Monte dei Paschi di Siena lo hanno sentito nominare tutti. Noi vogliamo documentare il tema con un articolo che ci è stato segnalato e che a nostro giudizio vale la pena leggere.
Deutsche Bank: odore di default. A rischio tutti i depositi e fondi stipulati con Poste Italiane
Deutsche Bank. Alcuni anni
orsono, la Germania ricapitalizzò le banche tedesche per 260 miliardi di euro,
mentre in Italia negli ambienti che contano, si asseriva, che i nostri istituti
di credito godessero tutti ottima salute (si è poi visto come la situazione fosse a dispetto diversa, MPS,
Banca Marche e consorelle). Si apprende ora, che la Deutsche Bank sarebbe
sull’orlo del baratro, prossima al default, e ciò varrebbe il tramonto
dell’Eurozona. Qui da noi si resta alla finestra, con una certa dose di distonia,
tra capitali da immettere nell’ansioso tentativo di salvare Mps con 20 miliardi
pubblici, ben poca cosa rispetto alla Germania, se dovesse iniettare liquidità
solo nella principale banca tedesca.
La Merkel ha già messo le mani avanti, la
banca non fallirà. Se lo dice la Germania va bene, ma per la nostra sporca
manciata di 20 miliardi, l’ostacolo
allora diviene quasi insormontabile. Il che la dice lunga su quanto contiamo in
Europa e dintorni. le banche americane
hanno di fatto dichiarato guerra alla Germania e all’Europa, che essere schiava
ai loro interessi di mercato globale. La situazione rischia di avere
ripercussioni gravi anche da noi, in quanto Poste Italiane è collegata per
prestiti, fondi di investimento, depositi, assicurazioni, obbligazioni ed
altro, con la banca tedesca. Detto ciò, andiamo ad analizzare gli accadimenti.
Ha giocato d’azzardo e ha
perso: Deutsche Bank voleva conquistare Londra e Wall Street, ora si parla
invece di aiuti pubblici. In un articolo di Dei Zeit tradotto da Voci della
Germania viene riassunta la situazione disastrosa di Deutsche Bank. “Ha
raggiunto il punto più’ basso. Le azioni dell’istituto di Francoforte, che un
tempo voleva dominare i mercati finanziari internazionali, all’inizio della
settimana sono scese di oltre il 6% fino a 10.29 € per azione. Da quando il
dipartimento di Giustizia americano ha minacciato la banca con una multa da 14
miliardi di dollari per la vendita dei mutui ipotecari, i mercati si chiedono
se la banca, dato il ridotto margine di capitale, sia veramente in grado di far
fronte a questa cifra.
Circolano voci di una richiesta di aiuto al governo
tedesco. Sono state categoricamente smentite dal governo e dalla banca”.
Dalla
crisi finanziaria del 2011, le cose vanno sempre peggio, il modello di business
non funziona piu’. Nei primi nove mesi del 2016 è scesa in ottava posizione
dietro a J.P. Morgan, Goldman Sachs, Bank of America Merrill Lynch, Morgan
Stanley, Citigroup, Barclays e Credit Suisse. In tutte e 3 le aree
dell’investment banking, obbligazioni, azioni e finanziamenti in pool, secondo
le indicazioni della società di ricerca Dealogic, la banca ha perso quote di
mercato, e non solo sui mercati globali, ma anche nei mercati domestici
europei. La banca di Francoforte ora ha iniziato a risparmiare. Il cost-income
ratio, pari al 115.3%, è ancora molto superiore rispetto a quello della
concorrenza globale. Fa in maniera solo marginale quello che altri istituti
fanno da molto tempo, e cerca di ridurre l’investment banking.
Non riesce né a
raggiungere guadagni sufficienti, che potrebbe trattenere per generare
capitale, né ci sono compratori a cui poter cedere in maniera sufficientemente
rapida dei business, per poter liberare capitale: la cessione di una
partecipazione del 20% nella banca cinese Hua Xia Bank potrebbe portare alla
banca 4 miliardi di dollari entro l’anno. La vendita di Postbank, che assorbe
il 10,5 % del capitale di rischio, e che contribuisce tuttavia all’11% degli
utili, è sempre piu’ difficile”. E questa la conclusione sulle cifre: “Dal 2007
Deutsche Bank ha aumentato il capitale da 37 a 62 miliardi di Euro, ha
triplicato le riserve da 65 a 223 miliardi di Euro, ha ridotto le sue posizioni
a rischio da 88 a 29 miliardi di Euro. In secondo luogo, per poter tornare alla
crescita, si dovrà procedere ad una digitalizzazione della rete al dettaglio
nazionale e del business con i clienti piu’ piccoli”.
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