IL NOSTRO RETROSCENA : Pensiamo che il ministero abbia raccolto il suggerimento sulla necessità di realizzare un censimento della forza lavoro portuale impiegata nei porti come primo passo indispensabile per affrontare il tema del lavoro portuale conoscendone consistenza e rilevanza anche sul fronte occupazionale. ( La proposta di censimento è contenuta nel Documento di discussione per Assoporti redatto da A.I.O.M. FVG agli inizi di febbraio di quest'anno ).
Dobbiamo a questo punto fissare alcuni punti ormai largamente condivisi e altri che stanno prendendo forma nel confronto preliminare di questi mesi.
CONDIVISI :
- La precedente riforma 84/94 con la definizione dei diritti ed oneri degli art. 16, 17 e 18 è stata adattata e interpretata in modi diversi nei vari porti italiani
- Le differenze tra porto e porto e i diversi rapporti di forza all'interno degli scali hanno consegnato una variegata lista di soluzioni e di interpretazioni della legge precedente
- C'è la volontà da parte del Governo e del ministero in particolare di unificare i trattamenti e le regole per il lavoro portuale. Nell'agenda del ministero questa è probabilmente la prossima voce da affrontare all'interno di questa Riforma della portualità e della logistica costruita a pezzi ( la Riforma puzzle come l'abbiamo definita )
IN FORMAZIONE :
- L'agenzia del lavoro portuale sulla carta sembra la soluzione di molti dei problemi ma dietro a questa definizione si stanno costruendo modelli differenti tra loro e trattamenti diversificati tra porto e porto
- L'originale Agenzia del Lavoro Portuale modello Livorno che è stata reinterpretata a Trieste è molto diversa dalle soluzioni proposte per Gioia Tauro e Taranto sotto la stessa denominazione. "15 milioni di euro di differenza tra agenzia del lavoro di Gioia Tauro e di Trieste " ARTICOLO DI FAQ TRIESTE
- L'obiettivo finale di queste varie forme organizzative definite genericamente Agenzie del Lavoro Portuale non è sempre lo stesso ma contempla esiti differenti : ristrutturazione, regolarizzazione o riduzione del lavoro portuale. Anche per capire questo passaggio è una buona cosa che il ragionamento parta da un censimento della forza lavoro in campo.
- Il porto di Genova continua ad essere un "caso a parte" nel panorama nazionale come spiega bene l'articolo che vi proponiamo qui sotto
Lavoratori portuali, via al censimento / RETROSCENA
Genova - Avviate le procedure in tutti gli scali italiani
in vista dei pensionamenti anticipati. A Genova resta alta la tensione.
Benvenuti (Culmv): «Non vogliamo aiuti».
Genova - In vista del secondo giro di consultazioni
con le categorie di settore al ministero dei Trasporti previsto ai primi di
maggio - e che ha come obiettivo la riforma del lavoro portuale - Assoporti,
l’associazione delle Autorità di sistema portuale, ha chiesto a tutte le
imprese portuali (articolo 16 della legge sui porti), alle compagnie (art. 17)
e ai terminalisti (art. 18) di presentare i numeri dei propri dipendenti,
suddivisi per fascia d’età. Obiettivo, tracciare la geografia di
chi lavora sulle banchine italiane attraverso un censimento sistematico. Oggi
esistono stime (22 mila lavoratori in tutto, di cui 2.000 nelle compagnie
portuali), ma non numeri certi. Questa mappa servirà per rispondere, porto per
porto, alla domanda “chi fa cosa” e se gli anelli che compongono il ciclo
portuale lavorino nel dettato normativo.
Avere inoltre l’insieme della
comunità portuale potrà permettere di valutare le ipotesi di avviamento alla
pensione tramite fondo di solidarietà, necessarie per avviare un
ringiovanimento della categoria: la stratificazione tra imprese, terminalisti
e manodopera che interviene nei picchi di lavoro sancita 23 anni fa dalla
legge, se sulla carta ha prodotto un compromesso accettabile sulla flessibilità
del lavoro, ha spesso creato una situazione di compromesso che ha
disincentivato le assunzioni e indebolito i soggetti più deboli del ciclo
portuale.


Abbiamo l’obbligo di
chiudere il bilancio a maggio, per convocare l’assemblea a giugno. Abbiamo
anche in campo l’ipotesi che l’Adsp rimborsi i soldi investiti per la
formazione, 583 mila euro. Sono il primo a dire che questo meccanismo
va riformato, e visto che non siamo in Spagna dove c’è l’obbligo a servirsi
della compagnia portuale, ricordo che nulla vieta ai terminalisti di assumere
personale, nel caso in cui vogliano ridurre le nostre prestazioni che invece
sono in continuo aumento. Ma rimane il fatto che queste cifre vanno
corrisposte, per poter pagare gli stipendi del prossimo mese e chiudere il
bilancio 2016».
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