Ecco come in un intervista al Meditelegraph rassicura i porti liguri sul loro futuro all'interno del quadro che si viene a delineare con la riforma :
E' un articolo che vi consigliamo di leggere per farsi un'idea della situazione generale sulla questione dei porti, ma ancora più importante da registrare è la notizia seguente che crediamo sia conosciuta a livello triestino solo dagli operatori che si informano sulle riviste e i siti del settore.
Qualcuno ha avvertito i politici locali,che ogni tanto sui media impartiscono lezioni di portualità spingendosi fino a Monfalcone e Porto Nogaro e alle teorie sul porto regionale, che è in corso un dibattito nazionale dove le critiche non mancano ?
CONFINDUSTRIA SILURA LA RIFORMA DEI PORTI
«Una riforma che, dopo una lunga attesa, non solo
non
migliora lo status quo ma rischia di peggiorare la situazione attuale».
E’ una sonora bocciatura alla riforma portuale del governo
Renzi quella che arriva dai vertici nazionali di Confindustria. A stroncare la
riforma firmata dal ministro Delrio - e in particolare il decreto legislativo
sulla governance, definito «poco convincente, inadeguato, inefficace,
incoerente ed approssimativo» - è un documento chiamato “position paper”
scritto pochi giorni fa dagli uffici dall’associazione guidata dal presidente
Giorgio Squinzi.
A cambiare le carte in tavola è stata l’approvazione del decreto
legislativo per la riorganizzazione e semplificazione delle Autorità portuali.
Un provvedimento che «risulta poco convincente a tutto il sistema
confindustriale ed è valutato inadeguato ed inefficace per rilanciare la
competitività del sistema portuale-logistico nazionale, incoerente con le linee
indicate nel Piano strategico nazionale della portualità e della logistica
dell’agosto 2015 ed approssimativo nelle soluzioni prospettate, che di fatto
consegnano la portualità nazionale e locale alla politica».
Ma è l’intero
schema della riforma a finire sulla graticola. «Confindustria , pur
condividendo la generale necessità di riorganizzare e semplificare gli attuali
enti di gestione dei porti – si legge nel documento -, ritiene tuttavia critica
la riforma così come declinata, per l’erroneità delle soluzioni adottate e
l’inidoneità delle stesse ad attivare il tanto auspicato rilancio della
competitività del settore della portualità e della logistica nazionale».
Non basta: l’organizzazione delle nuove Autorità di sistema
portuale è «poco chiara, incompleta e superficiale, soprattutto per quanto
riguarda la relazione-gestione dei diversi porti inclusi nell’Autorità di
sistema portuale». A «destare molte preoccupazioni» è inoltre «la
pubblicizzazione della portualità» la cui gestione è affidata a un presidente
nominato dal Ministro e l’esclusione del «modello societario» per i porti e
degli stakeholder dai Comitati di gestione. In definitiva, il decreto
legislativo «consegna la gestione della portualità alla politica: un potenziale
fallimento annunciato».
Critiche durissime, a cui si somma il cammino impervio
della riforma in sede di Conferenza Stato-Regioni: in attesa della seduta con i
presidenti di giovedì prossimo, al tavolo tecnico di ieri, sono passati tutti
gli emendamenti sostenuti dalla Regione Liguria, compresa la deroga di tre anni
all’introduzione della riforma che salverebbe l’accorpamento ad esempio di
Savona con Genova. È rimasta invece fuori la proposta per le nuove Autorità di
costituirsi in società per azioni.
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