Le abbiamo proposto questo
incontro dopo aver intervistato il senatore Russo autore dell’emendamento sulla
sdemanializzazione del Porto e il precedente sindaco Roberto Cosolini che si è
trovato ad applicare e amministrare con la sua giunta l’ormai famoso
emendamento.
Nelle due interviste già realizzate abbiamo cercato di mantenere
le domande che più di un anno fa avevamo pubblicato su questo blog a proposito
di quella che abbiamo definito la “magica sdemanializzazione”.
Le proponiamo la
stessa serie di domande che a noi servono per fornire ai nostri lettori la
comprensione dei problemi e delle “opportunità” che l’intera operazione porto
vecchio può rappresentare. Mantenere lo stesso schema delle domande facilita ai
nostri lettori il confronto delle varie risposte. Ora le chiediamo alcune
considerazioni di premessa che parta dall’approvazione dell’emendamento, anche
se l’intera vicenda parte da prima del 2000.
RISPOSTA. Il primo progetto urbanistico che
riguarda la ridefinizione di Porto Vecchio risale al 1969, fu presentato da
Luciano Semerani e Gigetta Tamaro: era un piano radicale, inconcepibile per i
nostri tempi, che prevedeva la demolizione della maggior parte degli edifici.
Da allora non abbiamo più smesso di discuterne: si sono succeduti i progetti di
Kenzo Tange (1971), Guido Canella (1974), Inco (1983), Polis (1988), di nuovo
Semerani (1990), Tergeste (1995), Trieste Futura (1999), Stefano Boeri (2001),
Trieste Expo (2004). Dopo 45 anni la sensazione è che Porto Vecchio abbia fatto
propria la città e non viceversa. Il dibattito è totalizzante, le aspettative e
il carico emotivo che si porta addosso sono imponenti: ne abbiamo fatto quasi
una religione, una sorta di totem, e questo – in prospettiva – mi spaventa un
po’.
Oggi potremmo effettivamente trovarci a un punto di svolta. È quello che
tutti ci auguriamo. C'è una sostanziale
coesione, una trasversalità che non ricordo in passato: ma sulla questione non
vedo ancora certezze e credo che chi sostiene il contrario stia offrendo nuove
illusioni.
PROGETTO POLIS |
1) Se l’operazione di sdemanializzazione punta alla
vendita di quelle aree a che prezzo è giusto che il Comune le metta in vendita?
Esiste una stima fatta dall’Agenzia del Territorio del valore di quelle aree ?
RISPOSTA. Come è noto non esiste alcuna stima
ufficiale sul valore dell’area, e neppure ufficiosa. Non dimentichiamo che,
stando all’emendamento Russo, tutti i costi di gestione saranno a carico del
Comune, mentre tutti i proventi dovranno essere trasferiti all’Autorità
Portuale.
Chiedersi dunque a che prezzo il Comune debba cedere o locare l’area
significa porsi una domanda sbagliata, sicuramente non attuale.
2) Se non si stabilisce un valore minimo ben definito
si rischia di cedere sottoprezzo un bene pubblico con il conseguente danno
erariale?
RISPOSTA. Dal punto di vista giuridico quello che
dice è corretto e d’altra parte non credo che il proce sso che condurrà alla
valutazione dell’area potrà risolversi così facilmente. Il prezzo, alla fine,
lo farà il mercato, con percorsi che dovranno essere assolutamente trasparenti.
Dopo di che, se mi permette una provocazione, potrebbe essere utile stimare
quanto siano costati a Trieste decenni di progetti, masterplan e dibattiti su
quello che Alessandra Marin ha definito “uno degli ambiti di archeologia
industriale marittima più rilevanti del Mediterraneo”.
3) Ora per poter vendere quelle aree il Comune deve
diventare proprietario a tutti gli effetti e qui scatta l’operazione di
intavolazione ( con tutti i problemi che comporta ) ma scattano anche i costi
della procedura. Il Comune metterà nel suo bilancio queste proprietà, spenderà
i soldi dei contribuenti per entrarne in possesso e poi verserà tutti i
ricavati all’APT. Questo metodo come regge dal punto di vista delle spese e
ricavi del comune in particolare ?
PROGETTO PORTO VECCHIO EXPO 2008 ? |
4) Anche l’operazione di intavolazione presenta
qualche rischio?
RISPOSTA. È qualcosa di più di un rischio. L’intera
procedura di intavolazione si sta basando su antiche mappe catastali che hanno
scarsa corrispondenza con ciò che realmente c’è in Porto Vecchio: se questo
fosse ritenuto pregiudizievole dalle competenti autorità, l’ingranaggio si
fermerebbe inevitabilmente e a quel punto ci ritroveremmo al punto di partenza.
