mercoledì 20 agosto 2014

DOMANDE imPERTINENTI SUL PORTO E SUL PARTITO DEMOCRATICO



Rilanciamo le domande che Gabrio Dilissano ha posto con una lettera pubblicata da IL PICCOLO  il 14 agosto 2014.


Non lasciamole cadere !



LA GESTIONE DEL PORTO
E I SILENZI DEL PARTITO DEMOCRATICO


Alcuni mesi fa avevo scritto una lettera alle Segnalazioni riguardo le critiche mosse da Rosato all'allora presidente dell'Apt  Boniciolli, critiche che determinarono la mancata riconferma con il ritorno della Monassi. Mi sarei aspettato una risposta. Silenzio.

In compenso leggo spesso di interviste e di interventi al parlamento di Rosato e Russo sulla gestione Apt. Più volte quali iscritti al Pd del porto avevamo chiesto, prima e dopo l'elezione di Cosolini, incontri ai segretari del partito per spiegare la situazione portuale da parte di chi ha vissuto, e vive tuttora anche politicamente, quel mondo. Silenzio.

Era stato chiesto anche di creare un gruppo di lavoro, anche con persone non legate politicamente, per dare una linea alternativa alla gestione portuale. Silenzio
E non solo, all'inizio dell'era Cosolini, in comitato portuale, in rappresentanza del sindaco, veniva mandato Omero del tutto digiuno di cose portuali. Tempo perso

Non voglio assolutamente entrare nel merito delle scelte fatte dalla Monassi: io contesto chi doveva intervenire politicamente e non l'ha fatto! Renzi (Pd), Serrachiani (Pd), Cosolini (Pd): e il ministro Lupi ferma tutti? Perché? Incapacità, non volontà, ricerca di compromessi? Non so.

L'ultima notizia: Gurrieri è tornato ma non era andato via perché vicino (?) a Boniciolli? O magari è il compromesso per diventare futuro presidente? I candidati alla presidenza ci sono: per me in regione uno solo. E il Pd deve portare avanti la linea di persone esperte in logistica, non legate politicamente al partito: anche questo sarebbe un ulteriore segno di rinnovamento richiesto da tutti. Basta predicatori: la base esiste e deve essere ascoltata! Non basta.


Sul Piccolo il segretario della Cgil Belci parla di contatti Apt-Curia. Non è sicuramente una novità: da tempo si mormora in città che esista un unico ufficio stampa per Apt,Curia, Camera di commercio, Telequattro e magari Parovel. Vox populi vox dei?
In poche parole sarà vero? E il Pd non sa niente? Sempre silenzio.

Un’ultima cosa.
Anni fa (sembrano secoli) in porto si accomunava la Cgil al Pci: era un po' vero visto che la gente era sempre quella, ma i lavoratori venivano difesi . E adesso dov'è finito il sindacato (un tempo maggioritario in porto) con i suoi segretari? Non esiste più? Non si tutelano neanche i lavoratori che hanno subito incidenti sul lavoro?

Gabrio Dilissano


Lunedì 18 agosto IL PICCOLO ha pubblicato un intervento della segretaria regionale del Partito Democratico Antonella Grim che per gli argomenti, la posizione sulle pagine del giornale e i tempi di pubblicazione potrebbe sembrare una risposta proprio alle questioni PERTINENTI poste da Gabrio Dilissano. Se voleva essere una risposta ( ? ) a noi sembra ancora insufficiente e piena di luoghi comuni ma per il momento ve la segnaliamo aspettando di sapere se il sig. Dilissano è insoddisfatto come lo siamo noi.

Giudicate voi. Ecco il testo :

L’INTERVENTO DI ANTONELLA GRIM

Il porto vittima dei silenzi e di colpi di scena agostani



Di questa estate 2014 ricorderemo qualche bizzarria, e non solo meteorologica. Una in particolare riguarda il Porto di Trieste, il cui presente, e futuro, meriterebbero spazi di ragionamento ampi, limpidi, sereni, e non certo di finire stritolati tra improbabili colpi di scena agostani e il solito chiacchiericcio estivo. 

