La notizia è ancora lontana dai telegiornali televisivi e forse non arriverà mai al grande pubblico a meno che la "bolla" dei container non si allarghi a macchia d'olio. Può succedere. Difficile sarà che questa notizia venga poi collegata correttamente alle eventuali mancanze nei negozi che Repubblica indica come prima conseguenza di questo fallimento. Avevamo già segnalato che nelle navi della Hanjin sono al momento bloccate merci per un valore di 14 miliardi. Hanjin movimentava il 3% del commercio marittimo.
Ma leggiamo assieme l'articolo di Repubblica consapevoli che il "grande
pubblico" resta escluso da queste informazioni e di fatto, volente o nolente, continua a pensare che lo sviluppo dei traffici è costante e dura nel tempo.
Per assurdo le poche notizie che riescono a raggiungere il grande pubblico lo inducono a sbagliare completamente giudizio e prospettiva.
Facciamo l'esempio dei tanti annunci sulle mega portacontainer e quindi sulla necessità di attrezzare i porti ad accogliere navi sempre più grandi. Questo messaggio contiene una informazione sbagliata perchè induce il lettore a pensare che gli armatori devono ordinare navi sempre più grandi perchè le merci da trasportare aumentano costantemente. Noi sappiamo invece che proprio l'eccesso di disponibilità di stiva ha causato una caduta del prezzo dei noli. Quello che abbiamo definito il "gigantismo navale " è proprio una delle cause della crisi in atto.
Repubblica scrive che :
Dai giochi alla moda la
crisi dei container blocca i regali di Natale
La "bolla dei
container" fa scattare l'allarme rosso nel commercio mondiale e rischia di
mandare in crisi (ancor prima dell'autunno) la stagione natalizia dei grandi
marchi di elettronica, moda e giocattoli.
La crisi covava sotto la cenere da almeno
un anno, dopo che l'eccesso d'offerta di trasporti marittimi – la strada su cui
viaggia il 95% delle merci globali – ha dimezzato i prezzi, mandando in
profondo rosso 11 dei 12 big del settore.
La goccia che ha fatto traboccare il
vaso è stato il fallimento della coreana Hanjin, travolta da 5 miliardi di
debiti. Ottantacinque delle sue navi con a bordo 500mila container sono da
giorni tagliate fuori dalle rotte mondiali. Senza soldi per pagare la benzina o
le gru per lo scarico, senza cibo e acqua, impossibilitate ad attraccare in
porto dove le attendono per sequestrarle creditori e clienti (come è successo
ieri a Long Beach).
Il gruppo coreano
rappresenta solo il 3,2% del traffico totale. Ma la macchina perfetta che
gestisce la logistica via mare ha meccanismi delicatissimi. E i suoi guai
rischiano di far crollare come un castello di carta la ragnatela di
collegamenti tra Europa, Asia e America.
Circa 14 miliardi di merci -
giocattoli per Natale, elettronica di consumo, capi sportivi e di moda – sono
bloccati sui moli o sulle navi della Haijn e i loro proprietari, lasciati a
piedi dal flop dell'azienda di Seoul stanno cercando freneticamente soluzioni
alternative. I concorrenti hanno potenziato l'offerta.
La Corea del Sud ha
inviato 20 barche a sostituire le "sorelle" affondate dal crac. Ma il
danno ormai è fatto. Le quotazione per affittare un container sono aumentate in
poche ore del 36% sulla rotta Asia-Europa e del 41% per arrivare fino agli Usa.
La Samsung dovrà noleggiare 16 aerei per portare a destinazione – se mai
riuscirà a sdoganarli - i 38 milioni di componenti elettronici fermi sulla
coperta di due navi Hanjing alla fonda fuori dal porto di Long Beach per non
lasciar vuoti gli scaffali in vista del 25 dicembre. I ritardi di questi giorni
– dicono gli esperti – avranno effetti pesanti su tutto il sistema per almeno
3-4 mesi. E i concorrenti della flotta coreana lottano contro il tempo per
ridurre i debiti ed evitare di fare la stessa fine.
A pesare sul settore sono
due fattori: la crescita anemica dei commerci - complice la frenata cinese - e
la sovracapacità dell'offerta. La dimensione media delle navi è cresciuta del
90% in 20 anni. Maersk, leader del comparto, ha navi in grado di caricare
18mila container l'una. E nel primo semestre 2016 ha ricavato per ogni
container 1.857 dollari, il 25% in meno dello scorso anno.
I big hanno provato
ad allearsi: Maersk con Msc, la francese Cma ha rilevato Neptun Orient, Hapag
Lloyd ha fatto shopping nel Golfo. Ma per ora non è bastato a far girare il
vento. E molti temono che il crac dell'Hanjin sia solo l'aperitivo di una crisi
destinata a fare altre vittime.
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