Se per ipotesi, invece, l’intavolazione avvenisse con successo, il rischio non
farebbe che spostarsi qualche metro più avanti: infatti, chiunque manifestasse
l’intenzione di acquistare, potrebbe doversi confrontare con immobili e
piantine non del tutto corrispondenti. Insomma, prima di chiedere
l'intavolazione sarebbe stato opportuno verificare lo stato di fatto e
attualizzare le schede di ogni singolo edificio.
5) Analogo
ragionamento va fatto per quanto riguarda gli investimenti che il pubblico –
Comune o anche i 50 milioni del Ministero dei Beni Culturali – farà per rendere
conveniente l’acquisto delle aree da parte dei privati. Anche qui soldi
pubblici che a fine operazione andranno nelle casse dell’Autorità portuale.
Riconosciamo che l’emendamento prevede che l’APT investirà questi ricavi nel
potenziamento del Porto nuovo e quindi i soldi troveranno un impiego produttivo
ma rimangono alcune zone oscure in questi passaggi. Cosa succederà se poi non
ci saranno acquirenti o se vendendo a prezzo di mercato si tratterà di una
svendita ? Non è facile realizzare ottimi ricavi quando nella stessa operazione
il prezzo finale viene determinato da una lunga trattativa tra investimento
pubblico e privato!
RISPOSTA.
Innanzi tutto, riferendomi alla sua domanda, non mi piace l’espressione
“zone oscure”: fa pensare a complotti o a manovre sotterranee e in questo
contesto non mi pare proprio di vederne. È vero, il ruolo del Comune, così come
immaginato dalla normativa, è di fatto passivo e questo al momento è uno dei
grandi nodi, un nodo che necessariamente occorrerà sciogliere, non so se con un
atto amministrativo o con un nuovo intervento di legge.
Per quanto riguarda i
potenziali acquirenti o investitori, a oggi non ne vedo proprio e sono
vagamente imbarazzato quando mi si dice che Barcellona, Amburgo, Bilbao o Cape
Town ce l’hanno fatta e per questo ce la possiamo fare anche noi. Intanto
Trieste non è Barcellona o Amburgo, non lo è dal punto di vista demografico,
sociale, geografico o economico e di questo dobbiamo prendere coscienza quando
determiniamo i nostri obiettivi, se non vogliamo che questi vadano frustrati
come tante volte è già successo.
PROGETTO SOLA MORALES |
Sarebbe un’operazione giusta e
plausibile in presenza di forti pressioni demografiche, se per esempio la città
fosse in piena espansione e cercasse nuovi spazi dove svilupparsi. Ma Trieste
non è così. Trieste sta perdendo residenti, imprese e uffici ogni giorno che
passa. Prioritario è rivitalizzare la città, invertire la rotta demografica,
ringiovanirla, investire su cultura, ricerca scientifica e scuola, e Porto Vecchio
non è direttamente funzionale a questi obiettivi: Porto Vecchio serve per dare
una visione di lungo termine a Trieste, per avere un’idea su come potremmo
essere fra venti o trent’anni.
Ma nel frattempo dobbiamo fare molte altre cose.
Sarebbe un errore capitale se distogliessimo energie, risorse e uomini dalla
quotidianità per dirottarli interamente su Porto Vecchio. Proseguiamo dunque
con il progetto, ma calibriamo gli obiettivi sulle nostre reali forze, e non
sulla forza di un sogno, che di questi tempi rischia di diventare debolezza. Mi
rendo conto che criticare Porto Vecchio oggi sia politicamente scorretto
(quando dicevo che ne abbiamo fatto un totem, è proprio questo che intendevo),
però i piedi bisogna tenerli ben piantati a terra.
6) Diversi sponsor politici e lo stesso Advisor
parlando della possibilità di realizzare un recupero del porto vecchio simile a
quello di altre città come Amburgo, Genova e Barcellona citano i 650.000 metri
quadrati come una grande opportunità. Gli esempi relativi alle altre città
hanno dimensioni demografiche e contesti territoriali con cui interagiscono
economicamente molto più grandi. Quindi bilanci cittadini più ricchi. Poi le
dimensioni effettive delle aree recuperate sono più piccole. Lei è certo che
una grande area sia un vantaggio e che invece l’ampiezza della zona da
ristrutturare rappresenta un problema perché serviranno tanti più soldi ?
RISPOSTA. Credo di avere già ampiamente risposto.
