Rilanciamo le domande che Gabrio Dilissano ha posto con
una lettera pubblicata da IL PICCOLO il
14 agosto 2014.
Non lasciamole cadere !
LA GESTIONE DEL PORTO
E I SILENZI DEL PARTITO DEMOCRATICO
Alcuni mesi fa avevo scritto
una lettera alle Segnalazioni riguardo le critiche mosse da Rosato all'allora
presidente dell'Apt Boniciolli, critiche
che determinarono la mancata riconferma con il ritorno della Monassi. Mi sarei
aspettato una risposta. Silenzio.
In compenso leggo spesso di interviste e di interventi al
parlamento di Rosato e Russo sulla gestione Apt. Più volte quali iscritti al Pd
del porto avevamo chiesto, prima e dopo l'elezione di Cosolini, incontri ai
segretari del partito per spiegare la situazione portuale da parte di chi ha
vissuto, e vive tuttora anche politicamente, quel mondo. Silenzio.
Era stato chiesto anche di creare un gruppo di lavoro,
anche con persone non legate politicamente, per dare una linea alternativa alla
gestione portuale. Silenzio
E
non solo, all'inizio dell'era Cosolini, in comitato portuale, in rappresentanza
del sindaco, veniva mandato Omero del tutto digiuno di cose portuali. Tempo
perso
Non
voglio assolutamente entrare nel merito delle scelte fatte dalla Monassi: io
contesto chi doveva intervenire politicamente e non l'ha fatto! Renzi (Pd),
Serrachiani (Pd), Cosolini (Pd): e il ministro Lupi ferma tutti? Perché?
Incapacità, non volontà, ricerca di compromessi? Non so.
L'ultima notizia: Gurrieri è tornato ma non era andato
via perché vicino (?) a Boniciolli? O magari è il compromesso per diventare
futuro presidente? I candidati alla presidenza ci sono: per me in regione uno
solo. E il Pd deve portare avanti la linea di persone esperte in logistica, non
legate politicamente al partito: anche questo sarebbe un ulteriore segno di
rinnovamento richiesto da tutti. Basta predicatori: la base esiste e deve
essere ascoltata! Non basta.
Sul Piccolo il segretario della Cgil Belci parla di
contatti Apt-Curia. Non è sicuramente una novità: da tempo si mormora in città
che esista un unico ufficio stampa per Apt,Curia, Camera di commercio,
Telequattro e magari Parovel. Vox populi vox dei?
In poche parole sarà vero? E il Pd non sa niente? Sempre
silenzio.
Un’ultima cosa.
Anni fa (sembrano secoli) in porto si
accomunava la Cgil al Pci: era un po' vero visto che la gente era sempre
quella, ma i lavoratori venivano difesi . E adesso dov'è finito il sindacato
(un tempo maggioritario in porto) con i suoi segretari? Non esiste più? Non si
tutelano neanche i lavoratori che hanno subito incidenti sul lavoro?
Gabrio
Dilissano
Lunedì 18 agosto
IL PICCOLO ha pubblicato un intervento della segretaria regionale del Partito
Democratico Antonella Grim che per gli argomenti, la posizione sulle pagine del
giornale e i tempi di pubblicazione potrebbe sembrare una risposta proprio alle
questioni PERTINENTI poste da Gabrio Dilissano. Se voleva essere una risposta ( ? ) a
noi sembra ancora insufficiente e piena di luoghi comuni ma per il momento ve la
segnaliamo aspettando di sapere se il sig. Dilissano è insoddisfatto come lo
siamo noi.
Giudicate voi. Ecco il testo :
L’INTERVENTO DI ANTONELLA GRIM
Il porto vittima dei silenzi e di colpi di scena agostani
Di questa estate 2014 ricorderemo qualche bizzarria, e
non solo meteorologica. Una in particolare riguarda il Porto di Trieste, il cui
presente, e futuro, meriterebbero spazi di ragionamento ampi, limpidi, sereni,
e non certo di finire stritolati tra improbabili colpi di scena agostani e il
solito chiacchiericcio estivo.
