mercoledì 2 dicembre 2015

LA SICUREZZA NEL MEDITERRANEO E IN ITALIA

Si è svolta al 30 ottobre una conferenza sulla sicurezza nel Mediterraneo e l'Italia a cura dell' Istituto Affari Internazionali   vai al programma

che a noi interessa per la parte riguardante i traffici portuali che sono l'argomento della relazione del dott. Alessandro R. Ungaro che è ricercatore del Programma Sicurezza e Difesa dello stesso istituto.

Relazione che trovate cliccando qui









Traffici navali, portualità e logistica

Un Mediterraneo a 360 gradi e l’Italia

Non solo crisi, minacce e instabilità - come troppo spesso siamo ormai abituati a sentire - ma anche grandi opportunità economiche, commerciali e infrastrutturali per l’Italia. È un
Mediterraneo a 360 gradi quello che verrà discusso il prossimo 30 novembrea Roma durante una conferenza IAI, la quale tratterà in maniera olistica il concetto di sicurezza nella regione mediterranea, declinandola nei suoi principali aspetti politici, economici, energetici, migratori e militari.

Un’analisi che cerca altresì di fotografare una realtà - quella dei porti e della logistica italiana - alla ricerca di un nuovo vantaggio competitivo all’interno della regione, a fronte di nuove direttrici di sviluppo navali, commerciali e infrastrutturali.



Il Mediterraneo punto nevralgico per i commerci e l’economia internazionali
Nonostante l’instabile contesto politico regionale, il Mediterraneo rappresenta ancora un punto nevralgico per i commerci e l’economia internazionali. Vi transita il 19%-20% del traffico marittimo mondiale (nel 2005 era il 15%). In questo bacino passa il 30% del petrolio mondiale e circa i 2/3 delle altre risorse energetiche destinate all’Italia e ai Paesi europei.

Se dalle merci si passa ai passeggeri, nel 2014 sono transitati dai porti del Mediterraneo circa 26 milioni di crocieristi, grazie alla presenza di 152 navi e l’offerta di 2.615 itinerari: è la seconda destinazione al mondo dopo i Caraibi.

Pertanto, la regione a sud del Mediterraneo rimane cruciale per l’Italia non solo in termini di performance commerciali - di prodotti energetici e non - ma anche per una potenziale crescita economica ed occupazionale della regione del Mezzogiorno, quella più direttamente coinvolta e interessata ad accrescere il suo ruolo nella partita.

L’interscambio dell’Italia con la sola area mediterranea è cresciuto del 64,4% tra il 2001 al 2013, passando da 33,3 a 54,8 miliardi di euro. Il fatto che tale interscambio si svolga per il 75% via mare dimostra ulteriormente quanto siano fondamentali i traffici marittimi per un Paese come l’Italia e, più in generale, quanto sia fondamentale il sistema marittimo per l’economia nazionale.

Ad esempio, il solo segmento della cantieristica occupa un ruolo di primo piano: esso si posiziona ai primi posti tra le imprese della cosiddetta “economia del mare”, con circa 27 mila attività imprenditoriali, il 64,2% delle quali localizzate nei comuni costieri, che incidono per il 15,2% sul totale delle imprese del settore.

Nel suo complesso, la filiera della cantieristica è capace di generare un effetto moltiplicatore pari a 2,4 euro sul resto dell’economia: a fronte di 7,2 miliardi di euro prodotti nel 2014 ne sono stati attivati 17,4 derivanti in primo luogo da attività legate alla metallurgia, alla ricerca e sviluppo, ecc.

Portualità e logistica mediterranea: nuovi trend di sviluppo
Il potenziamento logistico e infrastrutturale dei porti dei Paesi della sponda sud ha contribuito a cambiare il panorama dell’economia marittima mediterranea europea e internazionale. Lo sviluppo dei terminali di transhipment in Egitto e Marocco ha permesso a questi Paesi di entrare nel mercato della gestione del traffico di container.


Ciò, da una parte, ha certamente generato nuove opportunità per molti Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo (tra cui l’Italia) ma, d’altra, i nuovi hub mediterranei si sono affermati come alternativa ai porti europei, proprio per le caratteristiche logistiche (e non solo) che meglio si adattano alle esigenze dell’odierno commercio marittimo.
I porti della sponda sud del Mediterraneo tra il 2005 e il 2013 hanno aumentato la propria quota di mercato, passando dal 18% al 27%, a discapito dei porti italiani di Gioia Tauro, Cagliari e Taranto che sono passati complessivamente dal 28% al 16%.

Nello stesso periodo i due hub del Pireo e di Malta hanno incrementato la loro quota di mercato dal 17% al 23%, mentre due nuovi concorrenti si sono affacciati nel panorama mediterraneo: Tanger Med in Marocco (da 0 a 10% tra il 2005 e il 2013) e Port Said in Egitto (da 10 a 14%).

A queste tendenze si aggiungono necessariamente l’ampliamento del Canale di Suez e le prospettive di crescita di quei Paesi che si trovano lungo la direttrice Mediterraneo-Golfo, quali Egitto, Israele ed Emirati Arabi, fino a includere anche l’Iran alla luce del raggiunto accordo sul nucleare e la progressiva rimozione delle regime sanzionatorio.
Il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica (Psnpl)
Ed è in questo contesto in piena evoluzione che si inquadra il recente Piano strategico nazionale della portualità e della logistica (Psnpl). Esso cerca di colmare quei gap organizzativi, burocratici e funzionali - che impediscono all’impianto portuale e logistico italiano nel suo complesso di esprimere pienamente le proprie qualità di asset strategico per il tutto sistema-Paese.

E proprio di “sistema” che l’Italia deve necessariamente dotarsi per “garantire un rilancio del settore portuale e logistico massimizzando sia il valore aggiunto che il ‘Sistema Mare’ può garantire in termini puramente quantitativi di aumento dei traffici sia affinché il ‘Sistema Mare’ arrivi ad esplicare tutto il suo potenziale nella creazione di nuovo valore aggiunto in termini economici ed occupazionali per l’intero Paese.


Alessandro R. Ungaro è ricercatore del Programma Sicurezza e Difesa dello Istituto Affari Internazionali 



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