mercoledì
18 settembre 2013
LA
QUESTIONE DEL FUTURO DEL SETTORE
SIDERURGICO...e TRIESTE.
La situazione del gruppo ILVA e del gruppo LUCCHINI in particolare, hanno aperto una discussione molto accesa, i cui echi sono presenti anche nella nostra città in relazione alla vicenda ferriera e all'annunciato arrivo di ARVEDI a Servola.
La situazione del gruppo ILVA e del gruppo LUCCHINI in particolare, hanno aperto una discussione molto accesa, i cui echi sono presenti anche nella nostra città in relazione alla vicenda ferriera e all'annunciato arrivo di ARVEDI a Servola.
In particolare a Trieste
come a Taranto è saltato il rapporto tra attività industriale
siderurgica e tutela della salute pubblica e dei lavoratori. Cosi il
"fronte" che si oppone al proseguimento di attività
altamente inquinante viene accusato di "furia
antiindustrialista"...
![]() |
Waldi Catalano con Laureni ora assessore all'ambiente del Comune |
Forse sarebbe utile ricordare come sono
avvenuti i processi di privatizzazione della siderurgia pubblica,
imperniata sui grandi stabilimenti a ciclo integrale sul mare:
Cornigliano, Bagnoli, Taranto e Trieste.
Allora c'era in campo la
"furia antistatalista" e la corsa alla riduzione della
sovracapacità produttiva, con questo mix di "ideologia di
mercato" e di piccolo è bello...si chiuse Bagnoli dopo aver
fatto ingenti investimenti, il resto del settore venne spartito tra
il gruppo Riva (laminati piani) e il gruppo Lucchini (prodotti
lunghi).
Gli stabilimenti a ciclo integrale che producono ghisa e
acciaio partendo dai minerali, vennero cosi acquisiti da siderurgici
privati, la cui esperienza e formazione era legata alle mini
acciaierie e ai forni elettrici che rifondono il rottame, i risultati
iniziarono ben presto a farsi vedere, in particolare sotto l'aspetto
della tenuta ambientale.
A Trieste prima dell'arrivo di Lucchini, la
privatizzazione avvenne con l'arrivo di PITTINI, che presentò un
piano di riqualificazione impiantistica e diversificazione produttiva
con la realizzazione dell'acciaieria a valle dell'altoforno, il piano
industriale di Pittini ebbe l'apprezzamento delle forze sociali e
forse caso unico in Italia venne sottoposto a referendum dei
lavoratori, i quali lo approvarono con il 66 % dei voti.
Pittini realizzò gli impegni assunti, ma si trovò a sostenere una fase negativa, per altro ciclica del mercato, con la necessità di ricapitalizzare la società, indovinate chi era l'altro socio...era l'ILVA (Gambardella) per altro socio pubblico... cosi tanto per restare in tema di "politiche industriali"...l'Ilva mollò Pittini, e attraverso la legge Prodi si preparò l'arrivo del gruppo Lucchini (vicende della crisi o ci fù una regia?).
Primo obiettivo
della Lucchini fù eliminare quel poco che residuava della gestione
"storica" della ferriera e che Pittini aveva in parte
mantenuto, una sorta di "pulizia etnica gestionale", venne
disatteso l'impegno di realizzare un laminatoio previsto dal piano,
anzi ben presto venne chiusa l'acciaieria, il tutto con il timbro di
"piazza Scorcola" che ora addita la furia
antiindustrialista e al pericolo che Arvedi scappi.
Poi una gestione
centrata sulla ricerca ossessiva della riduzione dei costi fece il
resto, con il progressivo peggioramento impiantistico e ambientale e
che per altro non ha salvato il gruppo dal fallimento.
Questo per
dire che le contraddizioni aperte oggi, le pesanti lacerazioni nel
tessuto produttivo e sociale, hanno una radice diretta negli esiti
nefasti dei processi di privatizzazione dell'industria pubblica che è
stata svenduta a quello che qualcuno ha ben definito capitalismo
straccione. La vicenda ferriera ne è emblematica.
Trovato su :
http://waldycatalano.blogspot.it/
Se Arvedi lancia la spugna il futuro dell'Area potrebbe anche essere Portuale, ma bisogna credere veramente nelle enormi opportunità che le economie del mare sarebbero in grado di generare, perché i costi per la riconversione utilizzativa del Sito sarebbero certamente ingentissimi, ma i costi molto spesso non sono il solo problema in quanto quelli che potrebbero essere i potenziali investitori interessati all'operazione siano essi "Armatori o Terminalisti" esigono certezze Normative e sopratutto massima collaborazione da parte di tutti,Politici, Amministratori, e Cittadini.
RispondiEliminaI problemi si possono quindi anche risolvere, ma bisogna che tutti cerchino di non ostacolare o ritardare oltre misura "con strumentali ostruzioni o interminabili contenziosi e ricorsi" sia le bonifiche che la ralizzazione delle nuove opere Infrastrutturali.
http://sceltemancate.trieste.it