mercoledì 7 marzo 2018

FIM CISL TRIESTE E PIOMBINO DUE PESI E DUE MISURE


Negli stessi giorni di chiusura di campagna elettorale la FIM CISL invita al silenzio sulla Ferriera di Servola e annuncia un accordo a Piombino 


Dichiarazione del Segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli


AFERPI, passa a JINDAL: si apre una nuova fase per Piombino

Aprire confronto su Piano industriale e occupazionale

Con la firma quest’oggi, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, si chiude una fase importante della vertenza Ex-Lucchini di Piombino, ora Aferpi. La società che controlla le acciaierie della città toscana passa dall’algerina Cevital al gruppo siderurgico indiano Jsw Steel, che fa capo alla famiglia Jindal, per circa 75 milioni di euro.

Cevital, che aveva rilevato il polo siderurgico toscano, si è dimostrata nei mesi scorsi incapace di adempiere agli obblighi contrattuali previsti dalla cessione commissariale. Solo grazie all’intervento del Mise, che ha inviato al collegio sindacale di Aferpi una diffida, è stato possibile accelerare i tempi per il passaggio di mano dell’attività siderurgica a una nuova proprietà.

Con l’ingresso degli indiani di Jindal si chiude una fase molto delicata, durante la quale si è corso il rischio che Aferpi venisse inserita nella black list di RFI per la mancata fornitura di rotaie, un’eventualità che avrebbe comportato l’esclusione da futuri bandi di gara a causa delle inadempienze per la produzione e consegna.

Ora dopo la firma del memorandum of understanding, ci sarà la fase di due diligence che durerà fino al 31 marzo, giorno per cui è previsto il closing. 

Subito dopo bisognerà aprire il confronto con la nuova proprietà sul piano industriale e occupazionale. Piombino e i circa 2200 lavoratori aspettano da troppo tempo il rilancio dell’acciaieria. Jindal, che contrariamente a Cevital ha il suo core business nella siderurgia, ha tutte le carte in regola perché Piombino continui a produrre acciaio come ha sempre fatto

Roma, 1 marzo 2018

Ufficio Stampa Fim Cisl

3 commenti:

  1. Certo non è educato/corretto fare di ogni erba un fascio e si le realtà il mercato la produzione sono diverse e forse la memoria mi tradisce e nel caso , sicuramente sarò ripreso e corretto , ma qualcuno a Marco Bentivogli ovvero alla FIM Nazionale gli ha ricordato come si è comportata la Jindal con la Sertubi di Trieste e a proposito esiste ancora ?

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  2. Non entro nel merito tecnico della cosa. Però, mi pare che -come avevo già accennato - difficilmente lo Stato può privarsi ancora di capacità produttiva di acciaio fosse anche solo per assicurarsi una riserva strategica. Altrettanto, ritengo sarà replicato a Servola. Ci sono sempre le solite 'marette' che vogliono la deindustrializzazione sostituendola con ipotetici impianti portuari.Ma:1)le due opzioni non sono in contrasto anche mettendo in conto con un certo sacrificio dell'area della Ferriera, credo fattibile con un ridisegno dell'impianto non amputante (sto pensando alla ripresa dello studio annunciato anni fa dal Sole24 Ore di una società italiana di impiantistica che si è valsa la collaborazione della Mannesmann e dell'Usinor); 2)Sarebbe già tanto se, con grandissimo sforzo si riuscisse a finire e arredare la c.d. 'Piattaforma Logistica', mentre il Molo VIII è nel mondo dei desideri e altro sulla linea di costa della Ferriera è ,poi, fuori da ogni portata. I 'piccioli' non ci sono, ovvero ci sarebbero se ci fosse l'Applicazione degli Allegati VI (1-10) VII, VIII,X ma chi li chiede o li mette sul tavolo di discussione? 3)Le forze che vendono la chiusura della Ferriera con la sostituzione di ipotetici (benvenuti, ovviamente) impianti portuali devono dire dove scoverebbero i quattrini per farlo e quindi nessuna distruzione di impianti produttivi e strategici per fantasie consolatorie non finanziate con il quattrino sull'unghia. 4)Tra un padrone esotico e lontano (gli Indiani a Piombino!) e Arvedi mi pare che non ci sia storia: abbiamo un imprenditore con impianti di acciai speciali, tubi di acciaio ecc. con il quale nei limiti della corrente legislazione ci si può confrontare e discutere. Prima di lasciare la città alla speculazione edilizia – dal Porto Vecchio alla Ferriera – bisogna mettersi a bocce ferme e impedire ogni distruzione irreversibile verso attività non produttive. Veniamo ora alla notizia data dall'articolista circa l'ordine di scuderia della Cisl. Esso rientra nella solita cornice di subordinazione degli interessi triestini; non vale solo per la Cisl, ma anche per le altre sigle sindacali. E allora è proprio questo uno dei momenti dove i triestini devono rispedire alle loro Segreteria ordini di subordinazione mettendo in chiaro che se non c'è aiuto almeno non vengano posti ostacoli circa se, come, quando, e dove parlare e anche gridare. In questo caso si tratta della Cisl, ma neppure gli altri sono tanto immacolati da fare le ‘madonnine infilzate’. Siamo sempre ‘ là del moto!’ : o siamo noi triestini a curarci i nostri interessi oppure nessuno lo farà per noi; anzi, è più probabile una bastonata sulla schiena che un aiuto.

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