D'Agostino, a
breve capitali cinesi in operatori Porto di Trieste
(Il Sole 24 Ore Radiocor
Plus) - Milano, 18 ott -
'Con i cinesi c'e' un discorso avviato da tre anni con
visite nostre in Cina e loro qui da noi. Posso dire che sono in corso delle
trattative con societa' statali cinesi che vogliono entrare nel capitale di
alcuni degli operatori che operano sul porto di Trieste. Possiamo dire che sono
dialoghi maturi e a breve, nel giro di qualche mese, avremo qualche notizia
ufficiale'.
Lo ha dichiarato a
Radiocor il presidente dell'Autorita' di Sistema Portuale del Mare Adriatico
Orientale, Zeno D'Agostino.
'Va sottolineato che non si tratta di investimenti
finanziari perche' altrimenti avremmo una lunga fila di soggetti che vogliono
investire nelle attivita' del porto - ha spiegato - ma di soggetti che lavorano
in un'ottica industriale'.
Nei capitali degli operatori del porto di Trieste sono
gia' presenti ora investitori stranieri, ha aggiunto D'Agostino, ad esempio
turchi, per cui non si tratterebbe di una novita' assoluta.
Certamente, ha
sottolineato, l'elemento di particolare interesse e' che i soggetti che
investiranno a Trieste sono gli stessi soggetti che stanno investendo sulla via
delle Seta terrestre o marittima.
Dunque per il porto di Trieste, che e' porto
franco dal 1719, si tratterebbe di un'ulteriore conferma di quella che e' una
proiezione preminentemente internazionale e che la porta inevitabilmente a
essere presa come un punto di riferimento importante per il nuovo grande piano
logistico globale ideato a Pechino.
'Quello che sicuramente intendiamo
mantenere - ha detto D'Agostino - e' una pluralita' di soggetti all'interno del
Porto. Non avverra' cio' che e' avvenuto al porto del Pireo dove la Cina ha
acquistato l'intero porto e del resto in quel caso la Grecia era costretta a
vendere per il programma della privatizzazioni.
Noi riteniamo che un porto
abbia bisogno di una pluralita' di operatori per poter prosperare altrimenti
rischia il declino'.
IL PICCOLO riprende e integra la notizia :
Il
presidente dell’Autorithy D’Agostino: «Sono società interessate allo sviluppo
industriale e non a pure logiche finanziarie»
di Giovanni
Tomasin
TRIESTE «Società statali
cinesi vogliono entrare nel capitale di alcuni degli operatori del porto di
Trieste. Possiamo dire che sono dialoghi maturi e a breve, nel giro di qualche
mese, avremo notizie ufficiali». Il presidente dell’Autorità di sistema portuale
del Mare Adriatico orientale Zeno D’Agostino sintetizza così lo stato delle
cose per quanto attiene il porto di Trieste e la Nuova Via della Seta cinese.
«Con i cinesi c’è un
discorso avviato da tre anni con visite nostre in Cina e loro qui da noi», afferma
il presidente dello scalo in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore Radiocor.
«Posso dire - ribadisce - che sono in corso delle trattative con società
statali cinesi che vogliono entrare nel capitale di alcuni degli operatori che
operano nel porto di Trieste».
D’Agostino coglie
l’occasione per tranquillizzare chi teme ripercussioni negative per il porto:
«Va sottolineato che non si tratta di investimenti finanziari, perché
altrimenti avremmo una lunga fila di soggetti che vogliono investire nelle
attività del porto. Ma non ci interessa qualcuno che ci fa un prestito che poi
dobbiamo restituire, non è quello che stiamo cercando».
Il presidente sottolinea
invece che si tratta «di soggetti che lavorano in un’ottica industriale». In
ogni caso, precisa dialogando con Il Piccolo, l’Autorità di sistema ha un ruolo
di coordinamento in questa operazione: «Non è l’Adsp l’interlocutore delle
società cinesi. Sono gli operatori portuali di Trieste, l’Autorità si limita ad
aprire i canali e a favorire il confronto. Ed è chiaro che l’interesse di
questi investitori è far crescere gli operatori, certo non mantenere lo status
quo».
Nei capitali degli operatori
del porto di Trieste sono già presenti ora investitori stranieri, aggiunge
D’Agostino, ad esempio turchi, per cui non si tratterebbe di una novità
assoluta. Certamente, sottolinea, l’elemento di particolare interesse è che «i
soggetti che investiranno a Trieste sono gli stessi soggetti che stanno
investendo sulla Via delle Seta terrestre o marittima». E ancora: «Quello che
sicuramente intendiamo mantenere – dichiara D’Agostino – è una pluralità di
soggetti all’interno del porto. Non avverrà ciò che è avvenuto al porto del
Pireo dove la Cina ha acquistato l’intero porto e del resto in quel caso la
Grecia era costretta a vendere per il programma della privatizzazioni. Noi
riteniamo che un porto abbia bisogno di una pluralità di operatori per poter
prosperare altrimenti rischia il declino».
Infine il presidente
dell’Adsp risponde ad altri porti italiani, che invocano «l’aiuto di Roma» per
espandere i mercati di riferimento: «L’operazione ha baricentro a Trieste, non
a Roma. Siamo noi a gestire il canale, il governo aiuta e offre un supporto
diplomatico come fa sempre in questi casi, ma la regia è in mano a Trieste».
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