giovedì 13 ottobre 2016

COSA CI INSEGNA IL CASO HANJIN ( E COSA CI RISERVA IL FUTURO )

Questo il titolo della tavola rotonda organizzata dall'International Propeller Club del Porto di Milano. Si avete letto bene: il porto di Milano.

Gli esperti lo sanno bene ma ci perdoneranno questa piccola nota per la maggioranza dei nostri lettori, è questo il compito che ci siamo dati. A parte la foto che illustra il sito del Propeller Club di Milano tutto il resto è vero e non è una bufala. Come avevamo documentato con due post ( IMPARIAMO DA GENOVA e IMPARIAMO DA GENOVA 2 ) l'anno scorso le aziende lombarde hanno un rapporto importante e quindi influente con lo scalo ligure.


Appurata l'esistenza del Propeller Club del Porto di Milano   vai al sito  ritorniamo alla Tavola Rotonda organizzata al 30 settembre 2016 sul caso Hanjin. All'incontro, moderato da Nicola Capuzzo, giornalista di “MF Shipping&Logistica”, sono intervenuti in qualità di relatori Massimo Campailla (Studio Legale Zunarelli), Riccardo Fuochi (presidente The International Propeller Club - Port of Milan), Paolo Federici (rappresentante NVOCC), Filippo Gallo (rappresentante UASC e membro del Comitato di Presidenza Federagenti), Sebastiano Grasso (vice presidente Assologistica), Franco Larizza (LC Assicurazioni), Carlo Lombardi (segretario generale Federazione del Mare), Nereo Marcucci (presidente Confetra), Ignazio Messina (Ignazio Messina & C) e Betty Schiavoni (presidente Alsea).

Sui contenuti della Tavola Rotonda resta da segnalare l'intervista di Nicola
Capuzzo al presidente del Propeller milanese dott. Fuochi pubblicata da SHIP2SHORE e questo resoconto in rete a firma Paolo Federici - uno dei relatori - rappresentante NVOCC

Convegno a Milano sul “caso Hanjin”

la sala era strapiena: l’argomento era sicuramente interessante!

Si parlava del “caso Hanjin” e delle sue ripercussioni sul mercato.

Volete il “succo” della giornata?

Continuando a ridurre i costi di trasporto i fallimenti si moltiplicheranno, le situazioni di difficoltà saranno all’ordine del giorno, le società che operano nella logistica continueranno a perdere soldi e la “lezione” non sarà servita a nessuno.
Bisogna capire che il trasporto è un “servizio”, un servizio importante per le merci, e non un “problema” o un “costo” da evitare.
E quindi accettare un mercato con i “noli” in ascesa.

D’altronde quando dentro un container c’è merce che vale 10.000 euro, ma davvero saranno i 100 o 200 dollari in più di “costo” del trasporto a determinare il successo di un prodotto sul mercato?

Sta di fatto che ci sono 500.000 containers che ora “vagano” alla cieca e per recuperare le merci in essi contenute occorreranno fior di quattrini.

Ciò che è emerso dalla tavola rotonda è che nei prossimi mesi assisteremo ad una valanga di cause legali (e gli avvocati si leccano i baffi!): clienti che si rifiuteranno di pagare le maggiori spese accusando lo spedizioniere. Spedizionieri che vorranno rivalersi sugli NVOCC. NVOCC che saranno costretti ad incaricare altri legali della loro difesa. E fra dieci anni saremo ancora in ballo!

Tutto per essersi ostinati ad andare alla ricerca sempre e soltanto del prezzo più basso.

Servirà la lezione?
Pessimisticamente dico di no: i clienti continueranno a cercare il prezzo più basso ed in futuro il caso Hanjin si ripeterà.

Ottimisticamente dico che riducendosi il numero di navi, i noli “automaticamente” saliranno per la controbilanciatura di domanda ed offerta.
E forse, finalmente, il mercato si autoregolamenterà per il bene di tutti.

Per il bene delle Compagnie di Navigazione che torneranno a lavorare per guadagnare, degli spedizionieri che non saranno più costretti a farsi la guerra giocando a chi fa meno, degli NVOCC che potranno vendere noli a due cifre dimenticando i tempi quando un metro cubo di merce per la Cina pagava meno di un biglietto dell’autobus.

Dalla mia parte c’è un profondo ottimismo: spero solo di avere ragione!

Paolo Federici                         fonte LA NAVE DEI SOGNI

Dizionario della logistica

NVOCC (Non Vessel Operating Common Carrier)

Vettore marittimo che non possiede navi proprie ma acquista "quote" di capacità di carico su navi operate di altri armatori, condividendone in parte il rischio di impresa.

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