Stiamo parlando di un investimento di almeno 5-7 miliardi di euro. È un’area enorme
e a oggi, al netto dell’aspetto finanziario, nessuno sa che cosa potremmo
metterci dentro. Certo, a meno che non si voglia spostare fisicamente pezzi di
Trieste in Porto Vecchio... Ma in quel caso staremmo parlando di un’operazione
diversa e di cui, francamente, farei fatica a capire il senso.
7) L’area del PV è regolata dal Piano generale del
Porto che dovrà essere integrato nel Piano Regolatore Comunale quando ci sarà
il passaggio della proprietà. A quel punto, visti anche i discorsi sulla
necessità di inserire una parte residenziale per non avere un deserto notturno,
andranno riviste le destinazioni d’uso ? Quali conseguenze sui tempi ? Quale
imprenditore investe oggi senza certezza di procedure e di tempi ?
RISPOSTA. Questo lo deve chiedere agli investitori,
agli imprenditori. Ma mi pare che lei si sia già dato una risposta da solo.
8) I cinquanta milioni stanziati dal Ministero dei
beni Culturali, vista l’origine dei fondi – la cultura - , hanno condizionato
le possibili scelte della nuova amministrazione comunale. Quindi la
realizzazione di un Attrattore Culturale Transfrontaliero è quasi un obbligo
per ricevere i finanziamenti. Il sindaco Dipiazza ha affermato in conferenza
stampa che se tutti i 50 milioni fossero stati per le infrastrutture ovviamente
il progetto sarebbe stato diverso. Lei crede che i 16,5 milioni saranno
sufficienti per l’illuminazione, gli insediamenti annunciati nel magazzino 26 e
la nuova strada “dorsale” lungo tutto il PV ?
RISPOSTA. I 50 milioni sono una goccia nel mare. Si
è detto che serviranno per il polo museale, l’Icgeb, l’infrastrutturazione
dell’area e il recupero dell’Ursus. Spero di sbagliarmi, ma a occhio, per fare
quello che si dice di voler fare, ne serviranno almeno il doppio. Ho sempre
temuto le cattedrali nel deserto, le grandi incompiute...
9) La parte del PV più pregiata è quella dei cinque
magazzini in concessione a GreenSisam perché è la più vicina al centro
cittadino. Dalla concessione a Greensisam del 2004 è iniziata una lunga vertenza anche
giudiziaria sui lavori di urbanizzazione dell’area ( sistemazione del torrente
Chiave e fognature la fetta più importante e costosa ) tra Comune, la società
che fa capo a Pierluigi Maneschi e l’ApT. Secondo Lei a chi spettano i lavori e
come vanno ripartite le spese ? Come giudica le affermazioni di Cosolini sulla
possibilità pressochè immediata di vendita da parte di Maneschi ? E la revoca
al permesso a costruire dell’attuale sindaco Dipiazza è un atto dovuto o una scelta
politica?
RISPOSTA. Non sta certo a me giudicare le scelte
compiute da GreenSisam. Vero è che il passo indietro di Pierluigi Maneschi fa
pensare. Il problema è che qui non si vede ancora un orizzonte concreto,
tangibile. Nella migliore delle ipotesi, si è detto che saranno necessari 20
anni per completare i lavori nell’area: 20 anni, per Trieste, sono un fine pena
mai. È vero che la politica deve avere visione e pensare alle generazioni
future: ma è davvero su Porto Vecchio che i nostri figli e i nostri nipoti ci
stanno chiedendo di impegnarci prioritariamente? Quanti studenti delle scuole
superiori sanno che cosa stia accadendo in Porto Vecchio? Tanti ragazzi, con
cui giornalmente mi confronto, mi chiedono di poter vivere in una città
dinamica, moderna, innovativa, brillante, pulita, dotata di servizi pubblici
efficienti. Mi chiedono eventi culturali, sportivi, scientifici, turistici...
Mi chiedono scuole e spazi di crescita e confronto. Non ricordo un solo
studente, un solo giovane che, da quando faccio politica, mi abbia chiesto:
consigliere, quando avremo finalmente a disposizione Porto Vecchio? Capiamoci,
dunque: che cosa vogliamo fare di quell’area, realmente?
10) Nelle sue ultime
apparizioni televisive e sulla stampa il senatore Russo ha quantificato in
cinque miliardi gli euro necessari per completare l’investimento tra pubblico e
privato . Vuole commentare questa dichiarazione? Secondo Lei da dove deriva
questa stima e il continuo riferimento agli investitori arabi e sceicchi da
dove trae origine ? In che proporzione
Lei immagina le quote pubbliche e private ? Quanto investimento privato sarà
necessario ?