Di recente l'Autorità portuale ha deciso di mettersi alla ricerca di un nuovo segretario generale. Proprio ora, in agosto, e a pochi mesi dalla scadenza del mandato della presidente Marina Monassi. Si tratta di una scelta a dir poco curiosa, ma che non deve distogliere la nostra attenzione dal protagonista, vero, della discussione: il porto, quello nuovo e quello “vecchio”, che devono tornare a essere gli assi portanti dello sviluppo economico, occupazionale e anche turistico di Trieste. 

Un porto che dovrebbe continuamente dialogare con la città e le sue istituzioni che la governano, con l'ambito regionale, lo scalo di Monfalcone, l'approdo di Porto Nogaro, e proporsi con forza quale porto leader dell'Alto Adriatico e all'Europa quale scalo di riferimento per l'asse adriatico-baltico. E invece stiamo assistendo, ancora una volta, a una difficile gestione di rapporti con le istituzioni locali e a tentennamenti e silenzi su alcune scelte strategiche. Sono fattori che non hanno di certo aiutato il porto di Trieste a rimettersi al traino dell'economia cittadina, come invece sarebbe necessario e doveroso. 

E non mi soffermo poi su Porto Vecchio, che potrebbe diventare uno straordinario motore di sviluppo per Trieste, ma il cui stato di abbandono e desolazione parlano da soli. Anche in questo caso, tra atteggiamenti ostruzionistici e opinabili bandi "spezzatino", non si sono create le condizioni per il cambio di passo, mentre chiunque venga in visita nella nostra città fa davvero fatica a capire le regioni di tale immobilismo e incapacità di costruire un progetto di sviluppo alternativo alla portualità, che va sviluppata definitivamente in Porto nuovo; progetto di sviluppo coeso e integrato con la città e al servizio dello sviluppo della città stessa. 

Il Porto di Trieste è l'asset principale che Trieste ha a disposizione per avviare un concreto e serio percorso di crescita, e per recuperare una centralità persa ormai da troppo tempo. 

Ora ha davanti a sé una grande occasione, offerta dalla riforma della portualità italiana. Il governo Renzi , infatti, sta lavorando a un progetto di riordino delle Authority che parte dalla proposta di legge presentata alcuni mesi fa da due esponenti democratici, la presidente Debora Serracchiani, vicesegretaria nazionale del Partito democratico, e Marco Filippi, capogruppo della commissione Trasporti del Senato. 

Si tratta di un progetto serio e innovativo, che valorizza Trieste e dà al nostro scalo un ruolo centrale: sarà uno dei 15 porti italiani strategici a livello nazionale ed europeo. Il progetto riduce il numero delle Autorità portuali, crea integrazioni, reti e sinergie tra gli scali, oltre a nuove forme di coordinamento tra portualità e logistica. Lo scalo triestino ha quindi una grande occasione, che va colta, così come va sfruttata ogni opportunità di potenziamento delle infrastrutture logistiche e di trasporto ferroviario a esso connesse, indispensabili a competere con i grandi porti del Nord Europa. 

Bisognerebbe aumentare l'attività di marketing strategico verso il nostro hinterland commerciale di riferimento e utilizzare gli strumenti di programmazione dello sviluppo contenuti nel piano regolatore, già approvato dal Comitato portuale. Il porto della nostra città dovrebbe tornare a essere il catalizzatore di energie, progetti, risorse e ragionamenti corali, all'interno di una visione finalmente moderna e coraggiosa di territorio regionale integrato. Parliamo di questo, anche in agosto. 

Concentriamoci su questo e sulla grande partita che la nostra città e la nostra regione devono giocarsi attraverso il Porto di Trieste, che tra pochi mesi, auspicabilmente, aprirà una nuova pagina della sua storia.

 * segretaria regionale del Partito Democratico del Friuli Venezia Giulia

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