lunedì 27 giugno 2016

ZONA FRANCA A GENOVA C'E' IL VIA LIBERA DELL'AGENZIA DOGANE

Genova - Ok dalla Regione, la palla passa 

all’Authority. L’idea: aree spot all’interno dei 

terminal.

Genova - La dogana appoggia l’Alce sul progetto della zona franca a Genova, ed è «pronta a fare da propulsore - dice Franco Letrari, direttore interregionale dell’Agenzia delle dogane alla 71esima assemblea dell’Associazione ligure commercio estero -. 

Ci assumiamo i costi per creare queste zone, che non saranno fortini in mezzo al porto. Volendo è possibile realizzare tutto entro fine anno». La legge 202 del 1991 istituisce in effetti la zona franca in tutta l’area portuale a Ovest del bacino storico di Genova. Un progetto rincorso sin dal 1950 dal fiscalista Victor Ukmar «per reimpiegare le 25 mila persone che sarebbero rimaste senza lavoro con la chiusura delle sedi di Esso, Mobil e Shell». 

Ukmar si vide affossato il progetto due volte: nel dopoguerra per mano dell’allora ministro delle Finanze, Bruno Visentini, timoroso per una delocalizzazione a Genova delle industrie del Nord, la seconda proprio dopo aver convinto i parlamentari liguri a inserire nella legge 202 il capoluogo ligure, a fianco di Trieste (sponsor Giulio Andreotti) e Venezia (padrino l’ex ministro socialista Gianni De Michelis), ma senza ottenere il consenso né dell’Autorità portuale, né di Confindustria, per via dello storico scetticismo dei terminalisti, titolari delle concessioni in porto, poco inclini a sacrificare aree per attività non direttamente connesse con la loro operatività - nella zona franca infatti sarebbe possibile lavorare, assemblare e trasformare le merci in transito nello scalo senza carico fiscale.


Riccardo Braggio, presidente Alce, promotore dell’iniziativa, ricorda però che dall’anno prossimo l’Enel libererà le aree in porto, ma in attesa o in alternativa dell’approvazione di variante al piano regolatore portuale, Letrari propone da ora la zona franca diffusa: piccole aree i cui confini sarebbero determinati da sistemi di video-sorveglianza, con scarso impatto in termini di spazio. Inoltre, aggiunge il funzionario, «ci sarebbero nuove opportunità di lavoro, anche per la Compagnia unica». Aiuta anche il nuovo codice doganale europeo, che per l’istituzione di nuove aree in zone già definite ex lege non richiede più l’autorizzazione di Bruxelles. 

L’ente che ha la facoltà di istituire la zona franca è l’Authority, anche se è necessario che questa non sia sotto gestione commissariale.Braggio ha lanciato l’istituzione di una società per la zona franca, mentre Carlo Castellano, numero uno di Esaote, ha lanciato un dibattito pubblico a metà di settembre tra gli operatori del settore, in Camera di commercio, «per capire chi è d’accordo e chi no». «È una proposta che vede alcuni ostacoli, sia nazionali che europei - commenta Edoardo Rixi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Liguria - ma è giusto sostenere tutto cio che può portare crescita sul territorio. Il nostro è un sì».




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