Nei giorni scorsi con un comunicato il Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste ha illustrato la questione Ferriera dal loro punto di osservazione. Prima di raccogliere i pareri sindacali sulla votazione conclusa può essere utile affrontare l'argomento da un punto di vista originale rispetto al dibattito lavoro-ambiente-salute che ha accompagnato tutti questi anni.
Di seguito il comunicato CLPT:
Il
COORDINAMENTO LAVORATORI PORTUALI TRIESTE esprime la sua più completa
solidarietà ai lavoratori della Ferriera e alle rispettive famiglie ed è al
loro fianco in questo delicato momento in cui le trattative per la
trasformazione dell’impianto siderurgico in piattaforma logistica, vedono
seduti al tavolo di trattativa il MES e le organizzazioni sindacali.
Il
CLPT esprime seri dubbi per la la vaghezza degli impegni assunti da Arvedi e dalle
istituzioni per assicurare la continuità del posto di lavoro dei dipendenti e
per l’ennesimo ricorso a soldi pubblici a favore dell’azienda.
Il
CLPT fa presente - per l’ennesima volta - che l’applicazione di quanto previsto
dall’Allegato VIII° del Trattato di Pace di Parigi del 1947 rappresenta l’unica
opportunità reale non solo per la tutela dei posti di lavoro attuali, ma anche
per il loro ulteriore incremento.
Il
Porto Franco Internazionale di Trieste, in cui ricade anche la Ferriera, è
infatti territorio extradoganale, anche se il Governo italiano non ha finora
voluto applicare tale prescrizione dell’Allegato VIII°, peraltro accolta nella stessa
legislazione italiana.
Questa
opportunità, prevista da ultimo dal D.lgs. del 13 luglio 2017 sull’Organizzazione
amministrativa per la gestione dei punti franchi compresi nel porto franco di
Trieste con l’affidamento della loro gestione all’Autorità di Sistema Portuale
di Trieste e al suo Presidente, renderebbe possibile, grazie all’allargamento
dei punti franchi stessi su tutta la zona industriale, la salvaguardia dei
posti di lavoro e la possibilità di ricollocamento e riqualificazione di tutto
il personale oggi considerato in esubero per la dismissione dell’area a caldo
della Ferriera.
Non
solo, ma l’allargamento dei Punti Franchi su tutta la zona industriale porterebbe
sicuramente l’insediamento di nuovi investitori e di nuovi impianti industriali,
con la creazione di nuovi posti di lavoro, che andrebbero a ricostituire il tessuto
industriale e sociale triestino (grazie anche al sistema fiscale agevolato previsto
dall’Allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947) che invece, con le politiche
di governo odierne, si vede messo in ginocchio e vede ogni giorno la nuova
chiusura di strutture industriali del nostro territorio.
Il
CLPT esprime il proprio sconcerto per il fatto che tale opportunità sia stata
finora apertamente sostenuta solo ed esclusivamente dai lavoratori portuali,
mentre imprenditori, aziende e politici locali (con rarissime e perciò tanto
più apprezzabili eccezioni) hanno fino ad oggi taciuto ignorandola e
insabbiandola completamente.
Evidentemente,
come sempre, sono i lavoratori gli unici ad avere a cuore veramente il destino
della città, la cui grande maggioranza è composta da gente come noi, che vive
del suo lavoro. Come i lavoratori della Ferriera, dei quali siamo a fianco
nella lotta per garantirsi un futuro di lavoro e dignità.
Trieste,
9 gennaio 2020
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