RISPOSTA. Sono decenni che sento parlare di
investitori arabi interessati a Trieste. Direi che sono piuttosto timidi,
questi sceicchi. Tempo fa, se ricordo bene, era pure circolata la notizia di
una cordata americana interessata a costruire in Porto Vecchio un parco dei
divertimenti sul modello di Disneyland. Vede, purtroppo non ci si può laureare
con la licenza elementare: occorre fare un percorso, studiare, superare tanti esami e piano piano
anche la laurea arriva. Per tanto tempo siamo stati fermi, è vero, ma non è che
ora possiamo sperare di giungere al traguardo con un solo lancio di dadi. Le
ripeto, oggi su Porto Vecchio c’è una coesione politica e istituzionale che non
ricordo in passato, ci sono tanta energia e voglia di fare. Ma il tragitto è
lungo, e se ci concentreremo solo su Porto Vecchio, trascurando tutto il resto,
ne usciremo perdenti un’altra volta. E torneremo a rinfacciarci a vicenda colpe
vere o presunte di provincialismo e immobilismo. Porto Vecchio è una priorità.
Non è la priorità.
11) Noi comprendiamo
che per illustrare le tante potenzialità di un’area così vasta può capitare,
come è successo al sen. Russo di
indicare anche la possibilità di un parco urbano sul modello di Central
Park a New York, ma è ovvio che un parco urbano non può generare quei profitti
necessari a ripagare gli ingenti investimenti necessari. Ne conviene ?
RISPOSTA. A volte capita di innamorarsi di un’idea,
di un luogo, di un film, di un libro. È bello, è romantico, aiuta a stare bene
con se stessi. Poi, però, ci si deve confrontare con la realtà.
12) C’è un calo
demografico documentato, ci sono aree dismesse ( Fiera, caserme, ecc ) in
città, grossi gruppi finanziari hanno messo in vendita i loro patrimoni
immobiliari. Lei vede profilarsi il rischio di una perdita di valore delle aree
e degli immobili con un lungo periodo di svendite ? C’è ancora la necessità di
cementificare altre zone o tutta l’edilizia deve dedicarsi esclusivamente al
recupero e riammodernamento dell’esistente che è già sovrabbondante ?
RISPOSTA. Non siamo riusciti a salvare una
struttura come la fiera, non siamo stati in grado di recuperare un’area di
straordinario valore ambientale e architettonico come la caserma di via
Rossetti e crediamo veramente che il Porto Vecchio sia la medicina per tutti i
mali? Guardi, non dovrei dirlo, ma di questi tempi mi sento quasi keynesiano:
credo davvero che gli investimenti pubblici siano oggi necessari per sostenere
questa fase difficile dell’economia e per ridare fiducia alla gente, che poi è
probabilmente il vero cuore della crisi. Ma per creare lavoro non basta scavare
buche in campagna. Bisogna anche fare in modo che quelle buche servano a
qualcosa.
13) Nella proposta
Cosolini c’era l’affidamento della gestione del progetto a un soggetto pubblico
da costituire che sollevasse la Giunta comunale dall’impegno, il sen. Russo
propone la costituzione di una società dedicata, dalle interviste fatte e dalle
relazioni dell’advisor è emersa l’ipotesi di una Società Pubblica Veicolo a cui
il Comune dovrebbe conferire il patrimonio del Porto Vecchio.
A quale soggetto spetta la definizione del progetto conclusivo che armonizzi le scelte comunali, culturali, dell’APT che rimane a gestire l’area demaniale della banchina e della costa ? Quale autorità stabilirà ad esempio le compatibilità tra il progetto di una stazione marittima per navi da crociera all’Adriaterminal con il progetto complessivo ? A chi spetta redigere il piano complessivo sul Porto vecchio ? Quale il ruolo dell’Advisor ?
RISPOSTA. Una società ha un conto economico, per
funzionare deve avere delle entrate, e non solo delle uscite: attenzione a non
creare l’ennesima scatola vuota, di cui al momento non se ne vede proprio la
necessità. Se proprio ne volessimo costituire una, per come è scritto
l’emendamento Russo, sarebbe quasi più ragionevole che se ne facesse carico
l’Autorità Portuale, che beneficerà degli eventuali profitti.
Per quanto
riguarda il coordinamento del progetto, sono profondamente convinto che debba
essere l’amministrazione comunale a definire le linee strategiche e di sviluppo
della città, e non solo su Porto Vecchio. Purtroppo questo non accade, perché
la palla è oggi saldamente in mano alla Regione e, come si è visto, il Comune
si limita a fare da notaio, per altro pagando già nell'immediato di tasca
propria. L’Advisor? Se costruttiva e reale, una collaborazione con
un’organizzazione come Ernst&Young può senz’altro essere utile:
l’importante, appunto, è che sia costruttiva e reale.
