Chi lo ha detto ?
" L'Ente Regione ha intanto, emesso un provvedimento
legislativo a livello regionale, interessante Trieste, Monfalcone, Torviscosa e Porto Nogaro, quali componenti di un « sistema portuale
regionale integrato». "

Al di la della citazione che abbiamo usato per attirare la vostra attenzione l'articolo del Sole 24 ore è particolarmente interessante e ricostruisce il contesto nel quale certe scelte sono state fatte e illustra le motivazioni.
del 1973
Il porto di Trieste si trova
ad una svolta: quella di adeguarsi alla riapertura di Suez, e di riprendere la
funzione intermediaria verso i paesi posti a Sud del parallelo di P. Said.
Dal giugno '67 ad oggi gli
investimenti
tecnici nell'ambito portuale sono stati
ben pochi rispetto ai fabbisogni. I piani azzurri non hanno funzionato almeno
per Trieste; molte promesse a vuoto da parte dei «ministeriali» e dei
politici. L'Ente Porto ha cercato di fare tutto ciò che stava nelle sue
possibilità finanziarie, il che è stato troppo poco, considerando i bilanci passivi dell'ente
stesso.
Aiuti specifici e di saldatura
dei bilanci sono stati versati all'Ente, ma nel frattempo le spese sono
salite; e per l'erosione della lira e per il plus dei salari e stipendi, mentre
sono cresciuti i « tempi morti » derivanti dagli squilibri fra i servizi resi
dal porto e le velocità richieste dalle navi.
Tutto ciò ha reso piuttosto
scansa la produttività del lavoro portuale, nonostante la concessione
ministeriale del salario garantito.
Adesso siamo alla stretta finale:
c'è ancora un anno di tempo prima della riapertura di Suez.
L'Ente Regione ha intanto,
emesso un provvedimento legislativo a livello regionale, interessante
Trieste, Monfalcone, Torviscosa e Porto Nogaro, quali
componenti di un « sistema portuale regionale integrato».
La Regione assegnerà un
miliardo annuo per vent'anni per il potenziamento del porto triestino. Con tale
somma, l'Ente Porto potrà stipulare un mutuo pluriennale, gli interessi del
quale saranno pagati con il miliardo della Regione. Così, per il famoso Molo
VII saranno devoluti 7,5 miliardi, destinati all' arredamento, agli impianti,
alle attrezzature e mezzi meccanici.

Ma i dirigenti del porto
avevano capito che, tosto o tardi, sarebbe arrivata la « rivoluzione
tecnologica», e prepararono un progetto, che, anni addietro, venne giudicato
dagli esperti dell'I.C.H.C.A., convenuti a Trieste per un convegno annuale,
come un « modello di avanzata tecnologia al servizio dei traffici».
Gli esperti portuali avevano
preparato un gioiello tecnico, che dopo tanti anni dalla sua coniazione è
pronto per circa un terzo. Si ha fiducia ora che le promesse dell' Ente
Regione permetteranno finalmente al porto di poter disporre di un apparato tecnico
dì ottime capacità funzionali. E' da sperare che il danaro verrà a galla e che
finalmente si darà corso alle opere ed attrezzature da completare. Comunque,
si è perso molto tempo; anzi troppo tempo. E ciò vale non solo per Trieste, ma
anche per gli altri scali nazionali.

Oggi nel quadrante costiero
nord orientale d'Italia i problemi dei traffici divengono sempre più acuti:
1) aumenta la concorrenza
degli scali tedesco-beneluxiani, e ad essa si associa anche quella dei porti,
comunisti della Germania orientale e della Polonia;
2) aumenta la concorrenza
dei porti jugoslavi di Fiume e Capodistria protetti da bassi costì di
manipolazione e dal concentramento di tutta la flotta nazionale jugoslava
sugli stessi;
3) è nata nel frattempo una
nuova via per arrivare all'E.O., quella del « Landbridge » transiberiano, ed è
ormai noto che un contenitore euro-nipponico su ogni dieci segue
l'instradamento della Siberia.
Come si vede, la chiusura di
Suez ha provocato il sorgere di nuove forme di trasporto e nuove tecniche portuali
che in Adriatico sono state recepite solo più tardi, e non per colpa delle amministrazioni
portuali, ma per la famosa e proverbiale lunghezza degli « iter »
ministeriali.
Con i 7,5 miliardi di cui si
è fatto cenno più sopra, si potrà indubbiamente dare una adeguata struttura tecnica
al molo VII, mentre con altre somme già individuate dall'Ente Regione si
arriverà a fornire ai due punti franchi attrezzature di gru, di trasporto a
terra, di binari ecc. atte a migliorare la tecnica e la velocità delle manipolazioni.

Resta da risolvere pure il
nodo di Monfalcone. Il porto isontino, ad una ventina di chilometri da Trieste,
offre la possibilità di attuare un « range », nei quale i compiti dovrebbero
essere suddivisi, tenendo conto delle tradizioni dei due scali. Merci di
massa a Monfalcone, e traffici qualitativi a Trieste, sono le premesse per il
menzionato «range». In più, Monfalcone ha ampi spazi disponibili per il
collegamento a mare di numerose industrie anche di grossa mole. Il «range» è
sentito in sede regionale, ma ostile in modo assoluto è Gorizia, nella cui
provincia sta appunto il porto isontino.
Dicono i portuali
monfalconesi che da loro le faccende vanno bene e che le rese sono ottimali, e
temono che, cadendo sotto l'orbita triestina, possano diventare una specie
di « colonia ».
Ovviamente non capiscono che
oggi il concetto di « range » è universale; cioè una necessità per ampliare le
capacità di maneggiare più traffici e di aumentare il coefficiente
industriale.
Il 1973 ha creato un nuovo
record nella storia dei traffici globali triestini: il totale fra sbarchi ed
imbarchi è stato dì oltre 38 milioni di tonnellate, contro 36,47 milioni della
precedente annata.
Le foto della costruzione del Molo VII le abbiamo recuperato sul sito CLICCA QUI
#NoTaxArea #Trieste #PortoFrancoInternazionale
RispondiEliminaIL PRESIDENTE DELL' APT D' AGOSTINO PER LA "NO TAX AREA" -
IMPORTANTE INTERVENTO MENTRE I TRIESTINI DORMONO (POLITICI E NON) -
LA NO TAX AREA E' UNA PROSPETTIVA CONCRETA, COME SOSTENIAMO DA SEMPRE -
DARSI DA FARE PER OTTENERLA RAPIDAMENTE -
Continua articolo sul blog: http://rinascitats.blogspot.it/2016/10/il-presidente-dell-apt-d-agostino-sulla.html