permetterebbe di fare un salto di qualità, così da cancellare le cicatrici del novecento. in effetti nel 1913 Trieste era la terza più grande città dell'impero austro-ungarico. La dissoluzione dell'impero asburgico e l'annessione all'Italia hanno portato all'emarginazione della città.L'isolamento è aumentato allafine della seconda guerra mondiale quando Trieste si è ritrovata quasi circondata dalla cortina di ferro.
Ancora oggi il traffico dei treni passeggeri conserva le tracce di questo accerchiamento: l'unico treno che passa la frontiera di Trieste è quello per Lubiana, e ancora oggi per andare in treno a Vienna ci vogliono più ore che nel 1913.

Stringere alleanze

Il discorso è diverso per il traffico merci, che è stato caratterizzato da un vero e proprio boom. Ogni settimana 245 treni merci partono da trieste verso l'Europa. E la geografia offre alla città un vantaggio considerevole sui grandi porti del Nord come Rotterdam e Amburgo: una nave che arriva dalla Cina e che passa dal canale di Suez risparmia cinque giorni di navigazione scaricando le sue merci nel porto adriatico. "Rischiamo di diventare dei concorrenti dei porti dell'Europa del nord ed è per questo che la Germania critica questi accordi. ma noi rispettiamo le regole protesta Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia.

Indebolito dalle divisioni e isolato in europa , il governo italiano non è nella posizione ideale per difendere questi accordi con gli altri stati europei. tuttavia questo avvicinamento con Pechino non dipende dall'arrivo al potere di due forse euroscettiche , la Lega e il Movimento 5 Stelle, ma risale al governo Gentiloni, che era apertamente europeista.

Matteo Parisi, direttore del grupo Francesco Parisi ( un'impresa di trasporti nata a Trieste nel 1807 ), è convinto che passata la frenesia per il viaggio europeo di Xi Jinping la situazione si normalizzerà. Per lui la cosa importante è spingere i porti a mettersi d'accordo tra di loro:" Il nostro concorrente diretto è il porto sloveno di Capodistria. I nostri porti sono più vicini di quanto lo sono i due terminalpiù distanti del porto di Shenzhen, in Cina. Dobbiamo allearci. Inoltre sarebbe perfettamente coerente con la storia di Trieste, che non è un porto per l'Italia ma per l'Europa.


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