La premessa è d’obbligo,
anche se ormai, dopo il voto delle commissioni di Camera e Senato, non ci sono
più dubbi sulla sua nomina: «Per il momento preferisco non entrare nel merito
dell’argomento».
Ma sul metodo che ha portato Paolo Costa, presidente uscente
dell’Autorità portuale di Venezia, a firmare il contratto con il raggruppamento
di imprese italo-cinese 4C3 per la progettazione del terminal offshore per le
merci, Pino Musolino non nasconde le sue perplessità: «In considerazione del
momento estremamente delicato e delle innumerevoli questioni pendenti, sarebbe
forse stato opportuno aspettare l’insediamento dei nuovi vertici (presidente,
segretario generale e comitato di gestione) prima di procedere alla firma di un
contratto di tale rilevanza», afferma il futuro presidente del Porto da
Singapore.
Lì lavora per la Hapag Lloyd (sta chiudendo i contratti) e da lì
osserva con attenzione tutti gli sviluppi recenti, nonostante i 10 mila
chilometri di distanza e le sette ore di fuso orario, che rendono incandescenti
il suo cellulare e la linea Skype – quella che gli è servita per i due colloqui
che hanno convinto il ministro dei Trasporti Graziano Delrio a nominarlo –
soprattutto nelle ore notturne.
Una reazione che sembra ben
lontana dalla battuta di Costa a chi gli poneva proprio questa domanda, e cioè
perché avesse accelerato la firma per farla negli ultimissimi giorni del suo
mandato in prorogatio e nel bel mezzo del Capodanno cinese, che nel paese del
Sol levante è una festa molto sentita: «Gli lascerò sul piatto d’argento una
bella cosa», aveva detto l’uscente.
Di più Musolino non dice: non vuole far
sapere se è d’accordo con il progetto dell’offshore, ma è evidente che lui,
laureato in Giurisprudenza e specializzato in diritto marittimo, guarda con preoccupazione
alla firma di un contratto da 4 milioni per un progetto come l’off-shore che a
Roma e dintorni crea tante perplessità.
Dal ministero di Delrio esce
solo una dichiarazione di principio: «La riforma della portualità ha messo al
centro l’ottica del “fare sistema” tra porti e si continua a pensare che la
collaborazione tra Venezia e Trieste e fino a Ravenna è la vera carta da
giocare per uno sviluppo del Nordest».
Ma leggendo tra le righe è chiaro che
Delrio conserva i dubbi su quel progetto da 1,4 miliardi di euro che
consentirebbe di far arrivare vicino a Venezia le gigantesche navi da 20 mila
teu (unità di misura dei container), proprio perché si chiede se abbia senso
investire così tanto. Anche perché c’è un porto che non ha la laguna di mezzo, Trieste,
supportato da Debora Serracchiani, potente governatore del Friuli-Venezia
Giulia e responsabile Infrastrutture del Pd. Il messaggio è chiaro: le
valutazioni nazionali (espresse anche con i documenti critici della struttura
tecnica di missione del ministero, del Consiglio superiore dei lavori pubblici
e dello stesso Cipe) divergono da quelle veneziane.
«Il governo contrario
all’offshore? Cambieremo governo», ha scherzato Costa, che ha sempre detto che
l’offshore servirà anche a Trieste.
Ma anche il parlamentare del Pd Michele
Mognato venerdì ha sottolineato la stranezza di un progetto che va avanti senza
il via libera tecnico del Cipe. Scettici anche i consiglieri comunali del
Gruppo Misto Renzo Scarpa e Ottavio Serena: «Il porto off-shore è sostenuto
dall’idea che la laguna e il suo entroterra siano destinati ad uno sviluppo
infinito – attaccano – basta scorrere il progetto per rendersi conto dei
possibili disastri e rischi connessi».
Domani intanto si riunirà il Tavolo
dell’economia marittima e portuale, composto da numerosi operatori, per dire no
all’ipotesi di un terminal crociere a Porto Marghera.
Alberto Zorzi
Domenica 5 Febbraio 2017

Venezia e Trieste due distinte vocazioni Emporiali.
RispondiEliminaPurtroppo ormai da troppo tempo nel nostro Paese in merito a vocazioni Emporiali dei singoli Territori e finanziamenti da elargire per realizzare le opere, si ha la netta sensazione che questi non sono temi tenuti i debita considerazione dai nostri Politici, poiché sembra interessi più la tutela del consenso Elettorale, uno degli esempi eclatanti forse potrebbe essere anche l'operazione "Offshore Veneziano" ed a tal proposito penso che per contrastare la realizzazione dell'opinabile opera ci sia soltanto una soluzione realmente percorribile, bisogna finalmente ed umilmente rendersi conto che l'attuale assetto infrastrutturale della Portualità dell'Alto Adriatico non ci consente di poter sfruttare appieno, le 4.000 miglia di vantaggio nei confronti degli Scali Nordici, la Strategicità della Regione F.V.G., i profondi fondali presenti sulle Banchine dello Scalo Triestino, e tantomeno le notevoli potenzialità del Corridoi Baltico Adriatico, e che quindi per captare una significativa quota dei Traffici in transito nel Mediterraneo bisogna pianificare una serie di corposi investimenti non più a pioggia come avveniva in passato e che non risolvevano i problemi di nessuno, ma mirati per realizzare alcune infrastrutture che per dimensioni e potenzialità possano almeno in parte realmente assomigliare a quanto hanno fatto e stanno facendo gli Amministratori delle Portualità del Nord Europa.
In tema di esigenza di rilancio della Portualità Adriatica, credo che la razionalità suggerebbe che per incrementare alcune tipologie di Traffici che richiedono fondali elevati come le merci containerizzate, sarebbe il caso di puntare esclusivamente "sul Golfo di Trieste" ma se gli Amministratori della Regione F.V.G. e dello Scalo per varie ragioni non saranno in grado di generare adeguati consensi o di stipulare accordi sia a livello Nazionali che Internazionali con Armatori Terminalisti Investitori, per poter attrarre sufficienti risorse che ci consentano di pianificare e cantierizzare un corposo ammodernamento delle Infrastrutture dello Scalo Triestino, per adeguarle a quelle che sono le attuali notevoli esigenze dei flussi merceologici, per noi purtroppo sarà molto arduo poter bloccare la pur discutibile iniziativa Veneziana e rimarrà pure soltanto un semplice miraggio anche l'eventualità di poter assumere in futuro un significativo ruolo tra i Hub Mediterranei di riferimento per "le Future Vie della Seta".
Brunello Zanitti Giuliano