Vi ricordate il comitato dei quindici esperti ? Dopo c'era stato il tavolo dei sei che si era riunito in tre ? Vediamo lo stato dell'arte della cosiddetta riforma dei porti attraverso gli articoli della GAZZETTA MARITTIMA e di Trasporto Europa nel post precedente
Ecco il Delrio-pensiero sulla riforma: meno ai
containers e
più fondi al sud
6 maggio 2015
Il principio dei “sistemi logistici” concentrati, le risorse
sempre più ridotte da concentrare e i commissariamenti delle Autorità in
scadenza- Le polemiche a Livorno sulla piattaforma Europa
ROMA – Viste dal Potere – e mai come in questo periodo Roma
è Caput Mundi se non per la capacità decisionale almeno per le ambizioni
d’esserlo – le sorti della riforma della riforma portuale stanno annodandosi
intorno a una serie di principi, tutti legittimi ma in gran parte di rottura.
Il primo principio: il ministro Delrio va rivendicando – con
garbo tutto renziano, se si può usare un eufemismo – una propria “autonomia di
pensiero” rispetto al lavoro fatto svolgere dal suo predecessore Lupi alla
famosa (e ormai disinnescata) “commissione dei 15 saggi”.
Ed ha rimesso a bollire la minestra affidandola ai suoi
“saggi”: che si scoprirebbe sarebbero in gran parte giovani teste d’uovo
prettamente orientate al meridionalismo, con il pallino che la missione del
governo attuale dev’essere quella di rivalutare le strutture del sud, anche sul
piano portuale. Pare che sia anche l’idea del Grande Capo, quindi da
istituzionalizzare.
Il secondo principio: ovviamente è tutto da verificare,
perchè i giudizi sono sulla base delle impressioni. Ma tra queste avanzano con
crescente attendibilità quelle secondo le quali il ministro e i suoi
considererebbero eccessiva l’importanza attribuita fino ad oggi i traffici dei
contenitori – e quindi alla programmazione di forti investimenti pubblici in
questo campo – rispetto a quella di altri tipi di traffici, a cominciare dal
ro/ro (Autostrade del mare). Da qui si comprenderebbe anche meglio perché
questa improvvisa vocazione per il sud, che sul piano della portualità potrebbe
diventare la testa di ponte dei traffici europei una volta che il Maghreb
superasse l’attuale caos e diventasse – come ipotizzano i grandi economisti –
la nuova Cina della crescita.
Terzo principio: che non ci siano risorse pubbliche su cui
scialare è evidente, dunque gli investimenti – i pochi possibili, che
avanzerebbero dalla priorità assegnata a ferrovie e raccordi superstradali –
dovranno venire in particolare dall’oculato utilizzo di quelli UE, sulla base
della pianificazione europea. Vuol dire che tornerebbe a valere il principio
della forte concentrazione dei porti in “sistemi” specializzati, con una
Agenzia nazionale (o se volete una Super-Authority) che dovrebbe gestire da
Roma la politica portuale anche nei singoli “sistemi”, lasciando alle Autorità
portuali superstiti (poche: da decidere quanto poche davvero) l’esecuzione
delle direttive dal centro, con presidenti trasformati pressochè in proconsoli.
Il tutto, in ogni caso, “congelato” nelle grandi scelte fino
a settembre, quando – passata la bufera delle elezioni regionali e resettato il
sistema parlamentare come chiede Renzi – si potrà dare il via al DPT di matrice
Delrio. Nel frattempo, aumenteranno i porti commissariati alla normale scadenza
degli attuali presidenti: gli ultimi due sono Napoli e Gioia Tauro, sui quali
si è tagliata la testa al toro (e alle tante pressioni politiche per questo o
quello) affidandosi a due ufficiali delle capitanerie, il contrammiraglio
Antonio Basile (Napoli) e il capitano di fregata Davide Barbagiovanni Manciullo
(Gioia Tauro).
Nel cambio della guardia a Gioia Tauro, il presidente
uscente ingegner Giovanni Grimaldi ha voluto indirizzare il seguente saluto:
“Desidero anzitutto augurare buon lavoro al nuovo commissario, ma vorrei anche
ringraziare i dirigenti, i quadri e tutti i dipendenti dell’Autorità Portuale
per l’apporto professionale offerto all’ente, che si è rivelato essenziale per
lo svolgimento, negli anni, dell’attività tecnico – amministrativa” – ha
scritto Giovanni Grimaldi, che ha guidato l’Autorità portuale di Gioia Tauro
dal 2006 – “Desidero evidenziare inoltre che lascio un Ente in ottima salute.
Dal 2006 ad oggi tutti i bilanci sono stati approvati dai competenti Ministeri
senza osservazioni e sempre in attivo”.
Resta da capire se il ricorso agli ufficiali di Capitaneria
sia il nuovo metodo Delrio per distinguersi da quello di Lupi. E se quindi il
principio varrà anche per altri porti, da Taranto che ha i suoi guai a Livorno
dove a fine mese scade anche la proroga del presidente Gallanti, marcato
stretto da una martellante campagna dei Cinque Stelle” e della loro candidata
Nicoletta Batini, in questi giorni straripante sui media (con tanto di minacce
di querele da parte di Gallanti e dei suoi in tema di piattaforma Europa). La
scadenza di Livorno è quasi in contemporanea con analoghe scadenze a
Civitavecchia (dove il Comune ha riaperto il bando per la designazione della
sua “terna”, annullando quella che tra l’altro avrebbe puntato anche sul nome del
comandante De Falco, “eroe” della Concordia) e a Genova per le note vicende.
Ovviamente, in attesa di linee ufficiali e precise, si
avanzano ipotesi su tutto e il contrario di tutto. L’eventuale commissariamento
di Livorno con il comandante del porto, contrammiraglio Arturo Faraone fa parte
delle più recenti ipotesi. Ma qualcuno sottolinea che Faraone rimarrà solo
pochi mesi a Livorno perchè è già in lista di promozione e di trasferimento al
comando di Napoli. Opportuno dunque un commissario già con un piede altrove?
Ancora: ad autunno va in pensione anche il comandante generale delle
Capitanerie ammiraglio di squadra ispettore capo Felicio Angrisano, che sarà
quasi certamente sostituito dal parigrado ammiraglio Melone. E conoscendo
Angrisano, è difficile che non venga utilizzato per qualche porto dove c’è
troppa riffa di candidati, per segnare una discontinuità con la partitocrazia
che in questi tempi si agita anche all’eccesso.
A cercare il bandolo della matassa con dichiarazioni
ufficiali a livello di governo, è come votarsi a farsi raccontare favole. Del
resto, non è mai tramontato (e difficilmente tramonterà) il celebre aforisma
del grande Pajetta: “Tra i principi in cui credo e la verità, scelgo sempre i
princìpi”.
Antonio Fulvi
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