&
POLITICA
Alle precedenti elezioni comunali l'affermazione di Roberto Cosolini è stata possibile per le divisioni del centrodestra volutamente costruite dal " senatore Camber " ?
Questa è la domanda che ci siamo posti dopo che in varie occasioni esponenti politici e media hanno pronosticato una ripetizione di quella situazione anche alle prossime elezioni comunali. In questo senso abbiamo letto le indiscrezioni di stampa sull'esistenza di un documento " segreto " tra il candidato Dipiazza e politici vicini al senatore Camber. Su questo abbiamo pubblicato un post che oggi viene commentato da uno dei nostri collaboratori. (clicca )
L'intervento del nostro esperto
Confesso che
nell’analisi del voto delle elezioni comunali del 2011 fatta da FAQTrieste non
ho capito bene il senso della frase seguente (corredata dalla tabella corrispondente):
Se sommiamo i voti raccolti dai quattro
candidati sindaco del centrodestra non risulta alcun sorpasso al secondo turno
motivato dai numeri.
Ora, è vero, come
risulta dalla tabella, che nel secondo turno Cosolini ha preso più voti del
centrodestra nel suo insieme (max
raggiunto solo nel primo turno). Ma è altrettanto
vero che si possono osservare degli spostamenti significativi dell’elettorato.
Infatti il centro destra perde dal primo al secondo turno 9325 voti; mentre
Cosolini guadagna 11830 voti. E va ricordato che i voti del primo turno sono
riferiti a ‘tutte’ le liste collegate alla candidatura Cosolini, mentre al di
fuori dei due raggruppamenti principali ci stanno circa 17mila voti. Mentre dal
primo al secondo turno si registra circa un 8% complessivo di astensioni.
Solo se si assume che i
13mila voti in più a Cosolini dal primo al secondo turno vengano tutti dalle
liste terze, e che i 9mila elettori mancanti al centrodestra si siano tutti
astenuti, la frase sopra riportata ha senso. Ma è del tutto improbabile che le
cose siano andate così.
Così come è del tutto
improbabile che tutti di elettori di centrodestra in uscita abbiano votato
Cosolini, secondo la tesi che Cosolini avrebbe vinto grazie alle divisioni del
centrodestra che sarebbero confluiti su di lui.
Mancando analisi sui
flussi elettorali da un settore all’altro è rischioso fare ipotesi sulla
astensioni relative nelle varie aree, anche si si può pensare che l’astensione
sia minima nel centrosinistra e massima nelle liste terze.
Ma resta il fatto che
un distacco di circa 7mila voti al primo turno i condizioni, diciamo,
relativamente normali è difficilmente recuperabile. Infatti siccome nel bacino
terzo gli elettori sono abbastanza sventagliati su varie posizioni dello
spettro politico dalla destra alla sinistra, in presenza di un’astensione
abbastanza distribuita, è del tutto improbabile che la differenza netta
dell’afflusso dal bacino terzo a una delle due liste dia una differenza così
consistente da più che compensare il divario iniziale.
Salta agli occhi,
invece, il crollo interno del
centrodestra. Che perde più del doppio circa della percentuale di astensione
media. Evidentemente in mancanza di un candidato federatore che possa diventare
il riferimento comune di tutti gli elettori dell’area, sia quelli ‘diretti’ (che
hanno votato le liste di centrodestra ‘ufficiali’), che quelli ‘indiretti’ (dispersi
nel bacino terzo).
La
conclusione ‘politica’ si impone, in contrasto con quella ‘aritmetica’ della
frase inziale. E’ il crollo del centrodestra, crollo interno (cioè l’abbandono degli elettori del
candidato del campo) ed esterno (la minore attrattiva, data
l’assenza di un candidato ‘federatore’, verso gli elettori del bacino ‘terzo’) a costituire la base della vittoria molto
consistente - e quindi di grande significato politico - di Cosolini nel 2011.
Senza questa condizione o avrebbe perso, o avrebbe vinto di stretta misura .
E’ questa condizione
presente o assente nelle elezioni di quest’anno? Ah saperlo!
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