Pubblicare questo pezzo dell'intervista che risulta una risposta pacata e ragionata alle "paure" a cui allude il manifesto di "Giulio" è una nostra scelta. Restiamo a disposizione dell'ex senatore per pubblicare un suo intervento o realizzare una intervista sui temi sollevati. Noi di FAQTRIESTE ci riserviamo un intervento a "gamba tesa" nei prossimi giorni.
Una possibile risposta scelta da FAQTRIESTE
Della Via della Seta se ne parla molto, ma anche a sproposito.
La BRI è un progetto geopolitico complesso che non riguarda solo
i traffici, non è un progetto soltanto infrastrutturale e va guardato anche
nella sua complessità: da questo punto di vista credo che i dirigenti cinesi
siano abbastanza animati da una volontà in qualche modo ‘neocoloniale’, ma
anche da una lungimiranza verso i destini del mondo: credo che sia un progetto
da osservare nel complesso ma con rispetto. Detto questo, Trieste vuole essere
parte del gioco, non teme di essere fagocitata, perché le normative italiane –
qui ritorna il ruolo del pubblico –, nel caso in cui gli investitori cinesi si
ritagliassero una possibilità, come si dice oggi in modo elegante, di costruire
una strategia ‘win-win’, non consentirebbero la vendita dei porti. I porti non
si vendono, perché il demanio non si vende: c’è un regime pubblicistico che
consente allo Stato, al pubblico e alle autorità portuali di determinare le
regole di utilizzo dei porti. Quindi ci si confronterà, come già sta avvenendo
perché l’interesse è reale, ma con un confronto da pari a pari, perché il porto
è nostro.
Se non si metteranno a disposizione i gruppi cinesi le
infrastrutture si realizzeranno sulla base delle regole vigenti. Peraltro, i
cinesi sono profondamente convinti che l’Italia in generale abbia molto da dare
loro dal punto di vista del profilo culturale e oltre; non c’è secondo me in
questa situazione, stanti le regole a nostra disposizione, il pericolo di
essere fagocitati. Certo, ci sono modi diversi con cui affrontare questi
dialoghi: se lo si fa con uno spirito di subalternità, con la mano tesa e
chiedendo la carità, ovviamente si parte da una posizione di debolezza, se lo
si fa con il giusto orgoglio di rappresentare un grande Paese e di avere, come
nel nostro caso, un’infrastruttura che può essere sviluppata, ma che comunque è
un asset logistico e di collegamento dei traffici marittimi e ferroviari
importante, si gioca da pari a pari. Quindi sotto questo punto di vista è un
bene: vengono, sono già venuti e verranno. Spero si concludano presto degli
accordi che porteranno ad investimenti importanti da parte cinese su Trieste e contribuiranno
allo sviluppo del porto e del territorio. Questo è lo spirito con il quale
guardare a questa vicenda.
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