Di recente l'Autorità portuale ha deciso di
mettersi alla ricerca di un nuovo segretario generale. Proprio ora, in agosto,
e a pochi mesi dalla scadenza del mandato della presidente Marina Monassi. Si
tratta di una scelta a dir poco curiosa, ma che non deve distogliere la nostra
attenzione dal protagonista, vero, della discussione: il porto, quello nuovo e
quello “vecchio”, che devono tornare a essere gli assi portanti dello sviluppo
economico, occupazionale e anche turistico di Trieste.
Un porto che dovrebbe
continuamente dialogare con la città e le sue istituzioni che la governano, con
l'ambito regionale, lo scalo di Monfalcone, l'approdo di Porto Nogaro, e
proporsi con forza quale porto leader dell'Alto Adriatico e all'Europa quale
scalo di riferimento per l'asse adriatico-baltico. E invece stiamo assistendo,
ancora una volta, a una difficile gestione di rapporti con le istituzioni
locali e a tentennamenti e silenzi su alcune scelte strategiche. Sono fattori
che non hanno di certo aiutato il porto di Trieste a rimettersi al traino
dell'economia cittadina, come invece sarebbe necessario e doveroso.
E non mi
soffermo poi su Porto Vecchio, che potrebbe diventare uno straordinario motore
di sviluppo per Trieste, ma il cui stato di abbandono e desolazione parlano da
soli. Anche in questo caso, tra atteggiamenti ostruzionistici e opinabili bandi
"spezzatino", non si sono create le condizioni per il cambio di
passo, mentre chiunque venga in visita nella nostra città fa davvero fatica a
capire le regioni di tale immobilismo e incapacità di costruire un progetto di
sviluppo alternativo alla portualità, che va sviluppata definitivamente in
Porto nuovo; progetto di sviluppo coeso e integrato con la città e al servizio
dello sviluppo della città stessa.
Il Porto di Trieste è l'asset principale che
Trieste ha a disposizione per avviare un concreto e serio percorso di crescita,
e per recuperare una centralità persa ormai da troppo tempo.
Ora ha davanti a sé
una grande occasione, offerta dalla riforma della portualità italiana. Il
governo Renzi , infatti, sta lavorando a un progetto di riordino delle
Authority che parte dalla proposta di legge presentata alcuni mesi fa da due
esponenti democratici, la presidente Debora Serracchiani, vicesegretaria
nazionale del Partito democratico, e Marco Filippi, capogruppo della
commissione Trasporti del Senato.
Si tratta di un progetto serio e innovativo,
che valorizza Trieste e dà al nostro scalo un ruolo centrale: sarà uno dei 15
porti italiani strategici a livello nazionale ed europeo. Il progetto riduce il
numero delle Autorità portuali, crea integrazioni, reti e sinergie tra gli
scali, oltre a nuove forme di coordinamento tra portualità e logistica. Lo
scalo triestino ha quindi una grande occasione, che va colta, così come va
sfruttata ogni opportunità di potenziamento delle infrastrutture logistiche e
di trasporto ferroviario a esso connesse, indispensabili a competere con i
grandi porti del Nord Europa.
Bisognerebbe aumentare l'attività di marketing
strategico verso il nostro hinterland commerciale di riferimento e utilizzare
gli strumenti di programmazione dello sviluppo contenuti nel piano regolatore,
già approvato dal Comitato portuale. Il porto della nostra città dovrebbe
tornare a essere il catalizzatore di energie, progetti, risorse e ragionamenti
corali, all'interno di una visione finalmente moderna e coraggiosa di
territorio regionale integrato. Parliamo di questo, anche in agosto.
Concentriamoci su questo e sulla grande partita che la nostra città e la nostra
regione devono giocarsi attraverso il Porto di Trieste, che tra pochi mesi,
auspicabilmente, aprirà una nuova pagina della sua storia.
* segretaria
regionale del Partito Democratico del Friuli Venezia Giulia
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