…Sen van per l’Adriatico
selvaggio…
LIVORNO – Capisco che questo
titolo è una profanazione dei celebri versi di Gabriele D’Annunzio. Ma visto
che ci sono, raddoppio la profanazione con l’altrettanto celebre disegno della
“grande Onda” di Katsushika Hokusai, uno dei maestri giapponesi dell’arte
ukiyo-e, vista in questi giorni nella mostra dell’Ara Pacis di Roma dedicata al
movimento artistico di Edo della metà dell’ottocento.
Perché questi due richiami,
uno poetico e uno grafico? Perché l’Adriatico, cui dedichiamo in buona parte
questo numero speciale della Gazzetta Marittima, da mare selvaggio capace di
diventare eccezionalmente “cattivo” con le grandi onde sollevate dalla sua
Bora, sta tornando ad essere una delle strade dei traffici mondiali più battute
e a maggior crescita economica. Tema nostro, tema attualissimo.
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Ho scritto “tornando” e non
c’è bisogno di ricordare la dominazione politico-economica della Repubblica
marinara di Venezia, estesa non solo per tutto l’Adriatico ma per l’intero
Mediterraneo orientale con propaggini aperte dai suoi navigatori mercanti fino
alla Cina. Marco Polo ce ne ha raccontato le meraviglie. E oggi che sta
tornando la “via della seta” con la potenza dell’imperialismo economico cinese
(sono parole del viceministro dei trasporti Nencini) l’Adriatico ne è il primo
protagonista sul mare.
Ho assistito, probabilmente
come molti di voi, alla recente assemblea programmatica di Assoporti e poi al
workshop di due giorni organizzato da Yari De Filicaia a Livorno nella sala del
Lem. In entrambe le occasioni, Zeno D’Agostino ha rivendicato a Trieste – ma
più in generale all’Adriatico – un ruolo fondamentale nella logistica marittima
per l’intera Europa, da quella centrale a quella dell’Est: ricordandoci che
oggi da Trieste partono 250 treni-blocco alla settimana verso l’Europa centrale
(più numerosi di quelli di Rotterdam) e c’è già una mezza “via della seta” tra
i porti turchi e Trieste.
Ma se Trieste è oggi un grande porto internazionale,
– come ci conferma anche l’ex agente e imprenditore livornese Pierluigi Maneschi
ormai definitivamente pendolare d’alto bordo tra Trieste e la Cina – anche gli
altri porti della sponda italiana adriatica sono in fase di lancio e sono
usciti – o stanno uscendo – dalle dimensioni regionali. Ancona con i recenti
accordi con Civitavecchia – in fase di allargamento, da quello che posso
ipotizzare, anche a Livorno – si è già candidata per una nuova direttrice
logistica trasversale tra la Spagna mediterranea e la Croazia.
Venezia sta
digerendo, con qualche difficoltà ma con molto impegno, la ricollocazione delle
grandi crociere, la prossima entrata in funzione del Mose e la nuova primavera
di Marghera. Ravenna cresce, Bari si avvale di una felice articolazione delle
aree portuali e ormai ragiona in termini di larga internazionalizzazione, con Brindisi
che grazie anche alla lunga esperienza di porto militare oggi ha un cluster
marittimo aperto e in crescita.
C’è di più: quella che un tempo era la sponda
“oscura”, all’est, oggi ferve di iniziative imprenditoriali, spesso anche
italiane. E se la concorrenza dei porti sloveni e croati è una realtà, è anche
realtà la loro “italianizzazione”, nel senso che gli accordi e l’interscambio
sono reali.
Ho visto di recente i grandi
lavori portuali in corso a Rijeka (la nostra antica e rimpianta Fiume) che sono
affidati a una grande impresa italiana. Abbiamo scritto su queste colonne pochi
giorni fa del joint-service tra tre imprese di rimorchio italiane e una greca a
Thessaloniki, ai piedi dell’Adriatico.
Credo di poter dire senza tema di
smentita che questo mare oggi sta diventando l’esempio di una integrazione
logistica internazionale e super-europea cui dovremo mirare prima possibile
anche per la sponda ovest della nostra penisola, guardando non solo a Francia e
Spagna – con le quali siamo già in diretti rapporti – ma sempre più anche con
la sponda sud del Mediterraneo, quando le tensioni sociali del Maghreb
finalmente si risolveranno.
L’Adriatico ha aperto la strada, ci sta insegnando
molto, attrae interessi e investimenti non solo degli strabordanti cinesi ma
anche dei fondi d’investimento occidentali. Adesso tutto sta nel saper dare le
risposte giuste. E prima di tutto, nei tempi giusti, forzando il male nemmeno
tanto oscuro della ancora imperante burocrazia di questo nostro Bel Paese.
Auguri.
Antonio Fulvi
NOTA DI FAQTRIESTE : Al primo punto della nostra nota ricambiamo gli Auguri di Buon Anno al direttore della Gazzetta Marittima che ha sempre un occhio di riguardo per il nostro blog. Di questo lo ringraziamo.
Pensiamo di fare cosa utile nel segnalare la possibilità di scaricare lo Speciale Adriatico con cui la GM ha aperto l'anno 2018. CLICCA QUI PER SCARICARE LO SPECIALE ADRIATICO DELLA GAZZETTA MARITTIMA
Pensiamo che questo nuovo e concreto rilancio del porto di Trieste si sia realizzato grazie al recupero e al riconoscimento di opportunità storiche ( Trattato di Parigi - Allegato VIII ) che con intelligenza sono state utilizzate per le attuali prospettive di sviluppo della rete logistica nella più moderna delle sue tendenze. E' però innegabile che per Trieste essere stata per tanti anni la cerniera più a sud della Cortina di Ferro, sia sto un pesante fardello.
Ci scuserà il direttore della Gazzetta Marittima se siamo intenti a scrollarci di dosso definizioni come "Trieste ... cara al cuore degli Italiani" oppure " antica e rimpianta Fiume ".
Conosciamo la storia, rispettiamo la storia ma ... guardiamo avanti.
Auguri
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