Sul Porto Vecchio il
nuovo/vecchio sindaco Dipiazza ha proposto di accantonare le polemiche e sembra
che ci sia una dichiarata volontà di collaborare tra la maggioranza delle forze
politiche presenti in Consiglio comunale. Non abbiamo registrato un clima
analogo nella fase precedente alle elezioni comunali?
RISPOSTA. Fare campagna elettorale non è come
governare. Governare significa responsabilità, visione, concretezza. Le
campagne elettorali, invece, sono fatte di contrapposizioni, parole, toni
aspri.
Nelle precedenti interviste
abbiamo chiesto un parere politico sul peso e sul possibile utilizzo da parte
della politica delle istanze indipendentiste che sono riaffiorate in città
almeno dal 2012 e hanno avuto il punto più alto con la manifestazione del
settembre 2013.
a) Lasciando perdere alcune esagerazioni e
provocazioni la ripresa dei temi indipendentisti ha svolto un ruolo nella
sdemanializzazione del Porto vecchio?
RISPOSTA. Tendo a escluderlo. La galassia
indipendentista, al netto delle idee che porta avanti, ha un peso specifico
molto basso. Non so immaginarne il futuro, ma per il momento è così.
b) Queste rivendicazioni hanno accelerato le reazioni
“romane” che per tanti anni avevano accantonato le questioni ?
RISPOSTA. Non credo proprio.
c) Questo rinnovato interesse per il Porto Franco
Internazionale e l’applicazione dell’Allegato VIII ha influito sulle
dichiarazione della presidente Serracchiani a favore di una No tax area a
Trieste ?
RISPOSTA. Sulle “No tax area” esiste un ampio
dibattito internazionale, che per altro non è neppure recentissimo, e che non
rigurda solo l’Italia. Non credo proprio che l’indipendentismo locale possa
avere inciso.
d) Si potrebbe affermare che l’intera operazione del
trasferimento dei Punti Franchi da parte del prefetto su indicazioni precise
dell’APT ha trovato un punto di svolta proprio nel confronto con le
rivendicazioni indipendentiste ?
RISPOSTA. Se rispondessi in modo affermativo,
smentirei quanto detto nelle risposte precedenti.
e) Anche se in netto contrasto ad esempio
sull’utilizzo del Porto vecchio questo confronto cittadino ha determinato una
attenzione che nel bene o nel male ha portato ad alcune decisioni che erano
bloccate da anni ?
RISPOSTA. Quali decisioni sono state prese? Cos'è
davvero cambiato? Siamo ancora in una fase preliminare: l’unico vero atto è l’emendamento
Russo, che ha avuto un ruolo propulsivo, ma come abbiamo visto non è affatto
risolutivo.
f) La verifica
finale sarà sulla firma dei decreti attuativi dell’Allegato VIII ?
RISPOSTA. Ritengo che un passaggio di questo tipo
potrà esserci.
g) La stessa proposta di città metropolitana potrebbe
coincidere con
una NO tax area della proposta Serracchiani ?
una NO tax area della proposta Serracchiani ?
RISPOSTA. Purtroppo non ho mai creduto nella città
metropolitana. È una proposta che non capisco e non condivido. Penso faccia
parte di quel vecchio filone di pensiero, da fine prima repubblica, secondo cui
tutto si poteva e si doveva unire nell’auspicio di risparmiare qualche soldo.
Purtroppo non è così che funziona la realtà, non è mai stato così: né in Italia
e neppure nel resto del mondo. Purtroppo non è l’etichetta che fa il prodotto.
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Questi politici non sanno nemmeno di cosa parlano.Ignorano o nascondono che sul tentativo di intavolazione al Comune del Porto Franco Nord (detto "vecchio") di Trieste pende un'opposizione formale rigorosa e perfettamente documentata della I.P.R. F.T.T. (v. ipr-ftt.one) che non sanno come superare, e se lo superassero con un azzardo burocratico-giudiziario da codice penale l'intavolazione verrebbe com,unque impugnata. Ed il fatto che queste informazioni vengano totalmente censurate dai media "di sistema" non sposta la questione di un millimetro, e la vera posta in gioco non è nemmeno l'urbanizzazione demenziale di facciata,ma l'intero regime di Porto Franco internazionale a Trieste. Intervistare politici su questi argomenti è perfettamente inutile.
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