lunedì 21 marzo 2016

L'ARITMETICA E LA POLITICA - COSOLINI E IL CENTRODESTRA ALLE VECCHIE E ALLE NUOVE ELEZIONI COMUNALI

ARITMETICA

           &

         POLITICA

Alle precedenti elezioni comunali l'affermazione di Roberto Cosolini è stata possibile per le divisioni del centrodestra volutamente costruite dal " senatore Camber " ?

Questa è la domanda che ci siamo posti dopo che in varie occasioni esponenti politici e media hanno pronosticato una ripetizione di quella situazione anche alle prossime elezioni comunali. In questo senso abbiamo letto le indiscrezioni di stampa sull'esistenza di un documento " segreto " tra il candidato Dipiazza e politici vicini al senatore Camber. Su questo abbiamo pubblicato un post che oggi viene commentato da uno dei nostri collaboratori. (clicca )


L'intervento del nostro esperto

Confesso che nell’analisi del voto delle elezioni comunali del 2011 fatta da FAQTrieste non ho capito bene il senso della frase seguente (corredata dalla tabella corrispondente):



Se sommiamo i voti raccolti dai quattro candidati sindaco del centrodestra non risulta alcun sorpasso al secondo turno motivato dai numeri.



Ora, è vero, come risulta dalla tabella, che nel secondo turno Cosolini ha preso più voti del centrodestra nel suo insieme (max
raggiunto solo nel primo turno). Ma è altrettanto vero che si possono osservare degli spostamenti significativi dell’elettorato. Infatti il centro destra perde dal primo al secondo turno 9325 voti; mentre Cosolini guadagna 11830 voti. E va ricordato che i voti del primo turno sono riferiti a ‘tutte’ le liste collegate alla candidatura Cosolini, mentre al di fuori dei due raggruppamenti principali ci stanno circa 17mila voti. Mentre dal primo al secondo turno si registra circa un 8% complessivo di astensioni.
Solo se si assume che i 13mila voti in più a Cosolini dal primo al secondo turno vengano tutti dalle liste terze, e che i 9mila elettori mancanti al centrodestra si siano tutti astenuti, la frase sopra riportata ha senso. Ma è del tutto improbabile che le cose siano andate così.
Così come è del tutto improbabile che tutti di elettori di centrodestra in uscita abbiano votato Cosolini, secondo la tesi che Cosolini avrebbe vinto grazie alle divisioni del centrodestra che sarebbero confluiti su di lui.
Mancando analisi sui flussi elettorali da un settore all’altro è rischioso fare ipotesi sulla astensioni relative nelle varie aree, anche si si può pensare che l’astensione sia minima nel centrosinistra e massima nelle liste terze.
Ma resta il fatto che un distacco di circa 7mila voti al primo turno i condizioni, diciamo, relativamente normali è difficilmente recuperabile. Infatti siccome nel bacino terzo gli elettori sono abbastanza sventagliati su varie posizioni dello spettro politico dalla destra alla sinistra, in presenza di un’astensione abbastanza distribuita, è del tutto improbabile che la differenza netta dell’afflusso dal bacino terzo a una delle due liste dia una differenza così consistente da più che compensare il divario iniziale.
Salta agli occhi, invece, il crollo interno del centrodestra. Che perde più del doppio circa della percentuale di astensione media. Evidentemente in mancanza di un candidato federatore che possa diventare il riferimento comune di tutti gli elettori dell’area, sia quelli ‘diretti’ (che hanno votato le liste di centrodestra ‘ufficiali’), che quelli ‘indiretti’ (dispersi nel bacino terzo).
La conclusione ‘politica’ si impone, in contrasto con quella ‘aritmetica’ della frase inziale. E’ il crollo del centrodestra, crollo interno (cioè l’abbandono degli elettori del candidato del campo) ed esterno (la minore attrattiva, data l’assenza di un candidato ‘federatore’, verso gli elettori del bacino ‘terzo’) a costituire la base della vittoria molto consistente - e quindi di grande significato politico - di Cosolini nel 2011. Senza questa condizione o avrebbe perso, o avrebbe vinto di stretta  misura .

E’ questa condizione presente o assente nelle elezioni di quest’anno? Ah saperlo!

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