Genova - Ok dalla Regione,
la palla passa
all’Authority. L’idea: aree spot all’interno dei
terminal.
Genova - La dogana appoggia l’Alce sul
progetto della zona franca a Genova, ed è «pronta a fare da propulsore - dice
Franco Letrari, direttore interregionale dell’Agenzia delle dogane alla 71esima
assemblea dell’Associazione ligure commercio estero -.
Ci assumiamo i costi per
creare queste zone, che non saranno fortini in mezzo al porto. Volendo è
possibile realizzare tutto entro fine anno». La legge 202 del 1991 istituisce
in effetti la zona franca in tutta l’area portuale a Ovest del bacino storico
di Genova. Un progetto rincorso sin dal 1950 dal fiscalista Victor Ukmar «per
reimpiegare le 25 mila persone che sarebbero rimaste senza lavoro con la
chiusura delle sedi di Esso, Mobil e Shell».

Riccardo Braggio,
presidente Alce, promotore dell’iniziativa, ricorda però che dall’anno prossimo
l’Enel libererà le aree in porto, ma in attesa o in alternativa
dell’approvazione di variante al piano regolatore portuale, Letrari propone da
ora la zona franca diffusa: piccole aree i cui confini sarebbero determinati da
sistemi di video-sorveglianza, con scarso impatto in termini di spazio.
Inoltre, aggiunge il funzionario, «ci sarebbero nuove opportunità di lavoro,
anche per la Compagnia unica». Aiuta anche il nuovo codice doganale europeo,
che per l’istituzione di nuove aree in zone già definite ex lege non richiede
più l’autorizzazione di Bruxelles.
L’ente che ha la facoltà di istituire la
zona franca è l’Authority, anche se è necessario che questa non sia sotto
gestione commissariale.Braggio ha lanciato l’istituzione di una società per la
zona franca, mentre Carlo Castellano, numero uno di Esaote, ha lanciato un
dibattito pubblico a metà di settembre tra gli operatori del settore, in Camera
di commercio, «per capire chi è d’accordo e chi no». «È una proposta che vede
alcuni ostacoli, sia nazionali che europei - commenta Edoardo Rixi, assessore
allo Sviluppo economico della Regione Liguria - ma è giusto sostenere tutto cio
che può portare crescita sul territorio. Il nostro è un sì».
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